strage in val gerola
la massa di neve travolge un gruppo, aperta un’inchiesta per individuare i responsabili della tragedia
provocano
valanga e fuggono: tre morti
due delle vittime sono lecchesi, come alcuni degli escursionisti feriti

I soccorritori, le vittime Alberto Baggioli (in alto) e Marco Greppi e l’intervento dell’elicottero

gerola una valanga, una strage in val gerola, quasi al confine tra le province di sondrio e di bergamo: tre morti, sulle pendici del pizzo olano. e il mondo della montagna ai piedi di grigna e resegone colpito al cuore perché due delle vittime sono di lecco: marco greppi, ingegnere lecchese di 41 anni, e alberto baggioli, anch’egli ingegnere, 26 anni. la terza vittima è una studentessa milanese: marta cesari, 24enne di cernusco sul naviglio. le vittime facevano parte di una comitiva impegnata in una gita e accompagnata dalla guida lecchese marco della santa, un alpinista molto esperto e molto noto, un professionista delle pareti che ha accompagnato i suoi clienti anche in spedizioni extraeuropee, raggiungendo con loro persino la cima di un ottomila. sulla dinamica della tragedia stanno indagando i carabinieri di morbegno e di sondrio, che hanno informato dei fatti il sostituto procuratore luisa russo, ma proprio la testimonianza di della santa e di altri scialpinisti che si trovavano in zona nel primo pomeriggio di ieri non lascia dubbi: a provocare la valanga è stato un gruppo di escursionisti che si trovava più in alto e che ha tagliato un pendio pericoloso provocando il distacco di un fronte a lastroni largo circa 150 metri. sono in corso indagini per individuare i responsabili della sconvolgente tragedia. oltre alle tre vittime, sei scialpinisti sono rimasti lievemente feriti (per lo più per dei principi di congelamento). tre sono lecchesi: francesco morandi di 37 anni e sabina troian, di 38, entrambi di ballabio, e michele invernizzi, 40 anni, di galbiate. in ospedale sono finiti anche alessio dreon di 42 anni, di pioltello (milano), pierluigi nella di 56 anni, di milano, e davide bolzoni di 32 anni, di cernusco. ricoverati in ospedale a sondrio e morbegno i sei sono stati dimessi con delle prognosi che vanno da un minimo di sette a un massimo di dieci giorni, ma quasi tutti sono in stato di shock. sul luogo dell’incidente sono intervenuti immediatamente gli uomini del soccorso alpino di morbegno e le unità cinofile della guardia di finanza di madesimo, ma non hanno potuto far altro che constatare la gravità della situazione e prestare i primi soccorsi ai feriti. inutile tentare di rianimare i tre che hanno perso la vita e che, nel frattempo, erano già stati estratti dalla neve dai compagni. i corpi sono stati portati a valle dall’elicottero del 118. «quando è caduta la valanga io ero in una posizione leggermente defilata e non sono stato coinvolto - racconta paolo della cagnoletta, ex candidato sindaco nelle file del centrosinistra al comune di cernusco e partecipante alla gita come iscritto al cai della cittadina -. appena successo il fatto mi sono precipitato assieme agli altri per cercare di aiutare i compagni sepolti. in tutto erano una decina, qualcuno travolto interamente, qualcun’altro soltanto in maniera marginale. abbiamo subito cominciato a scavare nella neve, era molto compatta e si capiva che poteva aver creato dei danni. e’ toccato proprio a me trovare il corpo di marco greppi - prosegue il giovane -. prima abbiamo visto lo zaino, poi la testa. niente da fare, aveva la bocca piena di neve e non respirava già più». riccardo carugo

la testimonianza
luca lozza ieri mattina al bione aveva incontrato alla partenza la comitiva poi al centro del dramma
«siamo esperti, non c’era pericolo: bastava stare attenti»

Le squadre del soccorso poco prima dell’intervento Foto Sandonini

lecco (an. mo) c’erano altri scialpinisti lecchesi ieri sulle pendici del monte olano, teatro della tragedia che è costata la vita a tre escursionisti. luca lozza, istruttore nazionale di scialpinismo, membro del soccorso alpino e apprezzato fotografo di montagna ha fatto la stessa gita che avevano programmato marco della santa e il suo gruppo. «ci eravamo visti al bione, di mattina - racconta lozza- perché è lì che di solito ci si dà appuntamento con gli amici: c’è un vasto parcheggio ed è comodo anche per chi arriva da milano”. luca lozza e marco della santa si conoscono da tempo. «lo conosco il marco- conferma il fotografo lecchese - perché è stato il mio istruttore di roccia quando ero poco più che ventenne. non è certo il tipo sprovveduto che si va a cacciare nei guai. no, non è un pivellino ma anzi una delle guide alpine più esperte della nostra zona». luca lozza e, insieme ad altri sei-sette amici, lascia presto il bione alla volta della val gerola. e’ gente abituata a questo tipo di uscite. e ieri la val gerola era la meta della gita. «noi facciamo in fretta - racconta luca - come al solito. che condizioni c’erano? non erano pericolose. il bollettino dava un “tre” marcato, significa che bisogna stare all’occhio. chi non è esperto deve stare a casa. ma la val gerola e tutta quella zona non è certo considerata pericolosa: per questo si era scelto di andare proprio lì». luca lozza e gli amici salgono su fino al colle, esattamente di fianco al pendio da dove si è staccata la valanga provocata dal passaggio dei quattro sciatori. «c’era tanta gente - racconta - e qualcuno stava anche salendo in vetta, senza sci, passando per la cresta. poi siamo scesi perché salire in cima non era il caso. volevamo fare in fretta. no, comunque pericolo non ce n’era: la neve era polverosa e non c’erano lastroni. e poi c’erano tracce fresche già dal giorno prima». il gruppo dei lecchesi termina la sua discesa e raggiunge le auto dopo aver percorso un dislivello di circa 1450 metri. e’ già mezzogiorno. «mentre ci trovavamo già in macchina - prosegue lozza nel suo racconto- abbiamo sentito arrivare l’elicottero sopra di noi e abbiamo capito che era successo qualcosa. erano quasi le due». luca lozza e i suoi amici hanno appreso la notizia della tragedia solo dalla radio. «una volta rientrato a lecco - racconta - ho sentito quello che è successo. e’ terribile».

