Circola nervosismo tra gli operatori turistici, preoccupati per una stagione invernale ormai a rischio

Neve? Per ora solo grandi prati d’erba

Zero termico incollato a 3000 metri, cannoni inutilizzabili

 

PADOVA. Neve? Alla società delle Funivie Valzoldana allargano le braccia, guardano in e, dopo le dovute frasi di cortesia, ti consigliano l’ufficio previsioni del tempo. «Loro ne sanno più di noi su quando apriremo le piste». La situazione è grigia, anzi verde. Prati erbosi, foglie ancora sugli alberi, la temperatura autunnale: lo zero termico poi sta fisso a 3 mila metri, quota ghiacciaio, e anche lassù la flebile spruzzatina caduta la settimanadi scorsa mostra la corda e, soprattutto, tende a sgocciolare.
 Gli operatori del settore in questi giorni fanno mostra di ottimismo, ma il nervoso circola, l’impazienza sale e l’impossibilità di programmare l’innevazione artificiale fa il resto. Non c’è neve da nessuna parte, a parte i posti tradizionalmente dedicati allo sci estivo (Stelvio e Val Senales), non c’è una pista agibile su tutto l’arco dolomitico, persino a quote dove la gente va in agosto le condizioni della neve sono da carestia. Nei giorni scorsi i ragazzi delle squadre giovanili del Comitato Veneto Fis si sono contesi accanitamente i dieci centimetri caduti in Val Senales, li hanno spazzolati, se li sono consumati, gli sciatori della domenica hanno fatto il resto e ora non c’è più niente, resta solo lo strato nero del ghiaccio sporco dell’inquinamento atmosferico.
 Al Faloria di Cortina fino a ieri sera speravano che il generale inverno si annunciasse in qualche modo, i cannoni pronti, i rubinetti aperti. Alle otto di sera hanno capito che era ancora alle Haway e, se si è mostrato, er asolo sfotterli, vestito con la divisa del nemico estivo, in camicia e a mezze maniche. «Troppo caldo, impossibile azionare i cannoni», e con la resa se è andata anche l’ultima speranza di poter dare l’annuncio ufficiale della stagione.
 Mai inizio d’inverno è sembrato così gramo, e mai si sbaglia tanto a pensarlo: il fatto è che abbiamo la memoria corta e le ultime tre stagioni ci hanno viziato. L’anno scorso ad esempio, il 26 di novembre, si sciava già con una generosità di neve insolita ma con altrettanta eccezionalità. Persino il Nevegal di Belluno, quasi dimenticato dagli sciatori negli anni, aveva avuto la grazia di un rilancio che non consceva. Insomma, se si guarda indietro e ad eccezione del 2004, negli ultimi dieci anni era prassi accetta il dover pazientare fino a Natale talvolta per vedere il bianco scendere al di sotto dei 1500 metri.
 A chi affidarsi allora? Alle previsioni del tempo naturalmente, sapendo che i vaticini meteo sono tanto più inaffidabili quanto più s’arrischiano nel tempo: da oggi fino al 5 dicembre prevedono che non si muoverà una paglia, cieli tersi o ombreggiati e precipitazioni irrilevanti. Esiste un secondo metodo per chi ci crede, ascoltare i vecchi di montagna. Ognuno ha il suo e non sempre sono d’accordo, eppure nelle valli circola un trattenuto e sogghigante ottimismo che illumina le facce di chi la sa lunga e che, su richiesta, non si fa aspettare. Gli aruspici sono univoci: nevicherà il 7 dicembre, e dal 7 per tre giorni di fila così che sarà Bonanza per tutti in misura e qualità tali che nessuno si ricorderà più delle attuali apprensioni.
 Vero, falso? Verissimo naturalmente, i vecchi non hanno mai sbagliato. E anche quando sbagliano non ci importa perché siamo pronti a dimenticare le previsioni errate almeno quanto siano tenaci nel ricordare quelle azzeccate. Fa parte del Natale e della tradizione.

(01 dicembre 2006)

 

 

