Pievepelago Quando gli orsi vivevano sull'Appennino!

PIEVEPELAGO — La sezione modenese del Club Alpino Italiano ha avviato un interessante corso su com'è sta cambiando la nostra montagna, con particolare riferimento alla fauna selvatica dell'Appennino modenese. Ogni martedì sino al 23 novembre verranno illustrati i cambiamenti della fauna nel corso degli ultimi 50 anni, mettendo in evidenza gli animali in via di estinzione. La prima lezione ha trattato di caprioli, daini, cervi e cinghiali, mentre il prossimo martedì si parlerà di predatori estinti (orso) e presenti (volpe ecc.), il 16 novembre toccherà alla piccola fauna (ricci, scoiattoli, donnole, ramarro) e il 23 novembre agli uccelli. Uno degli aspetti meno conosciuti è la presenza sul nostro Appennino degli orsi, quattro secoli fa, sui monti di Fanano, Fiumalbo e del Reggiano. Che ci fossero, né è prova il “canone d'affitto” di un orso, che gli abitanti di Soraggio nel 1451 dovevano pagare alla Camera Ducale, che li destinava alla corte ferrarese per spettacoli circensi. Da qui il detto, ancora conosciuto in Appennino, di “Menare l'orso a Modena”, per significare il pagamento di un difficoltoso pedaggio. Nel 1574 questi orsi dovevano già scarseggiare in Appennino, quando il Duca di Modena scrisse al Governatore di Sestola se fosse possibile organizzare una battuta di caccia nei boschi del Frignano. Il Governatore rispose infatti “Vero è che alcuna volta vi è passato l'orso dai boschi di Monteacuto su quel di Fanano et di Castione lucchese nel Pelago e nella Abbazia (Frassinoro)… Credesi che nel bosco contuiguo a quello di San pellegrino se ne potrebbe trovare… Alcuni uomini di Fiumalbo hanno veduto l'orso et in quel di Fanano si sono veduti alcuni lupi cervieri...” Di certo, si sa che l'ultimo orso nei territori estensi fu ucciso nel 1679, come risulta da una ricerca di Alessandro Marchiorri per Il Club Alpino e dallo studio “Gli orsi nel Frignano” di Venceslao Santi. Al giorno d'oggi di questa presenza restano alcuni toponimi come Monte Orsaro, Pianorso, Sassorso e Vallorsara, testimoni di un passato con questi plantigradi padroni delle cime più impervie del nostro Appennino.

Giuliano Pasquesi

Il Resto del Carlino 5 novembre 1999