lecco (an. mo) alberto baggioli avrebbe compiuto

lecco (an. mo) alberto baggioli avrebbe compiuto 26 anni. si era laureato in ingegneria al politecnico di milano ed era anche volontario del 118. ieri sera in città la notizia della sua scomparsa è circolata in un attimo. lascia il fratello andrea, di qualche anno più grande e come lui ingegnere. alberto era orfano dei genitori, prematuramente scomparsi pochi anni fa. entrambi erano stati colpiti da un male incurabile e, a distanza di circa un anno l’uno dall’altro, avevano lasciato i due figli. alberto abitava nel rione di pescarenico, nella casa dei genitori, insieme al fratello andrea. da poco aveva trovato lavoro presso uno studio cittadino e da qualche tempo si era appassionato di scialpinismo, avendo frequentato un corso presso il cai di calolzio. «nonostante quello che gli era capitato- ci ha raccontato una delle amiche a tarda sera- era un ragazzo sempre sorridente e felice di essersi laureato. lo scialpinismo l’aveva conquistato e per questo non passava domenica che cercasse qualcuno con cui andare a fare un’escursione». alberto baggioli aveva conosciuto da qualche tempo michele invernizzi,40 anni, di galbiate, anch'egli travolto dalla valanga ma fortunatamente estratto vivo da sotto la neve insieme ad altri due compagni. era stato lui a fargli conoscere gli altri amici e a invitarlo alle gite da loro organizzate.

prudenza ecco le regole per escursioni più sicure

prudenza ecco le regole per escursioni più sicure lecco - ecco le principali regole da rispettare per escursioni scialpinistiche sicure. - indossare l'arva, controllandone il funzionamento, prima diiniziare l'attività. portarsi dietro sempre una pala da neve ed una sonda leggera per l'autosoccorso. - evitare le zone sottovento e in ombra, i canaloni, i pendiiaperti e uniformi o quelli con bruschi cambi di pendenza. - nel caso di accentuata instabilità del manto nevoso, non avventurarsi su pendii con inclinazione oltre i 30 gradi. - la salita e la discesa di un canalone deve avvenire sempre verticalmente e lungo i margini. in caso di valanga infatti la neve tende ad accumularsi nella zona centrale e può quindi essere più facile trovare una via di fuga laterale. - evitare assolutamente di attraversare zone sospette che confluiscono in crepacci, salti di roccia o pietraie affioranti. - non fidarsi delle vecchie tracce, comprese quelle lasciate dagli animali: non sono indice di sicurezza. nel frattempo la situazione può essere mutata. - attenzione al sovraccarico determinato da sciatori o mezzi. l'invito, rivolto in particolare a chi pratica scialpinismo, alpinismo e fuoripista, è a non avventurarsi e a non abbassare mai la soglia di attenzione e, soprattutto, prima di mettersi in moto, a studiare il percorso e informarsi sulle condizioni meteoe della neve. intanto, per oggi il bollettino delle valanghe indica rischio «marcato» in lombardia: sconsigliata qualsiasi uscita.

qualche consiglio per evitare la tragedia
la prima regola: prudenza e stare sempre in guardia

roma indossare l'arva, l'apparecchio rice-trasmittente per la ricerca in caso di valanga, evitare canaloni e pendii sottovento e in ombra, prudenza maggiore nelle ore calde della giornata. sono alcuni dei consigli degli esperti per evitare che la tragedia. l'invito, rivolto in particolare a chi pratica scialpinismo, alpinismo e fuoripista, è a non avventurarsi e a non abbassare mai la soglia di attenzione e, soprattutto, prima di mettersi in moto, a studiare il percorso e informarsi sulle condizioni meteo e della neve. non cessa l'allarme valanghe: per oggi il bollettino indica rischio «marcato» in particolare in Lombardia, dove viene sconsigliata qualsiasi uscita. queste alcune delle principali regole da rispettare, secondo il servizio meteomont del corpo forestale. - indossare l'arva, controllandone il funzionamento, prima di iniziare l'attività. portarsi dietro sempre una pala da neve ed una sonda leggera per l'autosoccorso. - evitare zone sottovento e in ombra, canaloni, pendii aperti e uniformi o quelli con bruschi cambi di pendenza. - nel caso di accentuata instabilità del manto nevoso, non avventurarsi su pendii con inclinazione superiore a 30 gradi. - la salita e la discesa di un canalone deve avvenire sempre verticalmente e lungo i margini. in caso di valanga la neve tende ad accumularsi nella zona centrale e può essere più facile trovare una via di fuga laterale. - evitare di attraversare zone sospette che confluiscono in crepacci, salti di roccia o pietraie affioranti. - non fidarsi delle vecchie tracce, comprese quelle lasciate dagli animali: non sono indice di sicurezza. nel frattempo la situazione può essere mutata. - attenzione al sovraccarico determinato da sciatori o mezzi. il distacco di valanghe può essere spontaneo o provocato dall'uomo e, a volte, anche da un leggero sovraccarico sul manto nevoso. a causarle sono vari fattori: prima di tutto una aumento brusco della temperatura, un'abbondante nevicata o la debole coesione della neve fresca con quella già battuta.