VALANGA SU BIANCO, SALVI I 2 ITALIANI DATI PER DISPERSI

 CHAMONIX (FRANCIA) - Sono stati rintracciati e sono rientrati incolumi nelle loro abitazioni i due alpinisti italiani inizialmente dati per dispersi dalla gendarmeria di Chamonix. Lo ha riferito l'addetta stampa della gendarmeria, precisando che i due italiani, di cui non e' stata resa nota la provenienza, contrariamente a quanto riferito in precedenza non sono stati coinvolti dalla valanga. Al momento risultano ancora 8 dispersi, di cui cinque austriaci e tre svizzeri.

 

VALANGA SU MONTE BIANCO: ANCORA 8 DISPERSI, SALVI GLI ITALIANI

 

(ASCA-AFP) - Annecy, 24 ago - Tragedia sul Monte Bianco dove una valanga ha travolto un gruppo di alpinisti. Fra di loro c'erano anche alcuni italiani che si sono tuttavia salvati.

Restano in otto i dispersi, tre svizzeri e cinque austriaci, le cui ricerche sono state sospese.

''Un muro di ghiaccio ci e' venuto addosso e ci ha trascinato per 200 metri'', ha raccontato al canale LCI news uno dei sopravvissuti, l'italiano Marco Delfini.

Dalla valanga sono state tratte in salvo otto persone, tre italiani e cinque francesi. All'inizio si temeva per la sorte di altri due nostri connazionali che sono invece tornati salvi alla base.

L'incidente e' avvenuto stamane prima dell'alba, intorno alle 3.00, quando gli alpinisti si trovavano a 4.250 metri.

La valanga, larga 50 metri e lunga 200, e' caduta da un'altezza di 3.600 metri. Le condizioni metereologiche nella zona vengono definite ''eccellenti''.

Valanga sul Bianco, molti dispersi

Recuperati otto alpinisti

Paurosa valanga sul versante francese del Monte Bianco. Otto alpinisti, italiani e francesi, travolti dalla neve sono stati recuperati in buone condizioni. Uno è ferito. Secondo i soccorritori che riferiscono i dati della Gendarmeria, tuttavia, vi sarebbero ancora 8 dispersi. Salvi due italiani che erano stati inclusi nel conto. Quando la valanga si è staccata dal Mont Blanc du Tacul, il gruppo si trovava sulla via normale a 3.600 metri .

19.52 - C'è qualcuno sotto la neve
L'apparecchio Arva (il sistema di localizzazione antivalanga) ha segnalato la presenza di qualcuno sotto la neve, ma le operazioni di soccorso sono state sospese a causa del pericolo di caduta di altri seracchi. E' probabile che domani la zona venga bonificata per far crollare i seracchi e poi con le sonde e le unità cinofile ricomincerà la ricerca dei dispersi.

17.55 - Italiani dimessi dall'ospedale
Tutti e quattro (e non due come comunicato dalla gendarmeria in un primo momento) gli alpinisti italiani coinvolti nella valanga sul versante francese del Monte Bianco sono stati dimessi dall'ospedale di Chamonix.

16.20 - Salvi i due italiani dati per dispersi
Sono stati rintracciati e sono rientrati incolumi nelle loro abitazioni i due alpinisti italiani inizialmente dati per dispersi dalla gendarmeria di Chamonix sul versante francese del Monte Bianco. Lo ha riferito un portavoce della gendarmeria, precisando che i due italiani, di cui non è stata resa nota la provenienza, non sono stati coinvolti dalla valanga. Al momento risultano otto dispersi, di cui cinque austriaci e tre svizzeri.

12.15 - Non ci sono speranze per i 10 dispersi, due sono italiani
Non ci sarebbero più speranze per i 10 dispersi, tra cui due italiani. Secondo quanto apprende l'Agi i dieci sarebbero stati travolti e trascinati a valle dalla massa di ghiaccio e neve per circa 1000 metri. Le ricerche sono sospese per il pericolo di ulteriori valanghe.