Niente neve, un flop
da dieci milioni

Temperature alte: impossibile usare i cannoni

Dieci milioni di euro. A tanto ammonta il danno prodotto al sistema turistico della provincia di Sondrio da questo inizio inverno senza e neve insolitamente caldo che ha costretto tutte le stazioni turistiche a rinviare l’apertura degli impianti da sci prevista inizialmente per il primo fine settimana di dicembre.
Il conto, per quanto approssimativo e suscettibile di mille aggiustamenti, è presto fatto. L’anno scorso nei primi 10 giorni di dicembre le presenze alberghiere avevano toccato quota 40.000. Quest’anno la Camera di commercio ipotizza che ci possa essere un calo vicino al 40%, circa 15.000 presenze in meno, quindi.
Se il costo medio di una giornata in albergo è di 100 euro e se un turista si ferma almeno 3 o 4 giorni, ne esce una cifra di 6 milioni di euro. E si riferisce soltanto alle presenze alberghiere inferiori rispetto allo scorso anno. Poi ci sono i mancati incassi dei gestori delle piste da sci, quantificabili tranquillamente in altri 2 milioni di euro (gli impianti di Valtellina e Valchiavenna arrivano a sopportare 30.000 passaggi al giorno con un prezzo medio del biglietto sui 25 euro a persona). Fin qui siamo a 8 milioni in meno, ma va considerato anche tutto l’indotto che viene a mancare per l’assenza di così tanti turisti (consumazioni in bar e ristoranti, acquisti nei negozi ecc).
Ecco perché ipotizzare un danno da 10 milioni soltanto per il turismo legato agli alberghi sembra drammaticamente realistico.

 

 

AMBIENTE. Autunno tropicale: niente pioggia e neve, Cia: "E' emergenza per agricoltura"

01/12/2006 - 11:16

 

Non piove e non nevica. Per l'agricoltura si apre un'altra emergenza siccità. A rischio le recenti semine di cereali, in particolare al Nord; mentre per frutta e ortaggi incombe la minaccia di gelate. A lanciare il grido di allarme è la Cia-Confederazione italiana agricoltori preoccupata per problemi che i produttori agricoli, già alle prese con una persistente crisi strutturale, sono costretti ad affrontare i problemi determinati dalla nuova carenza idrica provocata dall'anomala e particolare stagione autunnale, che assomiglia sempre più ad una tarda primavera.

In molte zone del Paese -ricordano gli agricoltori- non piove da mesi e la situazione nelle campagne si è fatta critica. In altre, invece, nelle scorse settimane si sono abbattuti violenti temporali che hanno causato solo danni, senza irrigare minimamente i terreni coltivati. Il caldo di questi giorni -avverte la nota- ha fatto addirittura germogliare precocemente alcuni tipi di piante e di alberi da frutta che adesso rischiano di essere distrutti dalle possibili gelate che possono verificarsi un po' in tutte le regioni, da Nord al Sud. Stesso discorso per gli ortaggi a campo aperto. Repentini

abbassamenti della temperatura possono determinare gravi danni.Un'altra delle conseguenze di quest'autunno "tropicale" è -rilevano gli agricoltori- la scarsa produzione di castagne e di alcuni tipi di frutta secca, come noci e nocciole. Prodotti che hanno bisogno di molta acqua e temperatura umide. Fenomeni che però non si sono verificati. A dimostrazione di ciò anche la minore raccolte di funghi nei mesi di settembre e ottobre; mentre le api, che in questo periodo dell'anno sono improduttive, continuano a lavorare e a produrre miele.

L'allarme siccità -sottolinea la Cia- riguarda anche le grandi colture. Tra ottobre e novembre nella stragrande maggioranza delle regioni si sono seminati cereali. Così interi campi di grano tenero e duro, proprio per la scarsità delle precipitazioni e della carenza idrica, corrono il pericolo di rimanere fortemente danneggiati. L'eventualità di una risemina non è, quindi, remota.La mancanza, almeno per il momento, di neve è un altro elemento che preoccupa. Le precipitazioni nevose sono indispensabili non solo per la gioia degli sciatori, ma soprattutto per ricreare i bacini montani, rafforzare le falde acquifere e alimentare torrenti e fiumi, fondamentali per irrigare le campagne soprattutto in primavera ed in estate.Per l'agricoltura, insomma, i guai non finiscono mai. Si è appena conclusa un'annata che fa emergere solo dati negativi e se ne è aperta un'altra -conclude la nota- che, per adesso, non promette nulla di buono.

 

MACERATA: Un ponte senza neve

Tutto sembrava perfetto: dicembre, l'inverno, la neve e tre giorni consecutivi di vacanze; purtroppo però il clima rischia di rovinare il programma di molti sciatori che per il ponte dell'Immacolata avevano deciso di trascorrere piacevoli giornate sulla neve, magari sui Sibillini
. Ancora oggi le piste sono pascoli per le mandrie di mucche, mentre gli esperti prevedono che i primi fiocchi 'utili' scenderanno il prossimo 6 dicembre, quando ormai potrebbe essere troppo tardi per regalare tre splendide giornate agli sciatori. A Macerata non si registrava un autunno così mite dal 1950. Intanto sui Sibillini si stanno ultimando le novità che arricchiranno questa stagione: la seggiovia biposto Santa Maria delle Nevi- Sottotetto; la triposto della Maddalena con il nuovo rifugio e la quadriposto Pian dell'Arco- Belvedere. L'8 niente piste innevate, ma la stagione 2006- 2007 si preannuncia già imperdibile sui Sibillini.

