90° anniversario
della disgrazia dello Scerscen
La Valmalenco onora i giovani alpini scomparsi nella tragedia. A cura di
Angelo Granati.
Pubblicato il: 13/08/2007
Nei primi giorni dell'aprile del 1917 perirono tragicamente in Valmalenco
24 giovani alpini. Il 1° aprile, dopo abbondanti precipitazioni nevose, una
grossa valanga staccatasi dal Sasso Moro, nella sua disastrosa discesa a valle,
travolse l'albergo Musella, dove erano distaccati 28 alpini. Nove giovani
alpini perirono sotto le macerie, vanamente soccorsi dai loro commilitoni.
Il giorno successivo, il 2 aprile, una colonna di 42 alpini, proveniente
dal Rifugio Marinelli e diretta alla Musella, nel risalire il versante verso la
bocchetta delle Forbici, veniva investita da un'altra immane valanga staccatasi
dalla cima occidentale di Musella. Quindici giovani alpini venivano trascinati
a valle e, nonostante il prodigarsi dei commilitoni superstiti ed il
pronto arrivo di una colonna di soccorsi guidata dal capitano Valsecchi,
composta di circa 150 alpini, non furono trovati in tempo. I soccorritori
lavorarono alacremente, ma vanamente per tutta la giornata e la notte.
Nella mattinata del 3 aprile, a parte alcuni bastoni ed alcuni cappelli non
vi era ancora traccia dei 15 alpini sepolti ed ormai, visto il lungo tempo che
erano rimasti sotto la spessa coltre di neve della valanga, sicuramente deceduti.
Un tragico e sfortunato evento che scosse tutta la Valmalenco, la
Valtellina ed ebbe forte eco in tutt'Italia. Un evento che ancora oggi, 90 anni
dopo, lega a questa selvaggia e solitaria valle incastonata sotto le pendici
del Bernina, i familiari ed i commilitoni di quei giovani. Ventiquattro vite
stroncate nel fiore della loro gioventù da un tragico destino che ancora oggi,
dopo ben 90 anni, lascia annichiliti. La Valmalenco e la locale Associazione
Nazionale Alpini, ogni anno, accolgono con affetto i familiari provenienti da
tutte le regioni d'Italia. Quest'anno, in occasione del 90° anniversario, in
Val di Scerscen, sabato 11 agosto, a ricordare i caduti, c'erano più di 200
persone.
Tra esse i Sacerdoti Don Renato Lanzetti, Parroco di Lanzada e Don Angelo
che hanno officiato la Santa Messa. Erano inoltre presenti i Sindaci dei Comuni
della Valmalenco: di Lanzada, Fabio Sertore, di Caspoggio, Marzio Pegorari, di
Torre Santa Maria, Paolo Marocchini, di Spriana, Ivo Del Maffeo. Le delegazioni
ANA presenti rappresentavano la Valtellina ed i luoghi di provenienza dei
giovani alpini. Due nuove targhe sono state poste sul monumento. Una,
finalmente, ricorda anche i nove alpini periti a Musella e l'altra ricorda
Pasquale Torti, Direttore dei rifugi e delle Guide di Valtellina, Cavaliere
della Corona d'Italia che, con abnegazione e zelo si prodigò nel prestare
soccorso agli alpini travolti dalle valanghe.
Durante la cerimonia é stato, inoltre, ricordato Tito Di Blasi che,
impossibilitato a partecipare, con encomiabile impegno, ha contribuito in
questi anni a raccogliere tutte le informazioni utili a documentare e fissare
nella nostra memoria i tragici eventi della val di Scerscen.
Durante la Santa Messa a ricordo dei caduti, Don Renato Lanzetti, nella sua
bella omelia, ha ricordato i giovani e si è soffermato sul significato
della parola pace, auspicando che ogni uomo di buona volontà si adoperi
fattivamente per essa, anche per onorare degnamente la memoria di tutti quei
giovani che hanno sacrificato e sacrificano la loro vita per garantire a tutti
noi un futuro sereno.
Un messaggio forte che ognuno di noi, tornando a valle, porterà per sempre nel
proprio cuore.