12.00 - Dieci dispersi
I soccorritori hanno stabilito che i dispersi sono dieci.

11.55 - Ancora tra i 6 e i 10 alpinisti dispersi
Ci sarebbero ancora diversi alpinisti, tra 6 e 10, sotto la valanga caduta sul Mont Blanc du Tacul, da cui sono state già recuperate 8 persone, di cui 7 ferite. E' la prima stima che sarebbe stata stilata dalla gendarmerie francese. Intanto un escursionista francese è morto cadendo in un burrone nell'Alta Val Chisone, nel comune di Usseaux (Torino). Il corpo è stato trovato dai vigili del fuoco nel luogo in cui si era sprigionato un incendio.

10.32 - Recuperati due italiani
Due sono gli italiani, provenienti da Verbania e Lucca, di cui uno illeso e uno ferito in maniera non grave. Lo ha riferito il capitano Daniel Peujò, vice comandante del 'Peloton specialise' haute montagne' della gendarmeria di Chamonix, precisando che i feriti sono stati trasportati negli ospedali di Sallanches e di Chamonix, in alta Savoia. Sul posto stanno ancora operando una quarantina di uomini (tra cui le guide del soccorso alpino valdostano e della guardia di finanza di Courmayeur) alla ricerca di eventuali altre persone travolte dalla valanga che si è staccata all'alba dal Mont Blanc du Tacul, a circa 3.600 metri di altitudine.

 

Marco Pelfini, Guida Alpina: superstite della valanga sul Monte Bianco

La testimonianza del giovane alpinista scampato al crollo del seracco costato la vita a 8 persone

Domenica, 24 Agosto 2008

Marco Pelfini "Pelfo", giovane Guida Alpina di Verbania, era partito poco dopo le ore 2 dal rifugio dei Cosmiques, a 3.613 metri di quota, sul versante francese del Monte Bianco. La nottata era fresca e serena, le condizioni ideali per salire la montagna. Ma intorno alle 3.15 una valanga di enormi dimensioni lo ha travolto insieme a suoi due compagni di cordata.

"Stavamo camminando alla luce delle lampade frontali, da poco più di un'ora avevamo lasciato il rifugio. La notte era serena" racconta Marco raggiunto telefonicamente nel pomeriggio di domenica 24 agosto "ma all'improvviso ho udito un boato e subito ho pensato ad un crollo dall'alto. In un istante sono stato travolto da una massa di neve e ghiaccio e ho cominciato a lottare, per cercare di rimanere a galla in una sorta di mare che mi trascinava. "Mi salvo, mi salvo, devo riuscire ad emergere dalla neve" ho continuato a ripetere. Poi ad un tratto" prosegue Marco Pelfini "tutto si è fermato e facendomi forza con la piccozza sono riuscito a uscire dalla neve. I mie due compagni erano salvi. Sentivamo le urla di altre persone: le abbiamo raggiunte e ne abbiamo estratte 4 vive dalla neve. Sembrava di essere in un film thriller".

Marco Pelfini se l'è cavata con una serie di contusioni, una ferita al naso e un grande, grande spavento: la sua compagna di cordata ha riportato una ferita alla testa. Contuso anche il terzo membro della spedizione. "Mi rendo conto di essere un miracolato" ha sottolineato Marco "perchè sul Mont Blanc du Tacul, in quel tratto che obbliga le cordate a fare uno slalom tra seracchi e crepacci, si è staccato un castello di ghiaccio. Una massa enorme, grande quanto un condominio di vari piani".

Il bilancio della tragedia consumatasi nella notte sul Mont Blanc du Tacul, lungo la via normale del versante francese, è di tre feriti e otto dispersi. Tra di essi si contano cinque austriaci e tre svizzeri.
L'intervento degli uomini del soccorso alpino francese è stato immediato, ma nel corso della mattinata di domenica le ricerche hanno subito una battuta d'arresto: la temperatura, in continua ascesa, esponeva le squadre di ricerca al pericolo di nuovi crolli. Impossibile mettere a repentaglio la vita di altre persone.

