Le prime parole di uno dei due alpinisti recuperati dal Nanga Parbat
al telefono con Agostino Da Polenza che ha coordinato i soccorsi da Bergamo

Nones: "Travolti da piccola valanga
ma è stato ieri, oggi stiamo bene"

 

Nones: "Travolti da piccola valanga ma è stato ieri, oggi stiamo bene"

Walter Nones al campo base prima della spedizione

"Stiamo bene, stiamo bene, ieri c'è stata una valanghina ma oggi siamo venuti giù bene". Sono state queste le prime dette da Walter Nones appena sceso dall'elicottero che ha recuperato lui e Simon Kehrer sul Nanga Parbat.

In collegamento con Agostino Da Polenza, che dalla base bergamasca di Everest K2-Cnr per tutti questi giorni e queste notti ha coordinato i soccorsi, Nones appare in forma nonostante alcuni accenni di tosse. La sua voce viene accolta dalle urla di gioia e di soddisfazione degli operatori della centrale di soccorso.

"Chiamate a casa, subito", dice Da Polenza nel primo contatto con Nones. Quest'ultimo non capisce bene, forse per un disturbo sulla linea, forse per l'emozione: "Cosa? - dice - Devo chiamare casa?". E Da Polenza gli risponde scherzoso: "Vuoi forse aspettare domani?".





"Sono felicissima ma non posso dire altro. Devo allattare il mio bambino", è la reazione di Manuela Nones dopo aver avuto la notizia che suo marito Walter è stato finalmente recuperato. "Mio figlio Eric ha quattro mesi e non vuole saperne di aspettare", ha detto Manuela.

Nones e Kehrer saranno portati "a Gilgit, la capitale del Baldistan, nel nord del Pakistan", ha precisato Da Polenza. "Si fermeranno in albergo e nel pomeriggio, dopo essersi un po' tranquillizzati, rimarranno in contatto con noi per una videoconferenza". Walter e Simon rientreranno presto in Italia, ha aggiunto. "E' una data ancora da fissare - ha detto - ma credo che torneranno a breve".


 

Soccorsi da due elicotteri pakistani dopo l'ennesima notte alla ghiaccio

Salvi i due alpinisti italiani

Dal Cern di bergamo, i due sono stati seguiti nel loro percorso via telefono

Sono al sicuro Walter Nones e Simon Kehrer, i due alpinisti italiani bloccati da dieci giorni sul Nanga Parbat. Due elicotteri pakistani li hanno tratti in salvo, arrivando al campo base. In mattinata hanno raggiunto un pianoro di 5.700 metri dopo essere scesi con gli sci dal colle. 

Maurizio Gallo e Agostino Da Polenza, che hanno coordinato i soccorsi dalla sede del Comitato “EvK2Cnr” a Bergamo, hanno
seguito per telefono il loro percorso.

Seguendo un via alternativa, si sono posti sotto un crepaccio da cui molto prima si era staccata una valanga: quindi, erano al sicuro. 

Sul Nanga Parbat le condizioni meteo sono migliorate, permettendo la buona riuscita dell'operazione.


Giambattista Salis

 

Nanga Parbat, è finita l'odissea dei due alpinisti italiani

 