 

 

Fa troppo caldo: la neve non arriva


Ignota la data di apertura degli impianti in Valtellina.

 

Gli operatori turistici dell'arco alpino cominciano a essere seriamente preoccupati.
Le temperature registrate in questi giorni non fanno sperare in nulla di buono e le previsioni seguono la falsa riga dell'autunno, con picchi sotto lo zero soltanto a quote molto elevate.
Il problema è dunque uno solo: fa caldo. Troppo per pensare alla neve, persino quella sparata dai cannoni.
Dall'altro capo dell'oceano, in Canada e negli Statoi Uniti, il freddo è pungente come non mai.
Sulle Alpi invece, l'opposto. In Valtellina i disagi prodotti da questa situazione sono molto seri e rischiano di pregiudicare la stagione invernale che ormai bussa alle porte.
I turisti chiamano incessantemente i centri di informazione delle principali stazioni della provincia: la disponibilità alberghiera c'è, ma ad oggi nessuno sa quando potranno cominciare a girare gli impianti. Intanto sui pascoli, anziché vedere sciatori, ci soltanto le capre come nella foto che ci ha spedito Antonio Stefanini.

 

www.vaol.it

 

Manca neve, apertura stagione a rischio

 

MILANO -- E' allarme neve sulle montagne italiane. Dalle Alpi all'Appennino, là dove c'era il bianco delle piste ora c'è il verde dei prati. Manca neve nelle stazioni invernali. E la situazione, sostengono gli esperti meteo, non cambierà nella prossima settimana. Mettendo a rischio l'avvio della stagione sciistica.  


A una settimana dal Ponte dell'Immacolata arrivano notizie poco confortanti per gli operatori turistici. ''Fino a domenica 3 dicembre il tempo resta immutato. Dopo il 3 la tendenza, anche se suscettibile di correzioni - ha detto ll'Ansa il presidente della società meteorologica italiana, Luca Mercalli - non mostra alcun cambiamento netto. Non ci sono grandi possibilità di perturbazioni. Ci sarà aria più fredda ma una grande nevicata da qui all'8 sarà difficile come sara' difficile una bella apertura della stagione sciistica''.

 

Non resta che ricorrere all'innevamento artificiale. Ma anche qui sono problemi. I sistemi hanno bisogno di temperature più rigide delle attuali per avere buoni risultati.

 

Oddio, la montagna è bella lo stesso. Ma d'inverno, il turista si aspetta di vedere il bianco delle piste. ''A oggi sulle nostre Alpi non c'è neve - prosegue Mercalli -. In questa stagione normalmente c'erano già 70 centimetri a 2.500 metri. Invece in molte zone o non c'è proprio. O al massimo, nei casi più fortunati, si arriva a 10 centimetri''.

 

Rapido giro dell'arco alpino per capirci meglio. A Cervinia, in Val d'Aosta, non c'è neve. L'ultima nevicata risale al 21 di novembre, quando caddero 10 centimetri, sciolti in queste settimane. Ad Alagna Valsesia e nel comprensorio Monterosa ski una recente spruzzata ha portato 5 centimetri di manto bianco. A Bormio e Livigno, in Valtellina, si arriva a malapena a 10 centimetri. A Madesimo si fatica ad arrivare a 5. Non va meglio a Cortina, dove una recente spolverata ha portato 10 centimetri di neve. E va ancora peggio a Plan de Corones e all'Alpe di SIusi, in Alto Adige, dove di neve proprio non se ne vede.

 

La temperatura è di 2-2,5 gradi sopra la media stagionale. ''Siamo a fine novembre - spiega Mercalli - ma ancora non ci sono state gelate, tipiche del periodo al Nord. Invece le temperature sono a 5 gradi e le piante sono piene di foglie verdi. Per non parlare del sud dove si registrano anche 17 gradi''.

 

''Sulle Alpi - spiega il meteorologo - la nevicata d'autunno faceva il fondo e poi il freddo conservava lo strato nevoso ma a oggi mancano due elementi fondamentali: la neve e il freddo. Negli ultimi 10 anni è sempre piu' frequente un tempo mite e di neve ce n'è sempre meno e di qualità inferiore''. Per questo inizio di stagione 2006-2007 anche i cannoni possono fare poco. 

 

A scattare una fotografia della febbre delle Alpi anche un recente rapporto del Wwf. Secondo la ricerca, negli ultimi 30 anni le precipitazioni nevose sono diminuite del 20 per cento. Mentre il  60 per cento delle piste italiane è artificiale. 

 

Ed è un dramma anche economico. Perchè la zona delle Alpi, da sola, raccoglieva ogni anno il 12 per cento del turismo mondiale.