Le possibilità di trovare altri uomini vivi, diverse ore dopo il tragico evento, sono ormai nulle. Il distacco verficatosi sul seracco sommitale del Monte Bianco è stato di dimensioni considerevoli: un fatto non eccezionale, a detta degli esperti, ma praticamente impossibile da prevedere. Esso ha trascinato con sè, verso valle, una enorme massa di neve, generando una valanga con un fronte vicino ai 200 metri.

Il pensiero va alle vittime e ai feriti, ma anche alle centinaia di persone scampate al pericolo: se la valanga fosse caduta poche ore dopo,  avrebbe travolto centinaia di alpinisti che abitualmente, a partire dalle ore 8, con l'apertura della funivia, in queste belle giornate di fine estate percorrono la via normale francese che sale sul Bianco.

 

 

 

 

 

Nessuna speranza per otto alpinisti travolti da una valanga sul Monte Bianco: salvi quattro italiani

 

Scritto da douze   

domenica 24 agosto 2008

Il Mont Blan du Tacul, dove è caduta la valanga

All'alba della mattina di domenica 24 agosto, intorno alle 3.15, una valanga ha travolto un gruppo di alpinisti sul Monte Bianco, a circa quattromila metri di quota, nel Mont Blanc du Tacul, sulla via francese che porta alla cima del massiccio, provocando otto feriti, quattro francesi ed altrettanti italiani che, nel frattempo, sono stati tratti in salvo, ed otto dispersi, quattro tedeschi, una donna e tre uomini, una guida alpina austriaca e tre svizzeri, una donna e due uomini, tra cui una guida alpina.
Altri due italiani, che inizialmente sembravano coinvolti nell'incidente e dati per dispersi, sono tranquillamente in salvo ed erano già tornati a casa. La prefettura dell'Alta Savoia infatti aveva parlato anche di due alpinisti «che non sono ancora stati identificati», presumendo fossero italiani: in realtà non erano rimasti coinvolti nell'incidente, come ha confermato il 'Soccorso alpino valdostano'.
Le operazioni di soccorso, iniziate verso le 4.45, sono state interrotte nel pomeriggio per il rischio di ulteriori distacchi di masse nevose nella zona: sulla zona hanno lavorato una quarantina di persone: con il 'Peloton d'haute montagne' francese hanno collaborato anche uomini e mezzi del 'Soccorso alpino' valdostano e della Guardia di Finanza di Entrèves, assieme agli agenti della 'Gendarmerie' ed alle guide della 'Securité nationale', appoggiati da cani antivalanga, da due elicotteri francesi ed un terzo italiano.

Un momento del vertice con il ministro Alliot-Marie e Rollandin (foto D.Genco)

La valanga era formata da una placca di neve di circa duecento metri di larghezza e di un metro e mezzo di altezza, caduta a seguito dell'onda d'urto provocata dal crollo di un seracco.
A Chamonix è arrivata anche il ministro degli interni francese, Michelle Alliot-Marie, che ha tenuto un vertice con le Forze dell'ordine, impegnate nei soccorsi, e con il presidente della Valle d'Aosta, Augusto Rollandin: «è estremamente difficile sapere con esattezza quante persone siano state travolte dalla valanga, di dimensioni 'monumentali' - ha spiegato il ministro - grazie alla tecnologia sappiamo di certo che ci sono persone sepolte sotto la neve ma è impossibile essere sicuri di quante siano esattamente. In ogni caso non ci sono, purtroppo, più speranze di trovare qualcuno ancora vivo».

