Il Monte Cusna nella storia, nella leggenda, nella poesia
Monte Cusna: il suo nome viene citato per la prima volta come "monte Cusino" in una sentenza del 1° ottobre 1383, ricordata dallo storico Balletti, per i pascoli lungo i suoi versanti contesi fra i Dalli di Piolo, i Fogliani e il Comune di Reggio. Dobbiamo poi portarci alla meta del Cinquecento per vederlo chiamato Cusina nella "DESCRITTIONE D TUTTA ITALIA" di Leandro Alberti, che parla dell’aria salutare dei luoghi che fa vivere a lungo "uomini forti e gagliardi i quali non temono di combattere con ferocissimi orsi". Lazzaro Spallanzani, che vi sale nel 1761, lo chiamò "Cuzna", e "Alpe di Cusna" Filippo Re nel 1800. Ma 1’ origine del toponimo resta avvolta nelle nebbie che d’autunno lo avvolgono. I vecchi della Val d’Asta lo configurano come un incudine e nel loro dialetto ne fanno appunto una "incüsna". Del resto anche il profilo del monte si perde nella leggenda, e cosi diviene il Gigante o l’ Uomo Morto o il Dormiente. Del resto, nei tristi giorni d’autunno e nel preannuncio dell’ inverno, noi riconosciamo il corpo disteso del gigante buono, addormentato da secoli e forse da millenni, perché non poteva e non voleva lasciare le sue greggi e i suoi monti, i pascoli noti e le abetaie del Dolo, i faggeti e i castagneti dell’ Ozola. Ad essi, come ultimo dono, ha lasciato se stesso e oggi il Sasso del morto e il Parco del Gigante ne ripetono nel nome l’antica vicenda.
Di questa montagna, alta 2121 metri, non hanno potuto tacere i nostri scrittori e i nostri poeti. La sua sagoma ritorna frequente nei versi di Leonida Togninelli, come una presenza amica e rassicurante che vigila sulle case della valle ed è rimasta nel ricordo commosso di Francesco Milani, come mole superba, innevata e bianca nelle notti di plenilunio. Pensiamo ancora alla pausa lirica dedicata al Cusna nelle prose di Telemaco Dall’Ara: "letto immenso di rocce in cui si adagia la mole solenne nella quiete raccolta di un sepolcro".
E si potrebbe continuare citando Pietro Alberghi,
Erio Fontana, Armando Zamboni e molti altri. Ma sopra tutti il Cusna e stato
nei versi e nel cuore di Umberto Monti, lo studioso a cui si deve la prima
trattazione sistematica di questa zona nel 1927, che fu poeta, studioso,
bibliotecario. Umberto Monti ha scritto sul Cusna e per il Cusna lungo 1’intero
arco della vita, in un’umile collana che chiamò "Piccola biblioteca del
Cusna" e che, negli anni, scandisce la storia dei luoghi e della gente: i
tempi della povertà, i primi segni del progresso, l’arrivo della strada. la
Sarsa, il telegrafo, 1’imbrigliamento delle acque, la costruzione del rifugio
Battisti, la speranza del Comune di Piandelmonte. Da ultimo, quando il cerchio
si chiude e la vita sembra tornare a cercare se stessa, egli ha voluto lasciare
alla montagna amata la sua eredità di affetti e il suo congedo:
Cercatemi su in alto, negli abissi
del Cusna, tra le selve profumate
dell’Abetina, dove ogni anno vissi
le mie ore più belle e più incantate.
Un poeta che vide nella strada del monte il sogno dell’infanzia e del suo destino.
Clementina Santi