Stamattina tutto è finalmente andato per il verso giusto. Presto, intorno alle 5.30 in Pakistan, Maurizio Gallo, uno dei soccorritori italiani, comunica ad Agostino da Polenza, nella base EvK2-Cnr di Bergamo, che il tempo è bello e che non ci sono nebbia e neve. Intorno alle 7 i soccorritori, Gallo e Mondinelli, riescono a individuare Nones e Kehrer che scendono di quota.
"Li abbiamo visti, stanno scendendo con gli sci, dritti sotto il colle", annuncia Gallo al telefono satellitare alle 7.45, ora locale. “Gli italiani - dice Gallo - appaiono veloci ma non seguono la via Bhul. Vengono giù dritti, faranno una doppia sul seracco più grande". In un’ora, i due alpinisti riescono a scendere con gli sci dai 6.600 metri – dal colle dove hanno passato la notte - fino ai 5.700, superando due crepacci, uno dei quali in corda doppia, e raggiungono un pianoro del ghiacciaio adatto per l'arrivo degli elicotteri. Qualche minuto dopo, Gallo richiama. "Sono sopra il crepaccio più basso - dice l'alpinista - dove si era già scaricata una valanga quindi sul sicuro. Hanno fatto un traverso in neve alta abbastanza pericoloso ma adesso mi pare che possano lavorare abbastanza sicuri. Sono nel punto migliore del crepaccio. Poi è abbastanza facile scendere più in basso perché trovano dei piani molto buoni attorno ai 5.900 metri". Intanto, sul Nanga Parbat il tempo è buono. Alle 9 di mattina in Pakistan, Walter Nones comunica al telefono satellitare di Gallo: i due sono fermi e aspettano il recupero. Dopo nove giorni e dieci notti passati sui ghiacciai del Nanga Parbat, tra condizioni meteo avverse e la scomparsa del loro compagno di cordata, Karl Unterkircher, Nones e Kehrer sono stanchi. Dopo la gioia, arriva, insieme ad alcune nuvole, di nuovo la preoccupazione per un eventuale peggioramento delle condizioni meteo. Si infittiscono i contatti telefonici tra Maurizio Gallo sul Nanga Parbat, da Polenza a Bergamo, l’ambasciata italiana in Pakistan e il comando militare pakistano. Dopo tre ore, quando in Pakistan è mezzogiorno e in Italia le 8 di mattina, i velivoli per il soccorso riescono a raggiungere il campo base e a individuare l’esatta posizione di Nones e Kehrer sul ghiacciaio. Dopo un breve rientro alla base per alleggerire gli elicotteri di ogni attrezzatura non necessaria, ripartono e finalmente riescono a recuperare i due alpinisti. La gioia degli alpinisti, tutta la tensione si scioglie in un lungo abbraccio con i soccorritori.


walternones2.jpg "Stiamo bene, stiamo bene, ieri c'è stata una valanghina ma oggi siamo venuti giù bene". Sono queste le prime parole di Walter Nones appena sceso dall'elicottero che lo ha recuperato sul Nanga Parbat. In collegamento con da Polenza, che ha coordinato per tutto questo periodo, giorno e notte, i soccorsi dalla base bergamasca di Ev-K2 Cnr, Nones è apparso in forma nonostante alcuni accenni di tosse. Al suono della sua voce, salgono immediate le urla di gioia e di soddisfazione degli operatori della centrale di soccorso. E quando da Polenza dice loro di chiamare casa per avvertire della bella notizia Nones, che forse non ha sentito bene, risponde: "Cosa? Devo chiamare casa?". E da Polenza gli risponde scherzoso: "Vuoi forse aspettare domani?". Ora i due alpinisti sono in un albergo di Gilgit, la capitale del Baldistan, nel nord del Pakistan. "Si fermeranno in albergo - ha detto da Polenza - e nel pomeriggio, dopo essersi un po’ tranquillizzati, rimarranno in contatto con noi per una videoconferenza". Nonostante i tanti giorni passati sul Nanga Parbat in situazioni al limite, i due alpinisti “stanno bene, anche se sono molto affaticati per l'adrenalina di questa mattinata", ha spiegato da Polenza. "C'è stata - ha aggiunto - prima la parte alpinistica tiratissima e poi c'è stato il ritorno in questo mondo, anche in quello della comunicazione che evidentemente li ha messi ancor più sotto stress, ma che ha contribuito anche a renderli ancora più tonici". Poi, il coordinatore racconta le fasi dei soccorsi. "Stamattina alle 3.40 abbiamo visto due punti lassù sulla cresta dove avevamo ipotizzato che Walter e Simon avessero posizionato il loro campo – ha detto da Polenza- . Sono scesi rapidamente lungo la loro verticale e sono arrivati a un grande crepaccio. Li abbiamo visti attrezzare una corda doppia per poi proseguire ad una zona di seracchi, di crepacci, e ad un grande plateau abbastanza lontano dalla parete per essere al sicuro dalle valanghe. Tutta quest'operazione - racconta da Polenza - è durata circa due ore. C'è stata grande concitazione nei due alpinisti che erano lì, ma sono stati molto bravi, rapidi ed efficaci. Sono scesi di quasi mille metri portandosi ad una quota accessibile per il recupero degli elicotteri. Questa era la condizione che doveva essere raggiunta per poterli portare via in maniera rapida. E in effetti poi la cosa è stata fatta in breve tempo".