Michelle Alliot-Marie saluta Augusto Rollandin (foto D.Genco)

Dopo aver ripreso i soccorsi, nella giornata di lunedì 25, le operazioni sono state interrotte in quanto il luogo in cui sono stati individuati i corpi tramite il rilevatore 'Arva' è esposto a crolli ed è troppo pericoloso per l'attività dei soccorritori. La zona verrà comunque controllata quotidianamente con l'elicottero e, se qualche corpo riaffiorerà, verrà recuperato, altrimenti bisognerà aspettare fino alla prossima primavera per operare in condizioni di relativa sicurezza. I dispersi sono stati trascinati a valle per oltre mille e cinquecento metri, fino al ghiacciaio dei Bossons, ed alcuni sono stati inghiottiti da crepacci e successivamente coperti fino a trenta metri di neve e ghiaccio: «oggettivamente le possibilità di trovare qualcuno vivo sono praticamente nulle - specifica Adriano Favre, capo del 'Soccorso alpino' valdostano- fortunatamente la valanga è caduta nelle prime ore del mattino, quando c'erano poche cordate impegnate. Se fosse successo più tardi, con centinaia di persone impegnate sulla parete, sarebbe stata una strage di ben più ampie dimensioni. Sospendere le ricerche è stata una decisione giusta e doverosa che sarebbe stata presa anche in Italia, sa fosse toccato a me avrei preso la stessa decisione, perché mi sembra è lecito e doveroso non mettere a repentaglio vite umane per andare a recuperare un cadavere».
Gli otto sopravvissuti sono state subito soccorsi e trasportati all'ospedale di Chamonix dove i medici hanno verificato che, soprattutto tre francesi, hanno subìto gravi ferite mentre gli italiani, le guide alpine Alberto Zucchetti di Varallo Sesia, località in provincia di Vercelli, e Marco Perfini di Verbania con i rispettivi clienti, Martina Gelli, anch'essa di Verbania ed Italo Vitagliano, di Camaiore, in provincia di Lucca, sono stati dimessi nel pomeriggio e sono rientrati in Italia. Gli alpinisti erano partiti all'una di notte in due gruppi dal rifugio di Cosmiques a 3.613 metri d'altezza, normale punto di partenza per le spedizioni sul Monte Bianco: «la collaborazione tra i soccorsi di montagna di Italia e Francia e, in particolare della Valle d'Aosta e dell'Alta Savoia - ha commentato Rollandin, al rientro dal vertice - ha funzionato bene e dovrà in futuro essere incrementata ancora di più. Quanto è successo questa notte conferma l'importanza e la necessità che questa collaborazione congiunta venga maggiormente valorizzata. Siamo venuti a Chamonix anche per testimoniare, in questo momento di difficoltà, la vicinanza delle istituzioni valdostane agli amici savoiardi».
Sulla questione si segnala una 'gaffe' da parte del quotidiano 'Il Corriere della Sera', dove a pagina 9 del giornale pubblicato lunedì 25 agosto, è stata riprodotta un'immagine errata: «sulla vetta del Monte Bianco non ci sono croci - ha precisato il sottosegretario al Ministero delle infrastrutture e trasporti, Roberto Castelli - lì c'è sempre e solo neve. Da alpinista non posso non farlo notare».

 

"La nostra apocalisse
nuotando nella neve"

Il terrore di soccorritori e sopravvissuti

DANIELE GENCO

CHAMONIX
Uno scenario da apocallise». Goulven Cuzon, uno dei soccorritori, lo dice e lo ripete: «Un’apocalisse bianca». Nei locali della gendarmeria parla fissando il pavimento. Nei suoi occhi c’è il film delle ore più spaventose di tutta la sua vita. E non ha nessuna intenzione di farlo vedere agli altri.

C’è una giovane donna accanto a lui. Racconta: «Ho sentito il soffio della morte che mi passava sopra la testa. Poi le gambe e il corpo di un ragazzo che mi colpivano. Allora ho pensato che era finita. Non avrei più rivisto i miei genitori e il mio ragazzo». Lei si chiama Martina Gelli, 36 anni, di Verbania, apicoltrice con la passione della montagna. All’alba di ieri era sul pendio che porta alla vetta del Mont Blanc du Tacul con altri cinque italiani tutti scampati alla morte bianca. Ferita non in modo grave, un taglio profondo alla testa, Martina spiega di non aver mai provato prima la sensazione di essere abbracciata dalla morte così vicina.

