Stava scendendo da Cima San Matteo assieme ad un amico quando si è
staccata una valanga con un fronte di 200 metri. Illeso il compagno
Sepolto
da tre metri di neve a 29 anni
Soccorso
immediato, ma inutile: Giancarlo Tomasini è morto
soffocato
LA MORTE BIANCA
di Mirco Marchiodi
BOLZANO. Giancarlo Tomasini, 29 anni di Bolzano.
Viveva assieme alla madre in via Palermo, e con lei e
il fratello Luca aveva gestito a lungo la tabaccheria Europa. È lui la quinta
vittima di questo tragico inizio di stagione invernale. Stava facendo
un'escursione sulla Cima San Giacomo assieme ad un altro scialpinista,
quando una valanga lo ha investito in pieno seppellendolo sotto oltre tre metri
di neve. I soccorsi sono stati immediati, ma per Tomasini
non c'è stato più nulla da fare.
Giancarlo Tomasini, 29 anni di Bolzano, e G.T., 37 anni e bolzanino anche
lui, erano partiti dal capoluogo ieri mattina presto. La loro meta era Cima San
Giacomo, vetta alta 2.742 metri nelle Alpi Sarentine.
Un'escursione molto bella, così come era molto bella
anche la giornata che i due avevano scelto, l'ultima di ferie prima di tornare
al lavoro dopo le vacanze di Natale.
La salita verso Cima San Giacomo procede senza problemi. Anche
sulle Alpi Sarentine nei giorni scorsi è soffiato
molto vento. Anche qui, così come su molte altre
montagne dell'Alto Adige e delle zone limitrofe si sono creati degli accumuli
eolici. Ma i due compagni non si scoraggiano. Arrivati
in prossimità della vetta si tolgono gli sci e salgono su, fino in cima. Una vista magnifica, da gustarsi tutta dopo la fatica della salita.
Poi, poco dopo mezzogiorno, i due iniziano a scendere.
Raggiungono i loro sci e se li rimettono ai piedi. Poco più in alto, intanto, è
arrivato un altro gruppo di scialpinisti. Sono in
cinque, anche loro tutti bolzanini. G.T. si mette davanti, Tomasini resta in scia. Scelgono una via diversa da
quella dei cinque bolzanini. Purtroppo, scelgono male. Attraversano il costone
che si trova sotto la cima. G.T. ce l'ha quasi fatta
quando la valanga si stacca, Tomasini no. Ma la valanga, una valanga a lastroni, proprio come
quella che domenica aveva travolto Gottfried Unterhofer e Hansjörg Lunger, li prende entrambi.
È una valanga di grosse proporzioni - con un fronte di duecento metri e una
profondità di ottanta centimetri - che non lascia via
di fuga. Da sopra, l'altro gruppo di scialpinisti
assiste alla scena. «A un tratto - racconta una di
loro - si è staccato tutto». Attimi di terrore, ma i cinque bolzanini si
trovano fuori pericolo. Tomasini e il suo compagno invece no.
Vengono investiti in pieno, scivolano verso valle con
la valanga e si fermano soltanto dopo oltre duecento metri. G.T. è fortunato.
La neve lo ha sommerso soltanto fino al collo. La sua testa è libera, riesce a
respirare e, soprattutto, può essere visto dagli altri scialpinisti.
Due di loro scendono e lo tirano fuori, praticamente
illeso, mentre gli altri avvertono il soccorso alpino con un telefono
cellulare. Sia il Pelikan 1 che l'elicottero dell'Aiut Alpin sono
impegnati a Merano 2000, dove hanno appena concluso il loro intervento.