. "Abbiamo passato giorni non belli - spiega Walter Nones in videoconferenza da Gilgit - ma la forza ci ha fatto arrivare sani e salvi al campo base". Racconta poi del drammatico 'incidente di Karl: "Eravamo a 6.000 metri di quota - dice Nones - la neve era molle e Karl avanzava adagio perché ad ogni passo sprofondava fin sopra alle ginocchia. A un certo punto non si è più visto. Ha fatto un volo di circa 15 metri in un crepaccio, andando a sbattere più volte contro la roccia e gli è andata sopra tanta neve. Lo abbiamo cercato immediatamente e lo abbiamo trovato quasi subito - aggiunge - però ci siamo resi conto che ormai non c'era più niente da fare". I due alpinisti, bloccati successivamente dal maltempo per dieci giorni sulla parete del Nanga Parbat, avevano sperato fino a ieri di poter riportare in Italia il corpo del loro capo spedizione: "Il recupero sarebbe troppo rischioso - spiega da Polenza-. Si dovrebbero mettere a rischio altre vite umane e questo non è possibile. Sono sicuro che anche Karl non lo vorrebbe". Poi prosegue di nuovo Nones: "Appena abbiamo visto una schiarita siamo scesi come dei pazzi per arrivare al campo base.

Avevamo ancora in testa di portare a casa anche Karl, ma purtroppo non è stato possibile". "È stato doloroso perdere così un grande amico e un grande alpinista - sottolinea Simon Kehrer -. Durante tutta la scalata, anche dopo l'incidente, lo vedevo davanti a me che mi incitava. Ha lasciato un vuoto enorme". Domani, i due alpinisti partiranno per Islamabad, mentre il loro rientro in Italia è previsto tra sabato e domenica. 
In ricordo del capocordata, vicino al campo base Nones e Kehrer hanno lasciato una targa per lui. "C'è una grande soddisfazione – ha spiegato da Polenza - per il risultato raggiunto, anche se certamente rimane nel cuore il dolore per la perdita dell'amico Karl". Prima di rientrare in Italia, Walter Nones e Simon Kehrer dovranno “assolvere a delle procedure burocratiche per avere il certificato di morte di Karl”. Il suo corpo non verrà recuperato, sarebbe troppo pericoloso e quindi rimarrà sul Nanga Parbat” ha spiegato Francesca Steffanoni, di Ev-K2 Cnr. Durante la videoconferenza organizzata dal comitato Everest-K2-Cnr, Nones ha raccontato alcuni particolari sulla morte di Karl.