Testo e foto di Angelo
Granati
La valanga che travolse
gli Alpini sciatori in Valmalenco
QUALCHE NOTA
PARTICOLARE
Le fotografie inedite
provengono dall'archivio di Alfredo Torti di Verona
gentilmente concesse in
memoria del nonno Pasquale Torti
che nel 1917 era
direttore del CAI di Sondrio
e organizzava il corso
Alpini Sciatori alla Capanna Marinelli
vedi didascalie in calce
La
vita dei militari dell'OAFN, negli sparsi presidi dì Valtellina e Val
Chiavenna, doveva procedere senza troppe scosse, senza avvenimenti cioè tali da
meritare dì essere riportati nel Diario storico del Comando del Settore Mera
Adda, ritrovato presso l'Archivio dell’Ufficio Storico.(*20).
Tale
diario segna, con monotona quotidianità, gli avvenimenti importanti dall’
1.4.1917 al 30. 11. 1918.
Caratteristica,
una burocratica avvertenza sulla copertina ”Un breve cenno sullo stato
atmosferico chiude la narrazione degli avvenimenti in ciascuna giornata. Il
Comando Supremo, i Comandi delle Grandi Unità e le Intendenze registrano anche
la temperatura dell’aria, misurata in centigradi, in un punto esposto a nord ed
all’ombra alle 7, alle 15, alle 22”.
Il 1° Aprile troviamo comunque qualcosa ili
più importante e cioè che il 77°, il 76° e il 242° Battaglione di Milizia
Territoriale sono riorganizzati come Truppe di Prima Linea (vedi nota
precedente); tuttavia apprendiamo anche che lo stato atmosferico dà pioggia.
Ma
il 2 aprile è riportato un avvenimento assai importante, che ancora oggi è ben
noto in tutta fa Valmalenco: le valanghe che purtroppo produssero numerosi
morti tra gli Alpini del Corso Sciatori alla Capanna
Marinelli!
Infatti
così è scritto: "il Comandante del Settore, Signor Generale Lepore,
accompagnato dal Sottotenente Carraro, si reca a Sondrio (ore 17) per gli
accidenti avvenuti al Corso Skyatori dì Capanna Mannelli (allegato n. 3)".
L'allegato, diligentemente conservato, è il rapporto spedito dal Maggior
Generale Lepore, Comandante del Settore Mera Adda (la cui sede era al momento a
Chiavenna) al Comando dell'Occupazione Frontiera Nord situato a Varese.
Oggetto: "disgrazia avvenuta su Alpe Musella e Bocchetta delle Forbici
agli sciatori del Corso Rifugio Marinelli”.
Il
rapporto, datato 4 aprile 1917, è del massimo interesse perché è la narrazione,
a caldo, dei tragici avvenimenti che produssero la perdita di ben 23 (ma
probabilmente 24 - vedi sotto) nostri Alpini a Musella e nel Vallone dello
Scerscen. Non mancano giudizi sui personaggi più o meno direttamente coinvolti
e .sulla situazione generale; un documento che varrebbe la pena di riportare
integralmente ma che per ovvi motivi dì spazio, cercheremo di riassumere.
Al
comando del Corso Sciatori era in quel tempo il Capitano Valsecchi, anch’esso
noto alpinista, che il 1° Aprile, avendo visto il pessimo tempo e “pratico
della montagna”, aveva interrotto ogni comunicazione tra i vari Distaccamenti e
cioè tra il Rifugio Marinelli, l’Albergo Musella e Tornadri. Era quindi
convinto "che tutto il personale dipendente fosse convenientemente ai
riparo dalle insidie della montagna".
