Il gelo e la neve fanno strage di
animali nel Pamir cinese
LIVORNO. Secondo gli ambientalisti cinesi centinaia di
migliaia di animali selvatici sono bloccati dalla neve e minacciati dalla fame
nelle montagne del sud ovest della regione autonoma dello Xinjiang.
Un allarme stavolta confermato anche ufficialmente all’agenzia stampa Xinhua da Dai Zhigang, direttore
della stazione di protezione degli animali minacciati dell’Ufficio delle
foreste di Kashi: «Molto resta da fare per salvare
dalla fame gli animali selvatici presi in trappola dalla neve sull’altipiano
del Pamir nella regione occidentale della Cina. Nuove
scoperte di animali morti, principalmente di specie erbivore e di uccelli
selvatici, sono state rapportate dai guardiani ogni giorno dopi il 7 febbraio,
giorno dal quale le tempeste di neve sono calate. La stazione non ha ancora
potuto fornire bilanci esatti delle morti, fatti dal personale, per poter
effettuare uno studio completo».
Il versante est dell’altipiano è la principale area di riproduzione di 300
specie di uccelli e di oltre 100 specie di mammiferi, tra i quali l’argali di Marco Polo del Pamir (Ovis ammon poli – nella foto), la
più grande sottospecie di questi ovini, e la cigogna
nera, due animali considerati tra i più minacciati della Cina.
Le nevicate più gravi registrate negli ultimi 50 anni hanno impedito l’accesso
ai siti di pasturazione degli animali. Secondo l’osservatorio del Xinjiang la neve ha completamente ricoperto oltre 700 mila
chilometri quadrati nel corso dei primi due mesi del 2008.
L’aiuto agli animali selvatici è passato in secondo piano anche perché le
tempeste di neve ed il gelo hanno colpito duramente l’agricoltura e la
zootecnia dello Xinjiang, causando danni per 4,7
miliardi di yuans (653 milioni di dollari) e
uccidendo oltre 100 mila capi di bestiame.