Stamattina tutto è finalmente andato per il verso
giusto. Presto, intorno alle 5.30
in Pakistan, Maurizio Gallo, uno dei soccorritori
italiani, comunica ad Agostino da Polenza, nella base EvK2-Cnr
di Bergamo, che il tempo
è bello e che non ci sono nebbia e neve. Intorno alle 7 i soccorritori,
Gallo e Mondinelli, riescono a individuare Nones e Kehrer
che scendono di quota.
"Li abbiamo visti, stanno scendendo con gli sci, dritti sotto il
colle", annuncia Gallo al telefono satellitare alle 7.45, ora locale.
“Gli italiani - dice Gallo - appaiono veloci ma non seguono la
via Bhul. Vengono giù dritti, faranno una doppia sul
seracco più grande". In un’ora, i due alpinisti riescono a scendere
con gli sci dai 6.600
metri – dal colle dove hanno passato la notte
- fino ai 5.700, superando due crepacci, uno dei quali in corda doppia,
e raggiungono un pianoro del ghiacciaio adatto per l'arrivo degli elicotteri.
Qualche minuto dopo, Gallo richiama. "Sono sopra il crepaccio più
basso - dice l'alpinista - dove si era già scaricata una valanga quindi
sul sicuro. Hanno fatto un traverso in neve alta abbastanza pericoloso
ma adesso mi pare che possano lavorare abbastanza sicuri. Sono nel punto
migliore del crepaccio. Poi è abbastanza facile scendere più in basso
perché trovano dei piani molto buoni attorno ai 5.900
metri". Intanto, sul Nanga Parbat il
tempo è buono. Alle 9 di mattina in Pakistan, Walter
Nones comunica al telefono satellitare di Gallo: i due sono fermi e
aspettano il recupero. Dopo nove giorni e dieci notti passati sui ghiacciai
del Nanga Parbat, tra condizioni meteo avverse e la scomparsa del loro
compagno di cordata, Karl Unterkircher, Nones e Kehrer sono stanchi.
Dopo la gioia, arriva, insieme ad alcune nuvole, di nuovo la preoccupazione
per un eventuale peggioramento delle condizioni meteo. Si infittiscono
i contatti telefonici tra Maurizio Gallo sul Nanga Parbat, da Polenza
a Bergamo, l’ambasciata italiana in Pakistan e il comando militare pakistano.
Dopo tre ore, quando in Pakistan è mezzogiorno e in Italia le 8 di mattina,
i velivoli per il soccorso riescono a raggiungere il campo base e a
individuare l’esatta posizione di Nones e Kehrer sul ghiacciaio. Dopo
un breve rientro alla base per alleggerire gli elicotteri di ogni attrezzatura
non necessaria, ripartono e finalmente riescono a recuperare i due alpinisti.
La gioia degli alpinisti, tutta la tensione si scioglie in un lungo
abbraccio con i soccorritori.
"Stiamo
bene, stiamo bene, ieri c'è stata una valanghina ma oggi siamo venuti
giù bene". Sono queste le prime parole di Walter Nones appena sceso
dall'elicottero che lo ha recuperato sul Nanga Parbat. In collegamento
con da Polenza, che ha coordinato per tutto questo periodo, giorno e
notte, i soccorsi dalla base bergamasca di Ev-K2 Cnr, Nones è apparso
in forma nonostante alcuni accenni di tosse. Al suono della sua voce,
salgono immediate le urla di gioia e di soddisfazione degli operatori
della centrale di soccorso. E quando da Polenza dice loro di chiamare
casa per avvertire della bella notizia Nones, che forse non ha sentito
bene, risponde: "Cosa? Devo chiamare casa?". E da Polenza
gli risponde scherzoso: "Vuoi forse aspettare domani?". Ora
i due alpinisti sono in un albergo di Gilgit, la capitale del Baldistan,
nel nord del Pakistan. "Si fermeranno in albergo - ha detto da
Polenza - e nel pomeriggio, dopo essersi un po’ tranquillizzati, rimarranno
in contatto con noi per una videoconferenza". Nonostante i tanti
giorni passati sul Nanga Parbat in situazioni al limite, i due alpinisti
“stanno bene, anche se sono molto affaticati per l'adrenalina di questa
mattinata", ha spiegato da Polenza. "C'è stata - ha aggiunto
- prima la parte alpinistica tiratissima e poi c'è stato il ritorno
in questo mondo, anche in quello della comunicazione che evidentemente
li ha messi ancor più sotto stress, ma che ha contribuito anche a renderli
ancora più tonici". Poi, il coordinatore racconta le fasi dei soccorsi.