Ma purtroppo alle 16,30 una grande valanga
si distacca "dall'Alpe Fellaria raggiungendo l’Alpe Musella". Basta
dare un'occhiata ad una cartina per rendersi conto che è impossibile che
dall'Alpe Fellaria «una valanga scenda su Musclla, anche in base a ricordi
locali è assai più probabile che si sia fatta confusione tra l’Alpe Fellaria e
il Sasso Moro. Comunque la valanga, parte direttamente, parte con lo
spostamento d’aria, distrusse l'Albergo Musella ove erano 28 Alpini. Sono gli
stessi sopravvissuti e i feriti meno gravi che aiutano gli altri sepolti a
liberarsi. Alla fine vi saranno 8 morti, 14 feriti, 6 incolumi. Nel frattempo
il caporale Parolini scende a Tornadri. ove sono altri 80 militari, per dare
l'allarme. Di qui immediatamente muovono i soccorsi che incontrano i
sopravvissuti e i feriti che stanno a loro volta divallando (solo il caporale
Bottagisi non ha voluto abbandonare gli ultimi 2 caduti non ancora recuperati).
La
notizia perviene al Comando di Presidio di Sondrio il giorno 2 e si mette
ulteriormente in moto la macchina dei soccorsi disturbata però "per la
valanga che ostruì la rotabile poco a sud di Torre Santa Maria a mezza strada
circa tra Sondrio e Chiesa". Si recano subito a Tornadri l’ufficiale
medico del IV/91° Battaglione di Fanteria, il Tenente dei RRCC Comandante la
Tenenza di Sondrio, ed anche il Comandante della Compagnia della Regia Guardia
dì Finanza di Sondrio. Quest'ultimo viene duramente criticato dal Generale
Lepore poiché pare che, arrivato a Chiesa e accortosi che nessun Finanziere era
coinvolto, se ne tornasse subito a Sondrio. Invece i suoi sottoposti
della caserma di Franscia, pare prestassero tutto l'aiuto possibile.
Ricordato il medico condotto di Chiesa che, benché gravemente indisposto,
si recò subito a soccorrere gli infortunati. Lodato anche il "Direttore
del Club Alpino Signor Torti Pasquale che si è portato di persona sul posto e
l'opera sua è riuscita utilissima perché pratico della località e della vita in
alta montagna". Tuttavia è probabile che il Torti sia accorso non tanto
per la tragedia di Musella, quanto per quella avvenuta nel frattempo nel
vallone dello Scerscen.
In
effetti, il Capitano Valsecchi alla Marinelli, essendosi il tempo alquanto
abbonacciato, e allo scopo di provvedere di viveri e legna il Rifugio
Marinelli…“ invia a valle un drappello di ben 42 tra i migliori sciatori al
comando del Tenente Ghiglione, con il Sottotenente Giuliano, un Sergente e il
Caporale Battaglia. Quest’ultimo è un arditissimo sciatore, precede tutti a
Musella e, saputa della disgrazia sopra descritta, ritorna immediatamente per
dare l’allarme alla Capanna Marinelli.
Ma
nel frattempo i suoi compagni, mentre si portavano verso la Forcella delle
Forbici, sono a loro volta investiti «da una valanga staccatasi dalla Bocchetta
Scotti”. Benché sia stato tra i redattori della Guida CAI/TCI “Bernina”,
francamente non ho mai sentito parlare di tale intaglio; non è escluso che si
tratti di una tipica denominazione militare come tante utilizzate sotto le armi
per indicare quote, case, ecc, senza nome sulle carte.
Sta
di fatto che tutti sanno che la valanga si staccò dalla cima occidentale di
Musella, investendo in pieno il nostro plotoncino.
Il
Tenente Ghiglione e il Caporale Battaglia danno l'allarme e «contemporaneamente
si precipitarono per la china riuscendo così a non essere investiti”.
Ma,
purtroppo, 15 Alpini sono presi m pieno da una enorme massa di neve. I
sopravvissuti iniziano a scavare, mentre giunge nel frattempo il capitano
Valsecchi con tutti gli altri Alpini, circa 150. Nonostante ogni sforzo (
furono praticati vari pozzi profondi circa 20 metri ), a mezzodì del 3 aprile
ancora non si era trovato altro che bastoni e cappelli ma nessuna traccia dei
sepolti ormai sicuramente deceduti.
Ecco
così che agli 8 caduti di Musella, se ne sommarono altri 15 nel
Vallone dello Scerscen, che oggi sono ricordati dal "cimitero degli
Alpini" dì recente restaurato dall' ANA di Lanzada, mentre non ci
risulta che nulla ricordi i caduti di Musella.
