l’indagine
il pm russo conferirà l’incarico a esperti per accertare cosa accadde sotto il
monte olano e chi causò la slavina
tragedia in val gerola: è l’ora delle perizie
tre indagati e due ipotesi di reato: valanga colposa e omicidio
colposo plurimo
Procuratore capo La conferenza stampa di ieri mattina del
procuratore capo di Sondrio, Gianfranco Avella |
sarà una
consulenza tecnica collegiale, effettuata da periti che riceveranno l’incarico
nei prossimi giorni dal sostituto procuratore luisa russo, a stabilire cosa
accadde domenica 26 gennaio in val gerola, sotto il monte olano, a quota 2300
metri. toccherà a loro stabilire cosa ha causato il distacco della valanga che ha travolto e
ucciso tre scialpinisti - i lecchesi marco greppi e alberto baggioli e la
milanese marta cesari - ed eventuali responsabilità. «bisogna accertare - ha
spiegato ieri mattina il procuratore capo gianfranco avella - innanzitutto se
il distacco della valanga è stato provocato dall’alto, l’entità dello
scivolamento e cosa sia avvenuto nella zona di raggiunta quiete; inoltre se le
persone a valle hanno contribuito per eccesso si pressione a causare la valanga e se erano a distanza
e nelle posizioni che i principi della pratica dello sci richiedono, specie
quando sussistono condizioni di pericolo; le persone a monte e a valle erano
collocate in modo idoneo?». sono questi i grandi quesiti che l’indagine mira a
risolvere. intanto tre persone sono finite nel mirino della procura e martedì
si sono viste notificare un avviso di garanzia per l’ipotesi di reato di valanga colposa e omicidio
colposo plurimo: si tratta della guida alpina marco della santa, che guidava la
comitiva lecchese coinvolta nella tragedia, e di due scialpinisti sondriesi -
bruno fanoni, 50enne, e suo figlio fabio, 20enne - che si trovavano a monte
rispetto alla comitiva e che hanno tagliato con gli sci ai piedi il pendio e
che potrebbero in quel modo aver causato il distacco della valanga. un atto dovuto
l’avviso di garanzia, visto il tipo di accertamento tecnico richiesto dalla
procura, al quale gli indagati hanno il diritto di assistere nominando oltre a
un legale un perito di parte. «ben inteso - ha tenuto a sottolineare il
procuratore avella - le tre persone iscritte nel registro degli indagati al
termine delle indagini potrebbero anche risultare innocenti e un magistrato è
ben felice di archiviare la posizione di una persona che si dimostra
innocente». al momento però sono indagate perché potrebbero aver avuto una
responsabilità nella morte dei tre scialpinisti. quel che è certo e che è
emerso chiaramente dagli accertamenti fatti dai carabinieri della stazione di
morbegno e dai colleghi del comando provinciale, è comunque che tutti si sono
prodigati nel portare aiuto a quanti erano rimasti travolti dalla valanga e non c’è stata
omissione di soccorso. marzia colombera
esperti e
forze dell’ordine al lavoro
da accertare anche se c’è stata imprudenza
(mz. c.) i
periti che verranno nominati dalla procura avranno a loro disposizione le
testimonianze raccolte dai carabinieri, fotografie e immagini girate il giorno
stesso e nei giorni successivi, i dati nivometeo e diversi altri elementi.
«voglio ricordare - ha sottolineato il procuratore avella - il grandissimo
lavoro svolto dai carabinieri del comando provinciale e della stazione di
morbegno, e in particolare i marescialli moreno paolazzi, gianfranco gallese,
stefano grassi e il brigadiere giuseppe poli, oltre che dell’ispettore della
forestale sandro balgera». i periti ora dovranno ricostruire la situazione che quella
tragica domenica c’era sotto il monte olano - dove erano presenti oltre 40
persone - e capire se la valanga si è staccata
dall'alto a causa dell’attraversamento del pendio da parte di due sciatori o se
invece il distacco è avvenuto per trazione, ovvero per l’eccessiva pressione a
valle, dovuta al passaggio di diverse persone che schiacciando la neve
avrebbero causato il venir meno del “piede” della massa nevosa instabile. non
solo. al vaglio c’è il comportamento di tutti gli scialpinisti coinvolti nella
vicenda e bisognerà valutare se i principi di prudenza fossero stati rispettati
in base alle norme scritte e non che regolamentano la pratica dello
scialpinismo.