IL
SOCCORSO ALPINO INTERVIENE A DISTANZA DI POCHI MINUTI PER RECUPERARE GLI
ESCURSIONISTI CHE HANNO TAGLIATO PLACCHE A VENTO
Due slavine sul Bianco travolgono sci alpinisti Un
morto e un ferito
Gli incidenti sono avvenuti sui
ghiacciai del Mont Fréty e di Rochefort La vittima è un ragazzo, l´infortunato
è guida, entrambi di Chamonix
2/2/2003
COURMAYEUR
Due gravi incidenti alpinistici ieri sul versante valdostano del Bianco, nella
zona compresa fra la Punta Helbronner e il Dente del Gigante. Il primo, nel
canale del Mont Fréty, poco più in basso dell'omonimo ghiacciaio sospeso, ha
causato la morte di un giovane di Chamonix, Sebastien Rung, 24 anni, che stava
sciando con cinque amici. Il secondo è avvenuto nella parte alta
nell'impegnativo tracciato fuoripista delle Marbrées che, da Punta Helbronner
si raggiunge attraversando il ghiacciaio del Gigante. Coinvolto Jean Roulet,
guida di Chamonix che stava scendendo con due clienti inglesi. Roulet, che ha
riportato la frattura del bacino, dopo un primo intervento medico sul posto,
necessario anche per recuperarlo dal grave stato di ipotermia causato dalla
temperatura polare, è poi stato trasportato in elicottero all'ospedale di Aosta.
Due incidenti, stesso versante, ste
Il secondo infortunio è avvenuto alla stessa ora nel primo canale della discesa
delle Marbrées. Anche questo è un itinerario per specialisti, molto ripido
nella parte alta, dove il percorso aggira alcune fasce di rocce. Ed è proprio
nella parte iniziale che il pericolo di valanghe è più marcato. La guida Jean
Roulet aveva appena iniziato la discesa, seguito dai due clienti inglesi. I
clienti hanno raccontato ai soccorritori di averlo visto partire assieme alla
placca di neve che lo ha trascinato verso alcune rocce. L'urto è stato violento
e gli ha procurato la frattura del bacino. Ai soccorsi, richiesti in entrambi i
casi con il cellulare dai compagni di gita, hanno partecipato la Protezione
civile, il Soccorso alpino valdostano e i finanzieri della stazione Sagf di
Entrèves con il supporto di due elicotteri. «Se non succedeva oggi sarebbe
successo domani - ha detto Oscar Taiola, responsabile del Soccorso per la zona
di Courmayeur -. Ci sono tracce nei posti più impossibili, itinerari che
neanche si possono considerare dei fuoripista perché presentano veri problemi
alpinistici e chi li percorre dovrebbe sapere a cosa va incontro. Sono
soprattutto dei percorsi da affrontare nelle condizioni giuste che oggi proprio
non ci sono». Guido Azalea, guida di Courmayeur, aggiunge: «Da due giorni
soffia un forte vento da Nord e la neve riportata ha riempito tutti gli
avvallamenti. In mattinata ero sul Toula, un itinerario sicuro che rappresenta
un'alternativa più che dignitosa, ma tanti non si accontentano. Si vedeva
scendere gente nei posti più impensati, anche nei canali talmente pieni di neve
riportata da essere convessi invece che concavi. Se poi aggiungiamo che la
temperatura, scesa sotto i meno venti, ha reso ancora più impalpabile la neve
ammucchiata dal vento, un minimo di buon senso bisognerebbe tirarlo
Gianluigi Miletto
Un recupero ad alto rischio
«Avevamo paura di nuove cadute di
neve»
2/2/2003
COURMAYEUR
L´
«Abbiamo sorvolato la zona - spiega una delle guide dell´equipaggio - e abbiamo
constatato che non si trattava del Toula, ma del ghiacciaio del Mont Fréty, a
valle della serraccata sotto il Colle del Gigante. Dall´alta abbiamo ritenuto
che ci fosse ancora pericolo di altri distacchi. Sapevamo che per l´uomo caduto
non si poteva fare più niente e che non c´erano altre persone coinvolte. Così
siamo scesi al Pavillon». Qui nel frattempo era arrivato anche l´«Alouette»,
elicottero più leggero e maneggevole, con una guida del Soccorso della guardia
di finanza di Entrèves. Con quest´ultimo velivolo i soccorritori sono andati a
recuperare il corpo dello sciatore francese. Un´operazione rapida, dato il
potenziale pericolo aumentato anche dall´orario. «La vittima era fuori dalla
neve - aggiunge la guida -. Era evidente che la morte era stata causata dai
traumi. La valanga lo ha fatto precipitare da quota 3300 a quota 2900. Il corpo
non si è fermato in fondo all´accumulo, ma a metà in quanto non c´era molta
neve». In un primo momento i soccorritori hanno ipotizzato che la valanga
poteva essere stata causata dal distacco di un serracco, ma poi è stato
accertato che la neve era stata «tagliata» dagli sci.
«In questo caso siamo intervenuti con il "412" - dice ancora la guida
del Soccorso alpino valdostano -. Dall´elicottero abbiamo scorto la guida
francese ferita. Ci avevano detto che aveva una gamba rotta, eppure era in
piedi in fondo alla valanga. Non aveva perso conoscenza. Era comunque
dolorante, l´abbiamo caricata per trasportarla all´ospedale di Aosta. I suoi
due clienti erano illesi».
Giorgio Macchiavello