"Stamattina alle 3.40 abbiamo visto due punti lassù sulla cresta
dove avevamo ipotizzato che Walter e Simon avessero posizionato il loro
campo – ha detto da Polenza- . Sono scesi rapidamente lungo la loro
verticale e sono arrivati a un grande crepaccio. Li abbiamo visti attrezzare
una corda doppia per poi proseguire ad una zona di seracchi, di crepacci,
e ad un grande plateau abbastanza lontano dalla parete per essere al
sicuro dalle valanghe. Tutta quest'operazione - racconta da Polenza
- è durata circa due ore. C'è stata grande concitazione nei due alpinisti
che erano lì, ma sono stati molto bravi, rapidi ed efficaci. Sono scesi
di quasi mille metri portandosi ad una quota accessibile per il recupero
degli elicotteri. Questa era la condizione che doveva essere raggiunta
per poterli portare via in maniera rapida. E in effetti poi la cosa
è stata fatta in breve tempo".
. "Abbiamo passato giorni non belli - spiega
Walter Nones in videoconferenza da Gilgit - ma la forza ci ha fatto
arrivare sani e salvi al campo base". Racconta poi del drammatico
'incidente di Karl: "Eravamo a 6.000 metri di quota - dice Nones
- la neve era molle e Karl avanzava adagio perché ad ogni passo sprofondava
fin sopra alle ginocchia. A un certo punto non si è più visto. Ha fatto
un volo di circa 15 metri in un crepaccio, andando a sbattere più volte
contro la roccia e gli è andata sopra tanta neve. Lo abbiamo cercato
immediatamente e lo abbiamo trovato quasi subito - aggiunge - però ci
siamo resi conto che ormai non c'era più niente da fare". I due
alpinisti, bloccati successivamente dal maltempo per dieci giorni sulla
parete del Nanga Parbat, avevano sperato fino a ieri di poter riportare
in Italia il corpo del loro capo spedizione: "Il recupero sarebbe
troppo rischioso - spiega da Polenza-. Si dovrebbero mettere a rischio
altre vite umane e questo non è possibile. Sono sicuro che anche Karl
non lo vorrebbe". Poi prosegue di nuovo Nones: "Appena abbiamo
visto una schiarita siamo scesi come dei pazzi per arrivare al campo
base.
Avevamo ancora in testa di portare a casa anche
Karl, ma purtroppo non è stato possibile". "È stato doloroso perdere così un grande amico e un grande
alpinista - sottolinea Simon Kehrer -. Durante tutta la scalata, anche
dopo l'incidente, lo vedevo davanti a me che mi incitava. Ha lasciato
un vuoto enorme". Domani, i due alpinisti partiranno per Islamabad,
mentre il loro rientro in Italia è previsto tra sabato e domenica.
In ricordo del capocordata, vicino al campo base Nones e Kehrer hanno
lasciato una targa per lui. "C'è una grande soddisfazione – ha
spiegato da Polenza - per il risultato raggiunto, anche se certamente
rimane nel cuore il dolore per la perdita dell'amico Karl". Prima
di rientrare in Italia, Walter Nones e Simon Kehrer dovranno “assolvere
a delle procedure burocratiche per avere il certificato di morte di
Karl”. Il suo corpo non verrà recuperato, sarebbe troppo pericoloso
e quindi rimarrà sul Nanga Parbat” ha spiegato Francesca Steffanoni,
di Ev-K2 Cnr. Durante la videoconferenza organizzata dal comitato Everest-K2-Cnr,
Nones ha raccontato alcuni particolari sulla morte di Karl.
