INCUBO AD ALTA QUOTA

 

Morti due speleologi, quattro bloccati

 

Travolti e uccisi da una valanga due speleologi ungheresi sul monte Canin (Friuli). In tre ce l'hanno fatta a uscire dalla grotta. Corsa contro il tempo per salvarne altri 4, ancora bloccati

 

Udine, 21 febbraio 2006 - Trovati morti due dei tre speleologi ungheresi (un uomo e una donna) dispersi da ieri pomeriggio, assieme ad altri sette compagni, sul monte Bilapech, nel massiccio nei pressi di Sella Nevea (Udine).

PARTE L'SOS
Il terzo speleologo, nonostante una notte trascorsa all'addiaccio, è riuscito a sopravvivere ed ora è in discrete condizioni. È stato lui a dare l'allarme. Ai suoi soccorritori ha detto che avevano tentato di scendere a valle nonostante il buio ed il maltempo, ma che ad un certo punto, verso le due del mattino, sono stati tutti e tre travolti da una valanga di oltre tre metri di neve e giaccio, tanto che poco dopo non aveva più visto i suoi due compagni. Lui si è salvato solamente perchè la valanga non lo ha colpito in pieno ma solamente di striscio.

Da Cave del Predil le salme dei due speleologi deceduti, entrambi sui trenta anni, sono state portate nella caserma della Guardia di Finanza di Sella Nevea (Udine) e da qui all'obitorio. Lo speleologo sopravvissuto si trova ora in un profondo stato di prostrazione.


IN SALVO
E sono riemersi dal massiccio del Canin e già in salvo nella caserma della Guardia di Finanza di Sella Nevea altri tre speleologi che fanno parte del gruppo di ungheresi ancora nelle viscere della montagna friulana.

Appena arrivati all'imbocco della cavità, questi altri tre ungheresi -tutti dai 30 ai 35 anni- hanno trovato gli uomini del soccorso alpino civile e della guardia di finanza. L'operazione per portarli a valle -spiega Renato Palmieri, responsabile del soccorso alpino di Cave del Predil che ha partecipato all'operazione- è stata piuttosto difficoltosa. Le squadre di soccorso hanno dovuto tagliare degli alberi per poter fare atterrare l'elicottero della Protezione civile regionale, che ha poi portato tutti a valle. Ora il tempo in quota sta peggiorando.


CONTINUA L'INCUBO
Altri quattro speleologi sono rimasti dentro la grotta, del tutto ignari di quanto sta accadendo all'esterno. I loro compagni hanno preavvisato che hanno l'intenzione di emergere sabato. All'imbocco della grotta è stato quindi lasciato un cartello in lingua ungherese che spiega al gruppo di non muoversi assolutamente dalla cavità senza aver prima avvisato il soccorso alpino. Non si sa infatti quali saranno le condizioni meteorologiche tra qualche giorno e se consentiranno o meno di discendere a valle a piedi senza mettere in pericolo la vita.

 

 

Valanga killer: morti due speleologi ungheresi

 

 

E' finita in tragedia un'escursione nelle grotte del massiccio del Canin, in Friuli: un terzo escursionista che era con loro si è salvato. Quattro di loro sono ancora chiusi nelle grotte circostanti

 

E' finita in tragedia un'escursione nelle grotte del massiccio del Canin, in Friuli, di dieci speleoalpinisti ungheresi, due dei quali (Attila Szabo, 33 anni, e Anna Erdei, 30) sono stati travolti da una valanga, mentre cercavano di raggiungere Cave del Predil (Udine). Degli altri sette che erano chiusi nelle viscere del Canin, rimangono nelle grotte ancora quattro speleoalpinisti (che non sanno nulla di quanto accaduto) in attesa di uscire, venerdì. Un altro spleologo, - Kriston Szilard, di 34 anni - che era uscito dall grotte assieme ai due speleologi morti, è rimasto miracolosamente illeso. E' stato lui a dare l'allarme alle squadre di soccorso che questa mattina hanno ritrovato i due cadaveri.

I corpi dei due sono stati recuperati questa mattina dalle squadre del Soccorso alpino della Guardia di Finanza di Cave del Predil (Udine). I tre - che sabato scorso avevano incominciato la discesa nell'abisso 'Gortani' unitamente ad altri sette colleghi, tutti ungheresi - erano appena usciti dagli anfratti, una gruviera di canali, forre, anfratti e grotte che scendono quasi di un chilometro dalla vetta del Canin, afflitta di recente da una perturbazione con neve in abbondanza. Poi il tempo era peggiorato. La temperatura si era alzata e la pioggia aveva preso il sopravvento tirandosi dietro una coltre di nebbia spessa.