«Quando tutto è passato - dice - è stato come ritornare a vivere una seconda volta». Che cosa è successo sul quel mare di neve e ghiaccio tenta di spiegarlo Alberto Zucchetti, 42 anni, guida alpina di Alagna (Vercelli), che esce dalla caserma della gendarmeria francese. Zucchetti era in cordata con due ragazze torinesi rimaste illese, Pamina Vitta, 29 anni, e Elena Cottini, 32. «Le condizioni erano ideali - dice la guida -. Con noi c’erano altre cordate. D’improvviso poco dopo le 3 credo, abbiamo sentito il soffio della valanga, troppo tardi per fuggire. Una grande nuvola di neve ci ha avvolto, noi siamo stati fortunati siamo stati presi in modo marginale».

Pamina: «Quella gita l’avevamo programmata in tutti i particolari. Non c’è stato nessuna negligenza. La valanga ci è venuta addosso e non abbiamo potuto fare nulla per evitarla. Siamo stati fortunati abbiamo scavato con le mani per aiutare altri». Si sente un miracolato Marco Pelfini, 37 anni, guida di Verbania: ha nuotato sulla neve riuscendo a rimanere a galla e aiutando anche la sua cliente. Passata la paura hanno capito di essere vivi e fuori dall’inferno bianco. Con loro si è salvato anche Italo Vitagliano, di Camaiore. Si era aggregato al gruppo del rifugio Cosmiques per raggiungere la vetta del Monte Bianco. E’ uscito indenne da quall’infermo ed è subito rientrato a casa.

«Per qualche eterno minuto siamo stati sulla neve bloccati dalla paura, abbiamo chiamato: ci sono feriti? Rispondete? Silenzio, poi qualcuno ha risposto. ‘’Siamo qui, aiutateci’’. Ci siamo dati da fare, abbiamo tirato fuori quattro ragazzi. Abbiamo scavato riuscendo a liberarne un paio che erano affondati nella neve fino alla vita. Quando abbiamo capito che non potevamo fare altro siamo tornati al rifugio».

Elena Cottini: «E’ stata una esperienza terribile. La salita fino ad allora era andata benissimo. La montagna, un incanto, fino al quel boato annunciato da una specie di scricchiolio, come se si rompesse una trave e poi il buio totale per alcuni minuti. Credevo di essere sepolta dalla neve, invece quando tutto è passato ho provato a respirare, ci sono riuscita. ‘’Sono viva’’ mi son detta».

La testa di Martina Gelli è fasciata da una grossa benda, lei però assapora il calore del sole appoggiata al muro della caserma della gendarmeria di Chamonix dove, come gli altri è stata interrogata. «Pensi - dice - sono viva e questo è bellissimo. Il mio pensiero ora è a quelli che sono rimasti sotto la valanga. Un grande dolore per tutti. Avrei voluto aiutarli ma non c’è stato niente da fare. Troppo alto il fronte della valanga, troppa la neve scivolata a valle nel crepaccio portandosi dietro quelle vite».

Aggiunge: «Non parlate di errori, nessuno di noi ha commesso imprudenze». Ieri gli elicotteri della protezione civile francese hanno continuato per tutto il giorno a sorvolare la cresta del Mont Blanc di Tucul, secondo il responsabile del soccorso alpino francese, l’apparecchio Arva ha captato il segnale di alcuni apparecchi con segnale diverso. Le ricerche però nel pomeriggio sono state sospese a causa del pericolo di caduta di altri seracchi.

E’ probabile che domani la zona venga "bonificata" con l’esplosivo per poi continuare le ricerche. I dispersi sarebbero stati travolti e trascinati a valle per oltre mille metri fino al ghiacciaio dei Bossons. Difficilmente potranno essere recuperati.