Arrivare a Cima San Matteo da lì è un attimo, neanche cinque minuti. Che bastano agli scialpinisti a
localizzare anche Giancarlo Tomasini. L'Arva che aveva portato con sé dà
un segnale chiaro e quando gli uomini del soccorso alpino di Bolzano e Sarentino, quelli dell'Alpenverein,
oltre agli equipaggi dei due elicotteri - in tutto una trentina, oltre a due
cani da valanga - non c'è più bisogno di cercare, basta scavare. Ma non è un'impresa facile. Giancarlo Tomasini
è stato trascinato in giù. Per liberare soltanto la testa, i soccorritori
devono spostare almeno 15 metri cubi di neve. L'operazione dura
una ventina di minuti, finalmente si vede la faccia del giovane
bolzanino. Ma è una gioia che dura poco. Tomasini, infatti, non respira più.
I soccorritori non demordono. Creano altro spazio, poi
lasciano il campo al medico. Che cerca di rianimare il
giovane per quasi trenta minuti, ma inutilmente. Tomasini
è già morto, forse per soffocamento, forse per le ferite causategli dalla
valanga. Soltanto in sette casi su cento chi viene
travolto da una valanga muore sul colpo. Tomasini,
purtroppo, è uno dei sette.
Per lui ormai non c'è più nulla da fare. Sul posto sono arrivati anche i
carabinieri di Sarentino comandati dal maresciallo Perger. Sono loro che portano la salma di Tomasini alla cappella mortuaria di Sarentino.
Poi informano la madre della tragedia. Era al lavoro, nella tabaccheria della
Stazione dove aveva iniziato la nuova attività dopo aver lasciato, nel maggio
del 2002, la tabaccheria di viale Europa. Se ne va in lacrime, disperata.
Sull'incidente la procura ha aperto un'inchiesta. A
indagare sono i carabinieri
IL RITRATTO
Una
passione per lo sport
BOLZANO. Giancarlo Tomasini aveva 29 anni. Viveva
ancora assieme alla madre e al fratello Luca nell'appartamento di famiglia in via Palermo al civico 14/d.
I Tomasini erano sempre stati molto uniti. Dopo la
morte di papà Mario alcuni anni fa, erano stati i due figli Luca e Giancarlo ad
aiutare la madre a portare avanti la tabaccheria «Europa», che la famiglia ha
gestito per ben 27 anni.
Nel maggio del 2001, la signora Rosa Maria Dezulian lascia la tabaccheria cedendo la gestione a Renzo Dallapiazza e Daniele Lanzarin e
va a lavorare presso la ricevitoria della stazione. Giancarlo intanto, dopo
aver concluso gli studi superiori all'Istituto Tecnico
Commerciale Salvemini scegliendo l'indirizzo per
programmatori, si era iscritto alla facoltà di economia e commercio
all'università di Trento, dove si era anche laureato.
«Era un ragazzo per bene, veniva spesso qui a prendere sua madre al lavoro»,
racconta un collega della signora Dezulian.
Giancarlo Tomasini era un ragazzo molto sportivo.
Appassionato di sci-alpinismo, ma non solo. Uno dei suoi grandi hobby era il
basket, sport che praticava sia attivamente che allenando i ragazzi più piccoli.
LA TESTIMONE
«Abbiamo
cercato
di aiutarlo»
BOLZANO. «Il nostro gruppo era a soli cento metri di distanza dietro ai due scialpinisti». Sono tutti bolzanini i testimoni della
tragedia di Cima San Giacomo. Oltre a Tomasini e al
suo compagno, altri cinque giovani avevano deciso di fare la stessa escursione.
Tra di loro anche una ragazza bolzanina di 29 anni.
«Eravamo vicini alla cresta - racconta ancora sotto shock - e stavamo per
iniziare la discesa. Abbiamo visto scendere i due ragazzi, quando
all'improvviso si è staccato tutto e la valanga ha trascinato con sé i due». Mentre
la ragazza lancia l'allarme, i suoi compagni si
attivano.
«I due ragazzi più bravi del nostro gruppo (i bolzanini erano in cinque, ndr) sono scesi verso il primo scialpinista
e lo hanno aiutato a liberarsi», continua la giovane. «Poi hanno localizzato
anche il secondo ragazzo grazie all'Arva». Intanto
erano già arrivati sul posto i soccorritori. Sono stati loro che hanno liberato
Tomasini dalla neve. Ma
ormai era già troppo tardi.