Altri due morti per slavina in Alto
Adige
Una delle vittime era scomparsa da lunedì. Rintracciato
grazie all’Arva lo strumento di segnalazione
L’altro uomo deceduto travolto mentre faceva una gita con un amico che
si è salvato
Da Bolzano Cornelia Dell’Eva
Non c’è pace sulle montagne. Durante la giornata di ieri le
notizie della caduta di slavine si sono susseguite a
ritmo incalzante, tenendo con il fiato sospeso abitanti e turisti dell’Alto
Adige. La giornata si è aperta con il ritrovamento della salma di un scialpinista, Gregor Egger, 38 anni, di Albes, vicino a Bressanone. L’uomo era partito il giorno prima, da solo, per una escursione sul Corno del
Ceppo in val di Scaleres. A
circa 2.400 metri
di quota è stato travolto da una valanga, ma l’allarme
è scattato solo in serata quando i familiari, non vedendolo rientrare, hanno allertato il 188. Le ricerche sono state molto difficoltose
a causa del forte vento che soffia in quota. Il corpo senza vita è stato infine
individuato sotto la neve grazie all’Arva, un
apparecchio elettronico che Egger aveva con sé. L’Arva emette un preciso segnale captabile dall’elicottero
del soccorso; se l’allarme parte in tempo può fare la differenza tra la vita e
la morte. Altre valanghe sono cadute poco dopo mezzogiorno, una in val Sarentino ed una nella zona di Merano 2000. In val Sarentino ha perso la vita un bolzanino di 30 anni.
Giancarlo Tomasini era in gita con un amico quando è stato travolto da una valanga con un fronte
di circa 2 chilometri.
Una sciatrice che si trovava poco lontano in compagnia di un gruppo di amici ha assistito alla scena e, mentre uno dei due
alpinisti si liberava da solo dalla neve, ha avvisato il 118. La ricerca è
cominciata subito, ma i soccorritori non hanno potuto far altro che recuperare
la salma del giovane. Nel frattempo un gruppo di soccorritori si era portato a
Merano 2000, dove la valanga è stata probabilmente
provocata da alcuni sciatori durante un fuoripista. In questo caso non c’è
stata tragedia: fortunatamente nessun disperso sotto la neve. Il pericolo di
valanghe in questi giorni è altissimo in Alto Adige, marcato
grado 3 su una scala di 5. La causa principale è il vento che in questi
giorni soffia incessantemente e sposta la neve. Si formano così accumuli di
neve soffice che, raggiunto un certo peso, franano facilmente a valle. Ma c’è dell’altro: don Josef Hurton, che da tempo immemorabile ha lasciato la sua
Cecoslovacchia per Solda e lì ha fondato il soccorso
alpino, punta il dito contro il dissesto idrogeologico: «I terreni sono
più friabili di un tempo. Le frane sono aumentate notevolmente negli ultimi due
anni, e se il terreno non è saldo è chiaro che non lo sarà neanche lo strato di
neve che ci si appoggia. Il clima stesso è cambiato, certo - dice don Hurton - ma
magari qualcosa di più per la salvaguardia delle montagne si potrebbe fare».