I GHIACCIAI si sciolgono e gli alpinisti di alta montagna rimangono a casa.

 

Tra gli effetti dell'incremento delle temperature dovuto ai mutamenti climatici c'è anche una modifica delle abitudini degli sportivi che praticano le vette più alte. Così d'estate, per motivi di sicurezza, tanti itinerari «classici» vengono chiusi o sconsigliati per rischio crolli. L'ultimo caso è quello del Cervino, dove sono state vietate le ascensioni dal versante italiano a causa dei continui smottamenti avvenuti in questi giorni. «Il bilancio dei ghiacciai in Italia, cioè fra accumulo invernale e neve che si scioglie d'estate, negli ultimi 15 anni anni è negativo - spiega Michele Brunetti, del Cnr di Bologna - Ricostruendo il clima in Italia negli ultimi due secoli, la temperatura si è alzata di 1,7 gradi. Estati molto calde con temperature elevate persistenti, come quella del 2003, hanno inciso molto sul bilancio della massa dei ghiacciai». «Anche un non addetto ai lavori percepisce che questo caldo è del tutto eccezionale e causa instabilità in montagna». Così ha commentato i cedimenti che hanno causato la chiusura della via italiana al Cervino il geologo del Comitato EV-K2-CNR, Michele Comi. «Sono diverse settimane che lo zero termico è al di sopra dei 4 mila metri - ha spiegato Comi - ciò vuol dire che tutte le fratture della roccia generalmente tenute dal ghiaccio che fa da collante, ora cedono a causa dello scioglimento di questo ghiaccio innestando una situazione di instabilità». In ogni caso, tiene a precisare Comi, si tratta di un processo normale dal punto di vista geologico, «ma ciò che non è normale è l'accelerazione di questi fenomeni». La prova, secondo il geologo, sta proprio nelle mutate condizioni degli itinerari alpinistici. «Gli itinerari classici caratterizzati da neve e ghiaccio - conclude Comi - a luglio spesso non sono più percorribili, e questo è assolutamente anomalo». Il consiglio rivolto agli alpinisti improvvisati e in generale ai meno esperti, è quello di evitare le salite sulle pareti nord e canaloni - che raccolgono tutto quello che crolla sopra - di montagne elevate, sopra i 3.000 metri, dove ci sia presenza di neve o ghiaccio. «Meglio chiedere informazioni alle guide alpine e ai gestori dei rifugi - raccomandano gli esperti - anche in itinerari semplici attraverso ghiacciai pianeggianti possono aprirsi crepacci, con queste condizioni climatiche

giovedì 27 luglio 2006