Precipita dalla cascata di ghiaccio
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Una delle più forti sci- alpiniste italiane.Trenta
metri di volo nel vuoto, è grave
GIORGIO MACCHIAVELLO
COGNE
Trenta metri di caduta nel vuoto. Attimi in cui fai appena in tempo a sperare
che la corda a cui sei legato si tenda, lasciandoti
appeso con i polmoni svuotati dopo la violenza dello strattone, ma salvo.
Cinzia Sertorelli, 32 anni di Bormio, quei trenta
metri li ha fatti tutti precipitando da una cascata di ghiaccio nella Valle di
Cogne. La neve ha attutito la caduta. Trasportata all’ospedale di Aosta, è
stata subito operata ed è in gravi condizioni.
L’incidente nella tarda mattinata di ieri nella Valleille,
alta Valle di Cogne. Cinzia Sertorelli, un’atleta
esperta impegnata spesso in gare di sci-alpinismo, era con il marito Christian
Bordoni e una guida alpina di Lecco. La via che i tre lombardi stavano
percorrendo si chiama «Pattinaggio artistico» un nome di fantasia, come quasi
tutti gli effimeri percorsi tracciati su cascate che da un inverno all’altro
cambiano in maniera radicale a seconda delle
temperature.
Il caldo
Erano quasi le 11 e la salita era appena cominciata. Quest’anno le alte
temperature non hanno formato la caratteristica colonna di ghiaccio iniziale.
Per arrivare ad «attaccare» la via, occorre prima salire circa trenta metri di
roccia e poi compiere un «traverso» sulla destra fino alla cascata. E’ stato
durante questo passaggio obliquo che Cinzia Sertorelli
ha perso l’equilibrio ed è precipitata. I tre alpinisti non erano ancora
legati, per cui i compagni di salita non hanno potuto
fare nulla per arrestare la caduta. Hanno subito telefonato al Soccorso alpino.
Guide alpine e medico sono arrivati con l’elicottero della Protezione civile.
La donna aveva subito traumi in molte parti del corpo, ma respirava. E’ stata intubata, caricata sull’elicottero e trasportata in pochi
minuti all’ospedale di Aosta. Qui è stata operata d’urgenza. La prognosi è
riservata.
Le temperature atipiche di questo inverno, in generale non rendono ideali le
condizioni delle cascate. Ma alle quote alte e sui versanti non esposti al sole
è possibile, dopo aver accertato la consistenza del ghiaccio, compiere alcune
salite.
La «Pattinaggio artistico» era stata salita per la prima volta nel gennaio
1986, agli albori di questa specialità. Una via affascinante, in un ambiente
d’alta montagna, con vista sul Monte Bianco. Venne
aperta dal grande Giancarlo Grassi, morto 5 anni dopo proprio su una cascata di
ghiaccio, nelle Marche. Perché anche il ghiaccio uccide, senza fare differenza
tra neofiti ed esperti. Le cascate della Valle di Cogne non fanno eccezione.
Una catena di vittime
L’incidente di Cinzia Sartorelli è uno dei tanti
già avvenuti da queste parti. Il 21 gennaio dello scorso anno morirono due inglesi, moglie e marito, precipitati insieme da una cascata
della Valnontey tra le meno difficili. «Errore
tecnico» si disse: stavano compiendo un passaggio legati
tra loro, ma senza alcuna sicurezza alla parete. Nell’inverno 2005 una guida
alpina francese se la cavò con una commozione cerebrale, dopo essere stato
colpito da un blocco di ghiaccio, ancora in Valnontey.
Nel gennaio 2001, nella stessa zona, morì un alpinista olandese. Lui e il
figlio avevano appena conclusa la salita. Stavano scendendo a piedi a fianco
della cascata, slegati. L’uomo perse l’equilibrio, precipitò per trenta metri e
morì sul colpo.
Era sulla via del ritorno anche un giovane lombardo, il 24 marzo 2001. Lungo la
«Repetance superiore» decise per prudenza di tornare
indietro: ormai era mezzogiorno e il ghiaccio non era
più abbastanza compatto. Una slavina lo uccise mentre
stava scendendo.