l giorno prima del salvataggio, i due alpinisti non si erano potuti muovere dalla loro postazione perché intorno alla tenda c’era un'area di perturbazione come anticipato dalle previsioni meteorologiche. Nonostante le previsioni avessero ipotizzato il bel tempo, in alta quota si era poi scatenata una forte tormenta che aveva impedito a Nones e Kehrer si proseguire il cammino verso valle. Intorno alle 15.30, arrivava la comunicazione dai responsabili della base soccorsi di Bergamo Everest – K2 Cnr. "All'80% Walter Nones e Simon Kehrer oggi non potranno muoversi dalla loro tenda sul ghiacciaio del Nanga Parbat". Inoltre da Polenza aveva spiegato il percorso per i due alpinisti. "Devono scendere da quota 6.600 a 6.000 metri  e davanti a loro c'è un grande ghiacciaio. All'inizio del percorso c'è una grande cresta e perciò dovranno trovare la diagonale giusta per evitare una zona molto ripida e piena di crepacci, sopra la quale, tra l'altro, gli elicotteri comunque difficilmente potrebbero intervenire". A fine giornata, però, a causa della bufera che si era scatenata in quota, i soccorritori decidevano di rimandare tutto al giorno successivo. Per i due alpinisti, per la visibilità zero, non c’era stata possibilità di muoversi da dove avevano fissato il bivacco, sulla via Bhul, a monte del Ralhiot Peak. "Ci basterebbero due ore - ha detto Nones ad Agostino da Polenza - per vedere dov'è la cresta bassa. O anche solo 10 minuti di schiarita per riuscire a fare una foto al ghiacciaio e decidere la linea di discesa. Il problema è che oggi non abbiamo avuto nemmeno quelli. Comunque stiamo bene, non fa troppo freddo". "Fanno bene a restare lì - dice Silvio “Gnaro” Mondinelli, uno dei soccorritori - perché non vedono niente ed è la scelta più sicura. Purtroppo è una conca di ristagno dove si formano umidità e nebbia. Loro comunque sono stati bravi. Walter ha ancora una bella voce, non ha perso la testa. Hanno tenda, sacco a pelo e gas e cibo per due giorni, dunque si sono gestiti bene. Ma adesso è importante che inizino ad abbassarsi perché dieci giorni lassù sono tanti".

 

