Morti i tre polacchi bloccati sul Bianco
Ven, 2007-07-06 10:10
AOSTA -- Tre corpi
assiderati e senza vita. Stretti l'uno accanto all'altro in una buca nel
ghiacciaio, scavata con la piccozza nel disperato tentativo di proteggersi
dalla bufera. Ecco cos'hanno trovato le squadre del soccorso alpino, che solo
ieri alle 16 sono riuscite a raggiungere i tre alpinisti polacchi bloccati dal
giorno prima sul ghiacciaio di Bionassay, nel gruppo
del Monte Bianco.
Travolti da una slavina, feriti e impossibilitati a muoversi, i tre sventurati
sono rimasti per una notte intera all'addiaccio, a quasi quattromila metri, nel
mezzo di una bufera infernale. Sono stati stroncati dalle temperature fino
a 20 gradi sotto zero e dalle raffiche di vento che spiravano a oltre 100
chilometri orari.
Raffiche che gli hanno negato l'unica possibilità di salvezza, impedendo
per ore e ore all'elicottero di alzarsi in volo e ai tecnici del soccorso
di raggiungerli a piedi. Solo ieri, nel tardo pomeriggio, è arrivata una
schiarita, che ha consentito alle guide alpine di arrivare sul luogo
dell'incidente. Ma era troppo tardi.
Anna Pasek, Jakub Marek e Jakub Stanowski
erano morti. Tutti e tre giovanissimi, avevano poco più di vent'anni. Sono spirati
lassù, a 3.700 metri di quota, dove cercavano solo un'avventura e un po' di
sport.
Volevano salire sul Monte Bianco dalla via normale italiana. Erano partiti
in cinque, martedì scorso, dalla Val Veny, ed erano saliti fino al Rifugio Gonella
dove hanno pernottato.
Mercoledì mattina presto si sono incamminati verso la vetta, raggiungendo
intorno alle 12 il Dome du Gouter
(4.306 metri), una delle cime più alte nel gruppo Miage-Gouter,
nella parte centrale del massiccio.
Qui però sopraggiunge il maltempo. Neve, vento, nebbia. Immediato il
dietrofront della cordata.
In due ore sono sulla cresta dell'Aiguille di Bionassay.
Ma il destino non vuole lasciarli andare. Una slavina a placche, causata dal
vento, li investe e trascina sul ghiacciaio per oltre trecento metri. Nessuno è
sepolto, tutti sopravvivono, ma nel giro di poco si rendono conto che la
discesa non può proseguire come prima: Anna, nella caduta, ha riportato una
frattura scomposta ad una gamba. I compagni cercano di immobilizzare l'arto con
bastoni e piccozze, ma per lei è impossibile proseguire.
Inevitabile la decisione di separarsi. Due, uno con un braccio rotto,
scendono al rifugio per chiamare aiuto, mentre gli altri scavano una truna profonda mezzo metro per passare la notte al riparo
da quella bufera che si faceva sempre più gelida e forte.
Un'ottima precauzione, che purtroppo però non è bastata. Come sembra non
siano bastati i sacchi a pelo e i viveri che - secondo quanto riferito ieri dal
soccorso all'Ansa Valle d'Aosta - gli alpinisti avrebbero avuto con sé.
Il Soccorso alpino valdostano e il Soccorso della guardia di finanza di Entreves sono entrati subito in azione dopo la chiamata
ricevuta dal Gonella. Ma l'elicottero non riusciva a
volare. Ci ha provato fino a tarda sera, e poi ancora ieri mattina all'alba.
Impossibile.
Squadre di tecnici e guide alpine sono partite a piedi, con nebbia e forte
pericolo di valanghe. Ma non sono riuscite ad individuare il luogo dell'incidente
fino alla schiarita del pomeriggio.
Ora le salme dei tre
polacchi sono state riportate a Curmayeur, dove si
attende l'arrivo dei parenti.