Lo
scritto è tra l'altro assai interessante perché ci permette di
ricostruire, almeno approssimativamente, il nnmero degli Alpini interessati al
corso sciatori: poco meno di 200 alla Marinelli, 28 a Musella, 80 a
Tornandri, più di 300 persone quindi che, a quanto si legge su altri rapporti,
occuparono per mesi tale rifugio che fu anzi in quella occasione notevolmente
ampliato. Un simile spiegamento d! forze alla Marinelli, se da un lato serviva
innegabilmente all'addestramento, dall’altro era anche utile dal punto di vista
della difesa del gruppo del Bernina che. come abbiamo visto nei rapporti
Brasca, era considerato di grande importanza strategica.
Ma altri fulmini, pur se fortunatamente
meno sanguinosi, si stavano addensando sul capo del Capitano
Valsecchi.
L’11
Ottobre 1917, il Generale Mambrettì, Comandante l'Occupazione Avanzata
Frontiera Nord, scrive imperiosamente al Comando del Settore Mera Adda per
avere informazioni: gli risultano troppi uomini nei drappelli sciatori e
soprattutto dei "reparti per lavori stradali di Mnsclla e Tornadri",
dì cui a Varese nulla sembra sì sappia. Tatto ciò anche forse in seguito ad un
promemoria del Sottotenente Migliavacca (firma poco leggibile) in cui si fanno
rilevare notevoli lavori al Rifugio Mannelli e dintorni.
Il 19 ottobre il Distaccamento Sciatori
Mera-Adda, a firma dei Capitano Vatsecchi, risponde al Comando di Settore
Mera-Adda che evidentemente gli aveva chiesto lumi. È un lungo rapporto
denominato "Lavori in Valmalenco" con allegato uno schizzo e varie
interessanti fotografie, in cui si spiega cosa è stato fatto e con quale
organizzazione. Da esso possiamo trarre anche interessanti informazioni sulle
varie attività dei corsi sciatori.
Veniamo
così a sapere che essi iniziarono nel settembre del 1916 con 40 allievi, saliti
a 100 col secondo corso e a 160 col terzo. Il Capitano, non potendo
alloggiare tanta gente, propose alla direzione dei corsi e al deposito del 5°
Alpini (a Morbegno) di effettuare lavori; anche per trasportare più celermente,
nella buona stagione, materiale al rifugio evitando la valanga che produsse una
perdita di 24 uomini. (22) abbiamo visto più sopra come i morti accertati
fossero 23: evidentemente uno dei feriti più gravi in seguito morì).
"Il
Valsecchi fa notare che il Comando Supremo tramite la Direzione dei
Corsi Sciatori aveva approvato in parte le
proposte. Nel frattempo il Valsecchi ritiene che
la costruzione di una nuova mulattiera da Tornadri alla Marinelli sia
fondamentale per velocizzare e migliorare i
trasporti. Questo il dettaglio dei lavori eseguiti:
a)
strada mulattiera da Tornadri a Campascio
b)
sentiero mulattiera da Campascio a Marinelli
e)
ricovero a secco per cucina a Musella alta, adattando una baita abbandonata
d)
taglio ed accatastamento e trasporto legna
e)
ricovero sotto la Bocchetta delle Forbici al coperto dalla linea di confine
f)
serbatoio di acqua con bacino naturale al Rifugio Mannelli onde rimediare alfa
deficienza d'acqua nella stagione invernale
g)
ricovero a secco alla Mannelli per magazzini ed eventualmente accantonamenti
h)
baracca di legno a Sondrio con legname fornito dal commercio e con mano d'opera
militare per 180 posti
i)
adattamento in modo definitivo del rifugio vecchio
Marinelli.