l giorno prima del salvataggio, i due alpinisti
non si erano potuti muovere dalla loro postazione perché intorno alla
tenda c’era un'area di perturbazione come anticipato dalle previsioni
meteorologiche. Nonostante le previsioni avessero ipotizzato il bel
tempo, in alta quota si era poi scatenata una forte tormenta che aveva
impedito a Nones e Kehrer si proseguire il cammino verso valle. Intorno
alle 15.30, arrivava la comunicazione dai responsabili della base soccorsi
di Bergamo Everest – K2 Cnr. "All'80% Walter Nones e Simon Kehrer
oggi non potranno muoversi dalla loro tenda sul ghiacciaio del Nanga
Parbat". Inoltre da Polenza aveva spiegato il percorso per i due
alpinisti. "Devono scendere da quota 6.600
a 6.000 metri e davanti a loro c'è un grande
ghiacciaio. All'inizio del percorso c'è una grande cresta e perciò dovranno
trovare la diagonale giusta per evitare una zona molto ripida e piena
di crepacci, sopra la quale, tra l'altro, gli elicotteri comunque difficilmente
potrebbero intervenire". A fine giornata, però, a causa della bufera
che si era scatenata in quota, i soccorritori decidevano di rimandare
tutto al giorno successivo. Per i due alpinisti, per la visibilità zero,
non c’era stata possibilità di muoversi da dove avevano fissato il bivacco,
sulla via Bhul, a monte del Ralhiot Peak. "Ci basterebbero due
ore - ha detto Nones ad Agostino da Polenza - per vedere dov'è la cresta
bassa. O anche solo 10 minuti di schiarita per riuscire a fare una foto
al ghiacciaio e decidere la linea di discesa. Il problema è che oggi
non abbiamo avuto nemmeno quelli. Comunque stiamo bene, non fa troppo
freddo". "Fanno bene a restare lì - dice Silvio “Gnaro” Mondinelli,
uno dei soccorritori - perché non vedono niente ed è la scelta più sicura.
Purtroppo è una conca di ristagno dove si formano umidità e nebbia.
Loro comunque sono stati bravi. Walter ha ancora una bella voce, non
ha perso la testa.
Hanno tenda, sacco a pelo e gas e cibo per due giorni,
dunque si sono gestiti bene. Ma adesso è importante che inizino ad abbassarsi
perché dieci giorni lassù sono tanti".
Piena soddisfazione è stata espressa dal ministro
degli Esteri Franco Frattini che, sin dall'inizio, ha seguito
personalmente la vicenda dei due alpinisti italiani rimasti bloccati
sulle pareti del Nanga Parbat. Inoltre, il ministro ha voluto esprimere
i suoi ringraziamenti a quanti si sono adoperati per assicurare un efficace
coordinamento delle operazioni di salvataggio dei due alpinisti italiani,
in particolare l'Unità di Crisi della Farnesina, l'Ambasciata d'Italia
a Islamabad ed il Comitato Everest K2 Cnr, guidato dal noto scalatore
Agostino da Polenza. E un sincero apprezzamento anche per le autorità
pakistane per la messa a disposizione dei mezzi aerei e tecnici per
le operazioni di soccorso.
"Hanno mostrato di essere eccellenti alpinisti": è commosso
e felice Reinhold Messner per il recupero degli alpinisti sul
Nanga Parbat. Il re degli ottomila considerava Karl Unterkircher - inghiottito
da un crepaccio sulla “montagna nuda” una sorta di erede spirituale
del proprio modo di scalare le montagne, senza ausilio tecnologico e
con la tipica caparbietà sudtirolese: "Quella di Karl - dice -
è stata una grande tragedia, ma ora è il momento della felicità e dei
complimenti per Walter e Nones che hanno resistito così a lungo e che,
ora, sono salvi". "Hanno mostrato che ci sanno fare - ha detto
- : è bastato loro qualcosa da mangiare, un po' di gas per cucinare
e un telefono satellitare".
"Dopo giorni di apprensione finalmente la notizia che aspettavamo
- afferma il presidente della Camera, Gianfranco Fini - Il mio
apprezzamento va alle autorità pakistane, all'unità di crisi della Farnesina
e a tutti coloro che si sono impegnati nell'opera di soccorso ai nostri
alpinisti. In questo giorno di gioia non posso fare a meno, tuttavia,
di rivolgere un pensiero commosso a Karl Unterkircher, il compagno di
cordata di Nones e Kehrer caduto in un crepaccio nei giorni scorsi".
"Apprendo con grande gioia che finalmente, dopo giorni di trepidazione
in cui tutto il Paese si è stretto loro intorno, Walter Nones e Simon
Kehrer, i due alpinisti italiani bloccati sul Nanga Parbat, sono stati
tratti in salvo – ha dichiarato il sindaco di Roma, Gianni Alemanno
-. Ad Agostino Da Polenza, che ha coordinato la squadra di soccorso,
Maurizio Gallo e Gnaro Mondinelli, vanno le mie congratulazioni per
l'ottimo lavoro svolto. Ringrazio Dio per questa giornata in cui la
felicità si vela di tristezza al ricordo di Karl Unterkircher".