Piena soddisfazione è stata espressa dal ministro degli Esteri Franco Frattini che, sin dall'inizio, ha seguito personalmente la vicenda dei due alpinisti italiani rimasti bloccati sulle pareti del Nanga Parbat. Inoltre, il ministro ha voluto esprimere i suoi ringraziamenti a quanti si sono adoperati per assicurare un efficace coordinamento delle operazioni di salvataggio dei due alpinisti italiani, in particolare l'Unità di Crisi della Farnesina, l'Ambasciata d'Italia a Islamabad ed il Comitato Everest K2 Cnr, guidato dal noto scalatore Agostino da Polenza. E un sincero apprezzamento anche per le autorità pakistane per la messa a disposizione dei mezzi aerei e tecnici per le operazioni di soccorso.
"Hanno mostrato di essere eccellenti alpinisti": è commosso e felice Reinhold Messner per il recupero degli alpinisti sul Nanga Parbat. Il re degli ottomila considerava Karl Unterkircher - inghiottito da un crepaccio sulla “montagna nuda” una sorta di erede spirituale del proprio modo di scalare le montagne, senza ausilio tecnologico e con la tipica caparbietà sudtirolese: "Quella di Karl - dice - è stata una grande tragedia, ma ora è il momento della felicità e dei complimenti per Walter e Nones che hanno resistito così a lungo e che, ora, sono salvi". "Hanno mostrato che ci sanno fare - ha detto - : è bastato loro qualcosa da mangiare, un po' di gas per cucinare e un telefono satellitare".
"Dopo giorni di apprensione finalmente la notizia che aspettavamo - afferma il presidente della Camera, Gianfranco Fini - Il mio apprezzamento va alle autorità pakistane, all'unità di crisi della Farnesina e a tutti coloro che si sono impegnati nell'opera di soccorso ai nostri alpinisti. In questo giorno di gioia non posso fare a meno, tuttavia, di rivolgere un pensiero commosso a Karl Unterkircher, il compagno di cordata di Nones e Kehrer caduto in un crepaccio nei giorni scorsi".
"Apprendo con grande gioia che finalmente, dopo giorni di trepidazione in cui tutto il Paese si è stretto loro intorno, Walter Nones e Simon Kehrer, i due alpinisti italiani bloccati sul Nanga Parbat, sono stati tratti in salvo – ha dichiarato il sindaco di Roma, Gianni Alemanno -. Ad Agostino Da Polenza, che ha coordinato la squadra di soccorso, Maurizio Gallo e Gnaro Mondinelli, vanno le mie congratulazioni per l'ottimo lavoro svolto. Ringrazio Dio per questa giornata in cui la felicità si vela di tristezza al ricordo di Karl Unterkircher".
Erminio Quartiani, presidente del Gruppo degli Amici della montagna del Parlamento italiano, si congratula per il positivo risultato delle operazioni di salvataggio. "Dopo aver appreso della notizia del ritorno al campo base dei due alpinisti, reso possibile anche grazie al sostegno e alla solidarietà dei tanti alpinisti italiani che si sono mobilitati sotto la regia del Comitato Everest-K2-Cnr - afferma Quartiani - mi congratulo, a nome di tutti i parlamentari amici della montagna, per il positivo risultato delle operazioni di salvataggio e auspico che il ritorno a casa non faccia venire meno l'impegno alpinistico e scientifico dell'Italia nell'Himalaya e nel mondo. Un impegno riconosciuto a livello universale, anche dall'Onu, che dovrà continuare nelle migliori condizioni di sicurezza per coloro che si apprestano a compiere nuove imprese in tutte le montagne del mondo. In questa giornata di gioia un pensiero commosso va a Karl Unterkircherm tragicamente scomparso cadendo in un crepaccio".
“Voglio esprimere il mio compiacimento per il ritorno al campo base di Simon Keherer e Walter Nones, insieme alle congratulazioni ad Agostino Da Polenza, presidente del Comitato Everest-k2-Cnr, che ha brillantemente coordinato le operazioni di soccorso, di concerto con l’unità di crisi del nostro Ministero degli Esteri”. Questo il commento di Luciano Maiani, presidente del Consiglio Nazionale delle Ricerche - Cnr, per il felice esito delle operazioni di soccorso. “Un grazie di cuore dunque ad Agostino e a Silvio Mondinelli e Maurizio Gallo”, aggiunge il presidente Maiani, “prontamente giunti in Pakistan per aiutare i loro amici. Dopo il dolore per la scomparsa di Karl Unterkircher, questa vicenda ha tenuto tutti con il fiato sospeso e la sua conclusione ci aiuta a comprendere l’importanza dell’attività della nostra unità di ricerca anche in situazioni di emergenza, oltre che nel suo compito fondamentale di studio del clima e dell’ambiente. Il Cnr è orgoglioso di essere l’unico Ente di ricerca presente in tutti i vertici del triangolo ideale che abbraccia, con la montagna più alta del mondo, il Polo Nord e l’Antartide”.
"Sono felicissima ma non posso dire altro. Devo allattare il mio bambino". A parlare è Manuela Nones, dopo aver saputo la notizia che suo marito Walter è stato finalmente recuperato sul Nanga Parbat. "Mio figlio Erik - dice - ha quattro mesi e non vuole saperne di aspettare". "Per come sono scesi, così in fretta con gli sci, vuol dire che ne avevano ancora di benzina dentro”, ha aggiunto Manuela. "Si potrebbe dire quasi - ha concluso - che non sono stati soccorsi, perché avrebbero ancora avuto energia: si potrebbe dire che sono stati soltanto recuperati".
Con "gioia e sollievo" il governatore altoatesino Luis Durnwalder ha accolto la notizia del recupero di Kehrer e Nones. "Per dieci giorni gli altoatesini hanno seguito con apprensione quanto accadeva sul Nanga Parbat - afferma Durnwalder - ma ora finalmente possiamo commentare la notizia che tutti ci auguravamo di sentire." Il presidente ha accolto con sollievo l'annuncio del recupero di Simon Kehrer e Walter Nones, "che anche in condizioni proibitive in parete hanno dimostrato le loro capacità." Sentimenti che sono espressi anche dall'assessore ladino Florian Mussner, che conosce personalmente i due alpinisti. "In questo momento di gioia il pensiero va anche a Karl Unterkircher - sottolinea Luis Durnwalder - la cui mancanza si fa sentire ancora di più". Alla famiglia del capo spedizione Durnwalder rinnova la vicinanza sua personale, della Giunta provinciale e della comunità altoatesina.