Per
effettuare tutti questi lavori, il Valsecchi ritiene di
utilizzare tutti i militari, liberi da altri servizi, che ha sottomano. Per
evidenziare come il tutto sia costato poco, elenca:
a)
la strada mulattiera fu fatta tutta da soldati con pietrame del posto e con
legname ceduto gratis dai Comuni della valle
b)
ì ricoveri sono tutti a secco con mano d'opera dei soldati, pietrame del luogo
e legname fornito gratis dai boschi comunali
e)
la baracca in legno approntata alla Mannelli costa £ 9500 circa. Qualora non
fosse lassù utilizzata potrebbe servire altrove...
d)
l'adattamento definitivo del rifugio vecchio capace dì 16 alloggi ufficiali e
di 160 uomini truppa, importò £ 4500 circa unitamente alla spesa per gli
esplosivi, per lo sbancamento del piazzale occorrente per l’eventuale
piazzamento delle baracche e noleggio attrezzi.
Totale
generale £ 14.000.
Il
Valsecchi afferma che "relazione dei lavori fatti a tutto settembre fu già
inviata alla Direzione di Brescia". Immaginando anche le critiche che si
vanno addensando sul suo capo, chiarisce pure che i lavori furono fatti
"senza disturbare tutti gli altri servizi del drappello di Chiesa che si
svolsero sempre con piena soddisfazione dei Comandi Superiori”.
In conclusione il nostro Capitano "ha
creduto di continuare in quella iniziativa che datava dall'anno scorso e che
approvata per la parte di bilancio dagli enti amministrativi, fu lodata dal
Direttore dei corsi nella sua visita alla Marinelli nella primavera dell'anno
corrente per quanto ne risultò di utile ai corsi e al miglior accantonamento
dei soldati allievi".
In
conclusione il Valsecchi, inizialmente coperto da ben precisi ordini, ha
ritenuto dì sua iniziativa di proseguire i lavori per migliorare gli
alloggiamenti, gli accessi e quant’altro.
Ma l'italica burocrazia non ammette tali
libertà d'iniziativa e il 24 ottobre 1917 il Comandò OAFN, a firma del Ten.
Generale Mambretti, fulmina gli arresti di rigore (nella lettera non è detto
quanti giorni) al povero Capitano Valsecchi con la seguente motivazione:
"Comandante di distaccamento skyatori non autorizzato dall'autorità
competente si arbitrava a compiere lavori estranei al servizio affidatogli
utilizzando all'uopo anche elementi dei dipendenti drappelli, che pertanto
venivano distolti dalle speciali mansioni loro affidate". Inoltre il
Capitano Valsecchi viene trasferito d'ufficio in Val d'Ossola.
Ma
non tutta la burocrazia è cieca e il Generale che comanda la Divisione
Territoriale di Breccia, anch'essa interessata ai lavori e da cui dipendevano
gli Alpini del deposito del 5° Reggimento, rispondendo ai quesiti posti dal
Comando OAFN, in data 13 novembre 1917 così conclude la sua lettera:
"... (precisando che) ...alcuni dei lavori furono eseguiti per
semplice sua iniziativa (del Valsecchi), lo scrivente Comando, pur ritenendo
che tali lavori prima di essere iniziati avrebbero dovuto ottenere la sanzione
della Autorità, da cui direttamente il Distaccamento dipendeva, tuttavia si
permette di subordinatamente rappresentare che l'iniziativa può in parte essere
scusabile dalla considerazione che tutto ciò che è stato compiuto ha avuto lo
scopo di predisporre, in stagione favorevole, per eventuali nuovi corsi
schiatori, al lodevole intendimento di evitare il ripetersi di gravi incidenti,
quali sì erano manifestati nell’anno precedente e che causarono la morte di un
numeroso drappello di schiatori".
La
pratica non chiarisce se il Capitano Valsecchi ebbe infine gli arresti di
rigore e se fu trasferito nella lontana Val d'Ossola.
Le
fotografie:
1
- la capanna Marinelli com'era nel 1917 prima dei lavori di ampliamento
2
- recupero degli alpini travolti dalla valanga
3
- il monumento degli Alpini in fase di costruzione
4
- 1919 - Il monumento degli Alpini appena costruito
5
- 1919 - la nuova Capanna Marinelli e il piazzale antistante alla fine dei
lavori di ampliamento
6
- 1919 - ripresa invernale della nuova capanna Marinelli