Neve in Alpago
di Andrea Gasparotto
Sabato ore 6.40: la giornata inizia con 15 minuti di attesa al freddo perché Mauro non ha sentito la sveglia e arriva in ritardo. Finalmente si parte e si imbocca l’ autostrada in direzione Lago di S. Croce e poi Alpago (Belluno). Sosta caffè alla sella di Fadalto, uno sguardo alle cime che non sembrano innevatissime, la giornata si preannuncia stupenda in barba ad alcune previsioni non proprio confortanti.
Oltrepassiamo Chies d’Alpago e ci dirigiamo su stradina già parzialmente innevata verso Casera Pal (1054 m) dove parcheggiamo trovando un’ altra decina di macchine di scialpinisti intenti a preparativi di partenza. Aria fredda e tersa, l’ innevamento qui sembra buono, solo i ghiaioni sopra di noi rivolti a sud sono senza neve; ci prepariamo e partiamo sci ai piedi sulla forestale che sale verso la Val Salatis.
Presto prendiamo una traccia che sale rapidamente nel bosco di faggi ben innevato e taglia alcuni tornanti della stradina, che poi riprendiamo più in alto; ora la strada percorre il fondo della stretta valle che man mano si apre e, ad una svolta a destra, ci mostra uno splendido scorcio verso la testata chiusa da una corona di cime innevate, è incredibile pensare che siamo a poca distanza dalla pianura veneta in un simile ambiente invernale degno della più alta vallata alpina. La stradina termina alla Casera Pian di Stele, 1420 m, dove numerose tracce sbucano dal bosco in corrispondenza dei diversi itinerari che qui si congiungono, provenienti da diverse cime e da tutte le esposizioni. Noi seguiamo il fondo della valle verso sinistra, innalzandoci prima tra radi mughi, per giungere poi alla base di ampi pendii esposti a sud, già abbondantemente valangati.
Saliamo ora su buone pendenze su neve compatta e trasformata, man mano che ci si alza il panorama si apre sulle cime del versante nord della valle, innevate splendidamente, dove si notano numerose le scie degli scialpinisti impegnati sui vari percorsi. Il fiato e le gambe rispondono abbastanza bene, il sole scalda abbastanza e si sale in maglietta, la neve sembra ottima per la discesa. A quota 1700 m circa il pendio si restringe e dà accesso a un ripido canale che si insinua tra le rocce. Sosta rifocillatrice, Fabio e Mauro ne hanno abbastanza e si fermano qui, io e Paolo sci sullo zaino e su sbuffando sotto il peso notevole per il ripido pendio (40°) che però è già ben scalinato e consente una progressione abbastanza rapida e sicura.
Il canale termina su di un aerea forcellina, gli ultimi cinquanta metri sono una sofferenza perché affondiamo nella neve accumulata dal vento fino al ginocchio; finalmente sbuco in forcella, sotto di me si apre un panorama spettacolare sul versante nord che precipita in ripidi valloni (uno è anche percorribile con gli sci) per 1600 m verso il verde smeraldo del lago di Barcis, una gemma incastonata nella neve presente fino al fondovalle. Lasciati gli sci, un po’ di dry-tooling con la picca su una corta paretina di misto rocce erba e neve e siamo sulla cima, un’ esile crestina nevosa circondata da appicchi rocciosi. Nonostante la quota relativamente modesta (2100 m) il panorama è stupendo e circolare, si spazia dalle Giulie innevate a est con il Tricorno ben visibile, sulla pianura con il nastro del Tagliamento, a Nord sulle Carniche e poi le Dolomiti, dal Popera all’ Antelao e fino alle Pale passando per le Tofane, e poi giù ancora le dolomiti Bellunesi e, in fondo, il massiccio del Grappa.
Davanti a noi si stagliano le sagome degli scialpinisti che hanno raggiunto le altre cime, sotto di noi tutta la valle appena percorsa. Mi rendo conto che abbiamo fatto piuttosto tardi, giù rapidi alla forcella, calziamo gli sci e ci buttiamo giù con un po’ di cautela per il vertiginoso canalone. La neve tiene benissimo nella parte più ripida, ci abbassiamo rapidamente e sbuchiamo sui pendii più aperti, dove purtroppo il sole ha già appesantito la neve, comunque si scia decentemente anche se è un po’ faticoso e ogni tanto si becca qualche sasso. Ritroviamo i due compagni scesi prima di noi, compiamo degli ampi tagli mantenendoci alti sul versante destro della valle per calare infine sulla casera dove ha inizio la stradina. 700 m di dislivello di sciata stupenda, solo un po’ rovinata dalla neve appesantita, avremmo dovuto scendere almeno un’ ora prima, sono ormai le due.
Una bella scivolatona sulla stradina perfettamente innevata e ormai battuta dagli innumerevoli passaggi ci consente di arrivare fino alla macchina con una serie lunghissima di divertenti curve sullo stretto. Un’ altra bella giornata di sci-alpinismo, a pochi passi da casa.