Piste a rotazione per
sci alpinisti
E´ la ricetta di Martin Riz
vicecampione del mondo
SPORT
SICUREZZA
Gli impiantisti
si tutelano
con i divieti
e per chi sgarra fioccano
le sanzioni
|
REGOLE.
Troppi divieti |
Di SILVANO PLONER
VAL DI FASSA - Vita dura per gli amanti dello sci alpinismo in val di Fassa. L´anno scorso - per
stroncare sul nascere il pericolo di valanghe - c´erano
state le ordinanze comunali a vietare gli itinerari in neve fresca,
provvedimenti poi bocciati da un giudice di pace di Agordo, in quanto limitanti del diritto costituzionale alla
libera circolazione sul territorio. Ma gli affezionati
delle pelli di foca da quest´anno si trovano a
fronteggiare, oltre alla fatica, anche l´ostilità nei
loro confronti da parte dei gestori delle piste da sci. Ovunque sono infatti spuntati segnali con i quali si vieta l´accesso alle piste fuori dall´orario
di apertura degli impianti. Una situazione che sembra di
fatto paralizzare un´attività in continua crescita
di praticanti negli ultimi anni. Il problema si
acuisce anche per la scarsità di neve caduta sino ad oggi e che non permette di
certo allenamenti fuori dai percorsi battuti. Le forze dell´ordine
si dimostrano intransigenti nel far rispettare i divieti e sembra che dopo i
primi avvertimenti adesso sia maturo anche il tempo
per le sanzioni. L´atteggiamento cautelativo da parte
degli impiantisti è giustificato dalle nuove regole imposte in materia di
sicurezza e comportamento sulle piste da sci, che pongono un regime di
responsabilità civile molto stretto per i gestori stessi. Gli sci alpinisti,
però, non ci stanno e chiedono spazi garantiti. Afferma Martin Riz, vice campione del mondo e membro della squadra
azzurra: «L´unico modo per poter sciare è avere degli
accordi taciti con gli impiantisti, ma certo non è questo il sistema migliore
di operare. Il mio compagno di nazionale Carlo Battel,
ad esempio, si deve allenare in Marmolada dove gli impianti sono ancora
chiusi».
Il malcontento degli sciatori è latente e lo dimostra anche il fatto che a
Pozza, dove per primi sono stati apposti i divieti, questi siano stati ben
presto divelti. «L´anno scorso - prosegue Riz - quando
c´era neve ovunque era più facile, ma quest´anno o si sta in pista o non se ne fa nulla. Gli
impiantisti hanno ragione a tutelarsi, perché questa pratica sta diventando una
moda e molti non hanno la piena cognizione delle insidie a cui possono andare
incontro. Prima, quando gli sci alpinisti erano, nella quasi
totalità dei casi, esperti di neve e montagna, c´era
meno pericolo. Fatto sta che quando è ora di organizzare gare ed eventi
vari, disponiamo di tutto il Sella Ronda. Invece se dobbiamo allenarci, niente da fare: per noi ci sono solo
i cartelli pista chiusa e vietato l´accesso.
Mi sembra una situazione paradossale». La soluzione? «Da Moena
a Canazei ci sono 7 zone sciistiche: che si trovino
degli accordi e a rotazione una pista rimanga aperta per gli sci alpinisti. Non
mi sembra difficile, non servono seggiovie: basterebbe ritardare un giorno da
una parte e uno dall´altra l´entrata in azione dei mezzi battipista. Fatto questo
passo, per chi trasgredirà è giusto che ci siano le sanzioni».