«Lasciate
in pace
gli sciatori»

fr.g.

BOLZANO. Non ne può più. «E' insopportabile sentire parlare di imprudenza e colpe dopo ogni disgrazia in montagna». Othmar Prinoth, presidente dell'associazione delle guide alpine altoatesine si chiama fuori dall'attacco a chi scia.


BOLZANO. Non ne può più. «E' insopportabile sentire parlare di imprudenza e colpe dopo ogni disgrazia in montagna». Othmar Prinoth, presidente dell'associazione delle guide alpine altoatesine si chiama fuori. «Non partecipo allo sport preferito degli italiani, tirare la croce addosso alle vittime degli incidenti». L'argomento del giorno è la valanga che venerdì mattina, primo giorno di apertura degli impianti, ha ucciso a Selva di Val Gardena lo snowboarder Bruno Pecorale.
Lo sciatore era impegnato in un fuoripista. Prinoth blocca subito il discorso: «Leggo affermazioni come "il fuoripista in Alto Adige è vietato". Bene, vorrei che impiantisti e forze dell'ordine specificassero a quale legge si riferiscono, perché a me non risulta che le cose stiano così». Concorda Lorenzo Zampatti, coordinatore del soccorso alpino Cnsas: «Diciamo che la materia è delicata e in fase di evoluzione, ma un divieto assoluto al fuoripista in Alto Adige non ci risulta. Altro è dire che esistono circostanze e luoghi meritevoli di provvedimenti di chiusura agli sciatori». La disgrazia c'è stata e la procura ha deciso di indagare se qualcuno porta la responsabilità della valanga. Davvero è assurdo parlare di imperizia degli sciatori? «Mettere sotto accusa l'inesperienza a tragedia avvenuta non ha senso», reagisce Prinoth, «C'è una tendenza orribile che si sta sviluppando in Italia e che ci espone al ridicolo in Paesi come l'Austria e la Germania: muore qualcuno in montagna? E' tutta colpa sua. Sarebbe come dire che i neopatentati non possono usare l'automobile perché c'è il rischio che provochino sciagure». Il capo delle guide alpine indica un'altra strada, la "sua" strada: la prevenzione. Facile a dirsi, ma ancora poco praticabile: «Vorrei che mi spiegassero perché per le guide alpine è ancora così difficile entrare nelle scuole per spiegare ai bambini cos'è la montagna e come la si deve affrontare. Passo passo, informandoli fin da piccoli, potremmo fare diventare la montagna una esperienza sicura. Non succede e sapete perché? Perché non gliene importa nulla a nessuno. E' più facile e comodo prendersela con i morti e con i feriti, invece di lavorare per costruire qualcosa. Si parla di imperizia e di imprudenza, come se gli sciatori e gli alpinisti non aspettassero altro che andare a provocare valanghe, sapendo che loro stessi sono i primi a pagarne le conseguenze». Prevenzione allora: «Non vedo quale altra soluzione abbiamo a disposizione per salvare qualche vita». E a proposito di prevenzione, il servizio valanghe provinciale segnala che in questi giorni il pericolo valanghe in Alto Adige è «moderato grado 2».