 

Una prima slavina, di dimensioni ridotte, li ha investiti verso le 13 di ieri. Sono però riusciti a riemergere dalle neve e dare subito l' allarme ad alcuni amici in Ungheria. Poi piu' nulla. Una valanga dalle dimensioni piu' consistenti - per un fronte di circa 500 metri - li ha travolti probabilmente di lì a pochi attimi. Uno è stato solo sfiorato, gli altri due sono rotolati a valle e per loro non c'è stato piu' nulla da fare. Sono stati trovati a circa cento metri uno dall'altra.
I soccorsi erano scattati subito ieri pomeriggio. L'amico ungherese che ha ricevuto la telefonata ha chimato uno speleo triestino che ha attivato le squadre del soccorso friulane. In zona la nebbia era ancora fitta e così l'elicottero non è potuto decollare e le squadre non sono potute salire in cima al Canin. Poi, questa mattina, la perlustrazione è partita cani antivalanga e strumentazione elettronica.
Alla stazione della Guardia di Finanza di Sella Neve (Udine), dove i corpi sono stati composti, è stato Kriston, sotto choc, a riconoscerli.
L'attenzione poi e' stata dirottata verso gli altri sette speleo ancora in grotta. Tre sono usciti poco dopo mezzogiorno di oggi quando in zona c'erano ancora le squadre del soccorso in azione. Sono stati subito trasportati alla caserma della Guardia di Finanza di Sella Nevea dove hanno potuto rendersi conto della tragedia. Gli altri quattro compagni sono ancora sotto il Canin. Ignari di tutto. Le squadre del soccorso hanno apposto un cartello all' uscita della grotta per avvisarli di non proseguire e di telefonare appena in superficie. La loro risalita, secondo quanto hanno detto gli altri componenti il gruppo, è prevista per venerdì.

 

 

SPELEOLOGI IN GROTTA CANIN, SOCCORSI BLOCCATI DAL MALTEMPO

(AGI) - Trieste, 22 feb. - Una squadra di quattro speleologi del soccorso alpino di Trieste e' in attesa a Sella Nevea di poter scendere nell'abisso del Bila Pec, nel massiccio del Canin, per portare soccorso ai quattro ungheresi ancora bloccati nella grotta. Le operazioni - che vengono coordinate da Renato Palmieri, responsabile del soccorso alpino di Sella Nevea - al momento sono bloccate dalle condizioni metereologiche. Sulla zona infatti grava una fitta nebbia che impedisce all'elicottero della Protezione civile di decollare.
   La visibilita' in quota infatti non supera i due metri, mentre sussiste molto alto il pericolo di valanghe. La squadra di speleologi triestini dovrebbe scendere per circa due-trecento metri nelle viscere del Canin (che ha una profondita' di 800 metri) per cercare un contatto con i quattro colleghe ungheresi che secondo le tabelle di marcia rilasciate alla partenza da Sella Nevea dovrebbero risalire venerdi' sera o al piu' tardi sabato mattina. E' importante intercettarli prima affinche' non ripetano l'errore dei loro compagni che una volta usciti dalla grotta si sono avventurati a piedi verso Sella Nevea incuranti del forte rischio valanghe che sussiste nella zona. Per il momento pero', come detto, tutto e' fermo per l'impossibilita' dell'elicottero di alzarsi in volo. Intanto i corpi dei due speleologi morti sono stati traslati all'obitorio di Tarvisio (Udine) a disposizione dell'Autorita' giudiziaria che ha aperto un'inchiesta sulla tragedia del Canin. Il terzo ragazzo sopravvissuto e i tre usciti autonomamente dalla grotta del Bila Pec sono invece gia' ritornati a casa in Ungheria. La causa che ha determinato la tragedia della scorsa notte viene attribuita quasi esclusivamente a imprudenza. 'Del resto - afferma Paolo Berra del soccorso alpino della Guardia di Finanza di Sella Nevea - non si puo' porre un freno a chi vuole andare in grotta anche in inverno, non ci sono strumenti legislativi che possono vietare alla gente di andare in montagna. L'unica cosa che queste persone devono essere in grado di valutare e' il pericolo cui vanno incontro. Gli speleologi ungheresi certamente hanno fatto un imprudenza: con il manto nevoso che c'era e con quelle condizioni metereologiche era impossibile muoversi come hanno fatto loro.
   Noi siamo andati per cercare di avvicinarci al punto del distacco della valanga ma e' stato impossibile proseguire. E noi erano con gli sci e loro erano a piedi: era impensabile muoversi in quella condizioni. Hanno fatto una grossa imprudenza'. Le due vittime di ieri si aggiungono ad una lunga sequenza di morti per slavine in Friuli-Venezia Giulia. I dati parlano chiaro: sono almeno 4 mila le valanghe che ogni anno si staccano sulle montagne della regione e 8 mila i siti a rischio. Null'ultimo decennio si e' avuta una media di due incidenti mortali l'anno.