Arianna Luciani

 

Nones e Kehrer, finito l'incubo sull'Himalaya: salvati dagli elicotteri

Salvi. Simon Kehrer e Walter Nones possono tirare un sospiro di sollievo. Sono usciti dalla tenda e sono scesi con gli sci fino a 5.700 metri. Gli elicotteri si sono alzati in volo per recuperarli. E poi li hanno depositati in salvo al campo base dove li aspettavano i soccorritori.

La discesa "Li abbiamo visti, stanno scendendo con gli sci, dritti sotto il colle". Sono le 3.45 del mattino in Italia e (le 7.45 in Pakistan) quando alla base dei soccorsi a Bergamo arriva la telefonata di Maurizio Gallo che annuncia l’avvistamento di Walter Nones e Simon Kehrer. I due alpinisti, da dieci giorni sulla parete Rakhiot del Nanga Parbat, hanno lasciato la cresta dove è tracciata la via Bhul per portarsi su un pianoro attorno ai 6mila metri. "Gli italiani - spiega Gallo - appaiono veloci, ma non seguono la via Bhul. Vengono giù dritti, faranno una doppia sul seracco più grande. Sono sopra il crepaccio più basso - dice l’alpinista - dove si era già scaricata una valanga quindi sul sicuro. Hanno fatto un traverso in neve alta abbastanza pericoloso, ma adesso mi pare che possano lavorare abbastanza sicuri. Sono nel punto migliore del crepaccio. Poi è abbastanza facile scendere più in basso perché trovano dei piani molto buoni attorno ai 5.900 metri".

Elicotteri Sono decollati gli elicotteri che dovranno recuperare Nones e Kehrer. I due alpinisti sono riusciti a scendere a un pianoro ghiacciato a 5.700 metri di quota, dove ora i piloti si stanno dirigendo per effettuare il recupero. Al momento, però, sulla parete si è riaddensata la nebbia. Ma il recupero è stato portato a termine comunque. Il primo a salire sul velivolo è stato Simon Kehrer, poi è toccato a Walter Nones. Ad attenderli al campo base c’erano Maurizio Gallo e Gnaro Mondinelli che hanno seguito ora per ora nei giorni scorsi tutte le fasi del soccorso.

La valanga "Stiamo bene, stiamo bene, ieri c’è stata una valanghina ma oggi siamo venuti giù bene". Sono state queste le prime dette da Walter Nones al telefono con l'Italia appena sceso dall’elicottero che lo ha recuperato sul Nanga Parbat. Poi l'alpinista racconta gli attimi terribili dopo la morte del capo cordata: "Abbiamo scavato con le mani nella neve fresca e lo abbiamo trovato quasi subito, purtroppo però abbiamo visto che non c’era già più nulla da fare". Questo il racconto di Nones sulla morte di Karl Hunterkircher. I due alpinisti avevano pensato fino a ieri di poter riportare in Italia il corpo di Unterkircher, precipitato dieci giorni fa mentre si trovavano a 6.400 metri di quota: "La neve era molle - continua il racconto di Nones -, Karl andava piano perché sprofondava fino a sopra le ginocchia, a un certo punto non lo abbiamo più visto. Ha fatto un volo di quindici metri e sopra gli è andata tanta neve".

Il corpo di Unterkircher Il corpo di Karl Unterkircher, inghiottito da un crepaccio del Nanga Parbat, resterà sull’Himalaya. "Nelle prossime ore - spiega Francesca Stefanoni, di Ev-K2 Cnr - i due italiani dovranno assolvere a delle procedure burocratiche per avere il certificato di morte di Karl prima del rientro in Italia. Il corpo di Karl non verrà recuperato, sarebbe troppo pericoloso. Rimarrà sul Nanga Parbat".