18/05/2005. Le notizie, le cattive notizie, viaggiano alla velocità della luce e si sono rincorse per tutta la mattinata. Con molta confusione e imprecisione si sono accavallate negli annunci di radio e televisioni e nei comunicati Ansa. Questa mattina all’Annapurna è caduta una valanga. E' accaduto il peggio: Christian Kuntner, grande alpinista himalayano di Prato allo Stelvio (BZ), è morto.

Questo il ragguaglio, per sommi capi, di quello che è successo (anche se è bene avvertire che in questi casi occorre sempre aspettare i racconti dettagliati dei testimoni). La notte scorsa, al campo 2 (5500m) dell’Annapurna si trovavano Silvio Mondinelli, Christian Gobbi, l’australiano Andrew Lock e due alpinisti del Colorado, con loro c’erano inoltre anche i componenti della spedizione Annapurna 2005: i valdostani Abele Blanc, Marco Camandona, Marco Barnasse e i Sud-Tirolesi Christian Kuntner e Stephan Paul Andres.

All’alba Mondinelli, Gobbi, Camandona, Lock e i due alpinisti del Colorado lasciano il Campo 2 diretti verso il campo 3. Gli altri seguono a breve. La giornata è magnifica. Circa alle 7,15 (Nepal time) accade tutto: il primo gruppo sta superando il canalino attrezzato con corde fisse posto sopra il campo quando dall’alto crolla un seracco. Una valanga, mista a blocchi di ghiaccio, sfiora chi sta davanti (li salta miracolosamente) e travolge chi sta in basso.

Mondinelli e compagni scendono subito per portare i primi soccorsi. Dopo un’ora e mezza sono tutti nuovamente al Campo 2. Per Christian Kuntner non ci sarà più nulla da fare: spira tra le braccia dei compagni. Per tutti gli altri, invece, non ci sono gravi danni fisici.

Si cerca subito di attivare i soccorsi e, dopo qualche ora, un elicottero parte da Kathmandu. A bordo ci sono anche Mario Panzeri e Mario Merelli che il 12 maggio hanno salito l’Annapurna e che ora ci ritornano per indicare al pilota la posizione del Campo 2. L’elicottero preleva gli alpinisti della spedizione valdostana e il corpo di Christian Kuntner e li trasporta, dapprima a Pokara, e poi nella capitale nepalese. Silvio Mondinelli, Christian Gobbi e gli altri scendono al Campo base che raggiungono verso le 16,00 (12,30 italiane), mentre in alto sulla montagna infuria un temporale.

Christian Kuntner aveva salito 13 Ottomila tutti senza ossigeno supplementare, l’ultimo è stato il Lhotse il 15 maggio 2004. L'Annapurna doveva essere il completamento del grande viaggio in vetta a tutte le più alte montagne della terra. Christian Kuntner era un alpinista silenzioso e tenace, fortissimo. Un alpinista particolare che, quando gli chiedevi dei suoi Ottomila, amava ricordare anche le altre sue avventure: quelle sulla Via della Seta percorsa in mountain bike e la traversata, sempre in bike, dall’Alaska alla Terra del Fuoco.

 

Ancora frammentarie le notizie

Himalaya, valanga travolge alpinisti italiani: morto un altoatesino

Si tratta di Christian Kuntner, 44 anni, di Prato allo Stelvio

Christian KuntnerTorino, 18 mag. (Adnkronos/Ign) - Una valanga ha travolto una spedizione italiana di cinque alpinisti, tre valdostani e due altoatesini, che stava scalando l'Annapurna, una vetta del massiccio dell'Himalaya. L’alpinista altoatesino Christian Kuntner, 44enne di Prato allo Stelvio è morto.

Le sue condizioni erano apparse subito gravissime. Tra i feriti non gravi vi sarebbero invece, secondo quanto riferiscono dall’Associazione delle Guide valdostane, Abele Blanc e Marco Barmasse, guida alpina di Valtournanche. Sempre secondo le prime notizie, Marco Camandona, indicato in un primo tempo tra i feriti, sarebbe, invece rimasto illeso. Christian Kuntner aveva all’attivo la salita di 10 ottomila e aveva affiancato a questa dimensione verticale di grande profilo, la passione per la grande avventura, cimentandosi, tra l’altro, nell’attraversamento della Via della Seta percorsa in mountainbike e la traversata, sempre in bike, dall’Alaska alla Terra del Fuoco. Era stato intervistato dalla Rai prima della partenza per questa sua ultima impresa sull’Himalaya e aveva dichiarato di partire tranquillo, grazie all’accurata preparazione svolta da lui e dai suoi compagni di avventura.