Erminio Quartiani, presidente del Gruppo degli Amici della montagna
del Parlamento italiano, si congratula per il positivo risultato delle
operazioni di salvataggio. "Dopo aver appreso della notizia del
ritorno al campo base dei due alpinisti, reso possibile anche grazie
al sostegno e alla solidarietà dei tanti alpinisti italiani che si sono
mobilitati sotto la regia del Comitato Everest-K2-Cnr - afferma Quartiani
- mi congratulo, a nome di tutti i parlamentari amici della montagna,
per il positivo risultato delle operazioni di salvataggio e auspico
che il ritorno a casa non faccia venire meno l'impegno alpinistico e
scientifico dell'Italia nell'Himalaya e nel mondo. Un impegno riconosciuto
a livello universale, anche dall'Onu, che dovrà continuare nelle migliori
condizioni di sicurezza per coloro che si apprestano a compiere nuove
imprese in tutte le montagne del mondo. In questa giornata di gioia
un pensiero commosso va a Karl Unterkircherm tragicamente scomparso
cadendo in un crepaccio".
“Voglio esprimere il mio compiacimento per il ritorno al campo base
di Simon Keherer e Walter Nones, insieme alle congratulazioni ad Agostino
Da Polenza, presidente del Comitato Everest-k2-Cnr, che ha brillantemente
coordinato le operazioni di soccorso, di concerto con l’unità di crisi
del nostro Ministero degli Esteri”. Questo il commento di Luciano
Maiani, presidente del Consiglio Nazionale delle Ricerche - Cnr,
per il felice esito delle operazioni di soccorso. “Un grazie di cuore
dunque ad Agostino e a Silvio Mondinelli e Maurizio Gallo”, aggiunge
il presidente Maiani, “prontamente giunti in Pakistan per aiutare i
loro amici. Dopo il dolore per la scomparsa di Karl Unterkircher, questa
vicenda ha tenuto tutti con il fiato sospeso e la sua conclusione ci
aiuta a comprendere l’importanza dell’attività della nostra unità di
ricerca anche in situazioni di emergenza, oltre che nel suo compito
fondamentale di studio del clima e dell’ambiente. Il Cnr è orgoglioso
di essere l’unico Ente di ricerca presente in tutti i vertici del triangolo
ideale che abbraccia, con la montagna più alta del mondo, il Polo Nord
e l’Antartide”.
"Sono felicissima ma non posso dire altro. Devo allattare il mio
bambino". A parlare è Manuela Nones, dopo aver saputo la
notizia che suo marito Walter è stato finalmente recuperato sul Nanga
Parbat. "Mio figlio Erik - dice - ha quattro mesi e non
vuole saperne di aspettare". "Per come sono scesi, così in
fretta con gli sci, vuol dire che ne avevano ancora di benzina dentro”,
ha aggiunto Manuela. "Si potrebbe dire quasi - ha concluso - che
non sono stati soccorsi, perché avrebbero ancora avuto energia: si potrebbe
dire che sono stati soltanto recuperati".
Con "gioia e sollievo" il governatore altoatesino Luis
Durnwalder ha accolto la notizia del recupero di Kehrer e Nones.
"Per dieci giorni gli altoatesini hanno seguito con apprensione
quanto accadeva sul Nanga Parbat - afferma Durnwalder - ma ora finalmente
possiamo commentare la notizia che tutti ci auguravamo di sentire."
Il presidente ha accolto con sollievo l'annuncio del recupero di Simon
Kehrer e Walter Nones, "che anche in condizioni proibitive in parete
hanno dimostrato le loro capacità." Sentimenti che sono espressi
anche dall'assessore ladino Florian Mussner, che conosce personalmente
i due alpinisti. "In questo momento di gioia il pensiero va anche
a Karl Unterkircher - sottolinea Luis Durnwalder - la cui mancanza si
fa sentire ancora di più". Alla famiglia del capo spedizione Durnwalder
rinnova la vicinanza sua personale, della Giunta provinciale e della
comunità altoatesina.
Arianna Luciani
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