L’allarme valanga è stato lanciato da una guida alpina italiana che faceva parte della spedizione e che è riuscita a raggiungere Kathmandu. Gli alpinisti italiani erano partiti il 13 aprile. Dopo un trekking durato di 10 giorni, l’equipe aveva raggiunto il campo base per cominciare la spedizione, che rientra nel progetto Annapurna 2005 - l’obiettivo di raggiungere la vetta dell’Annapurna a 8091 metri, salendo dalla parete Nord-Ovest- e che è sponsorizzata dalla Regione autonoma Valla D’Aosta.

''L’Annapurna non è certamente la più alta vetta Himalayana, ma è sicuramente la più pericolosa tra gli 8000'' aveva detto Camandona prima di partire. Ogni giorno Camandona dava notizie via Sms e nell’ultimo messaggio mandato ieri aveva detto: ''La fortuna non è con noi questa notte è arrivata una tempesta di neve ora siamo tutti fermi al C2 tenteremo di salire domani al C3''.

  ALPINISMO: VALANGA ANNAPURNA; PERRIN SOLLECITA RIMPATRIO
PRESIDENTE REGIONE CHIEDE COLLABORAZIONE A MINISTRO FINI

(ANSA) - AOSTA, 18 MAG - "La massima collaborazione affinché siano garantiti l'assistenza agli alpinisti coinvolti nell'incidente dell'Annapurna e il loro rimpatrio", è stata chiesta, con una lettera, dal Presidente della Regione autonoma Valle d'Aosta, Carlo Perrin, al Ministero degli Esteri.

"Riteniamo che sia importante il massimo sforzo di tutti - spiega Perrin - affinché gli alpinisti valdostani possano rientrare il prima possibile a casa e ricevere l'assistenza sanitaria di cui necessitano".

Perrin precisa poi di essere "in costante contatto con Marco Camandona che sta assistendo i colleghi Abele Blanc e Marco Barmasse ricoverati in una clinica di Kathmandu, e sappiamo- precisa la lettera - che la rappresentanza diplomatica italiana in Nepal si è già attivata e ha già preso contatti con lo stesso Camandona".(ANSA)

 

12:05 ALPINISMO: ANNAPURNA; ALPINISTI VALDOSTANI RIENTRATI A CASA
CAMADONA, CI HA SALVATO SERACCATA CHE ERA PROPRIO SOPRA DI NOI

(ANSA) - AOSTA, 22 MAG - A metà mattinata sono giunti ad Aosta gli alpinisti valdostani reduci della sciagura alpinista sull'Annapurna (massiccio himalayano) nella quale ha perso la vita l'altoatesino Christian Kuntner.

Accolti dai familiari Abele Blanc, Marco Barmnasse e Marco Camandona sono giunti attorno alle ore 7 all'aeroporto di Malpensa con un volo proveniente da Katmandu. Abele Blanc è apparso ancora frastornato e con qualche escoriazione al volto, mentre Marco Barmasse ha una vistosa bendatura sulla guancia sinistra. Con loro c'era anche Alberto Carrai, medico alpinista e amico di Abele Blanc partito alla volta di Katmandu subito dopo avere appreso dell'incidente che ha coinvolto la spedizione valdostana.

Espletate le formalità doganali, Marco Barmasse è subito salito nell'auto e con il fratello Hervé, che nei prossimi giorni partirà diretto in Karakorum con una spedizione italo-valdostana, si è diretto ad Aosta dove è stato sottoposto a visite mediche. Abele Blanc è stato invece accolto dalla moglie Paola.

L'unico a parlare è stato ancora una volta Marco Camandona, l'alpinista valdostano scampato alla tragedia e che ha coordinato i soccorsi dei compagni e si è occupato, con il console italiano ed in collegamento continuo con la Presidenza della Giunta regionale, del rientro. "Io e gli altri sei alpinisti sci siamo rimasti illesi perché - ha raccontato - una seraccata sporgente sopra di noi ha evitato che la valanga partita da circa 7.000 metri ci investisse. L'abbiamo vista passarci sopra a non più di cinque o sei metri", ha precisato.

Mercoledì mattina un seracco, staccatosi da oltre 7.000 metri di quota ha investito, oltre ad Abele Blanc e Marco Barmasse, anche gli altoatesini Christian Kuntner, morto per emorragia interna, e Stephan Paul Andres, che ha riportato la frattura di una spalla. Andres è rimasto a Katmandu per perfezionare le pratiche burocratiche per il rientro (probabilmente martedì) della salma del compagno.

I quattro sfortunati alpini sono stati soccorsi da Silvio Mondinelli e Marco Camandona che con altri quattro scalatori si trovavano un centinaio di metri più in alto e sono stati solo sfiorati dalla montagna di ghiaccio e neve. (ANSA).