 

Sallanches (Francia) 25/08/2008 05:09

Monte Bianco, sopravvissuto francese: abbiamo avuto molta fortuna

Sallanches (Francia), 25 ago. (Apcom) - "Eravamo veramente dentro, abbiamo avuto molta fortuna": a raccontarlo è un alpinista francese sopravvissuto alla valanga che si è staccata ieri mattina all'alba dal Mont Blanc du Tacul, a circa 4mila metri, sulla via francese al Monte Bianco, provocando molto probabilmente otto morti, cinque austriaci e tre svizzeri. Il francese è invece tra gli otto feriti, quattro francesi e altrettanti italiani (non cinque francesi e tre italiani come comunicato ieri), tratti in salvo e medicati nelle strutture sanitarie di Chamonix, nelle Alpi francesi. Altri due italiani, inizialmente dati per dispersi, erano invece al sicuro e non sono stati coinvolti nell'incidente. Il sopravvissuto Nicolas Duquesne, 30 anni, ha raccontato di aver "nuotato" nella neve per sfuggire alla morte. "Eravamo a tre quarti dalla cima, quando la guida ci ha gridato: 'Correte svelti, correte svelti'", ricorda Nicolas, che ha riportato una frattura alla caviglia e qualche ematoma. La valanga "non ha fatto alcun rumore, è stato impressionante. Abbiamo appena avuto il tempo di spostarci a destra prima di farci inghiottire", ha detto. "Apparentemente, siamo scesi di 500 metri nella valanga e ci siamo ritrovati nella neve", ha proseguito l'alpinista dal letto di ospedale a Sallanches. "Eravamo dentro, abbiamo avuto molta fortuna", ha ripetuto. Erano partiti all'una di notte in "due gruppi di tre persone" dal rifugio di Cosmiques (3.613 metri), punto di partenza per numerose spedizioni sul Monte Bianco. Fra gli otto feriti si contano quattro francesi e quattro italiani, tra cui una donna, di età compresa tra i 26 e i 37 anni. Le ricerche per ritrovare gli otto dispersi sono state sospese ieri pomeriggio per il rischio di frane. Secondo il ministro dell'Interno francese, Michele Alliot Marie, "non c'è più alcuna speranza" di ritrovarli vivi.

 

VALANGA SUL BIANCO: ROLLANDIN, BENE COLLABORAZIONE TRA STATI

CHAMONIX (FRANCIA), 24 AGO - "La collaborazione tra i soccorsi di montagna di Italia e Francia e, in particolare della Valle d'Aosta e dell'Alta Savoia, ha funzionato bene e dovrà in futuro essere incrementata ancora di più". Lo ha detto il presidente della Regione autonoma Valle d'Aosta, Augusto Rollandin, al termine del vertice avuto all'eliporto di Chamonix con il ministro degli interni francese Michelle Alliot-Marie.

Nel corso della riunione si è fatto il punto dell'imponente operazione di soccorso che questa mattina si è dispiegata sul Monte Bianco, al quale hanno partecipato anche uomini e mezzi del soccorso alpino valdostano e della guardia di finanza di Courmayeur, assieme agli agenti della gendarmerie e alle guide della Securité nationale francesi. "Siamo venuti a Chamonix - ha aggiunto il presidente Rollandin - anche per testimoniare la vicinanza delle istituzioni valdostane agli amici savoiardi, in questo momento di difficoltà". (ANSA).

VALANGA SUL MONTE BIANCO: FRANCESI RINUNCIANO A RECUPERARE I DISPERSI

http://www.ansa.it/webimages/medium/2837/epa24yjmX_20080824.jpgAOSTA - I corpi senza vita degli otto alpinisti travolti ieri da un'enorme valanga che si è staccata dal Mont Blanc du Tacul a 4.000 metri di altitudine rimarranno sul massiccio del Monte Bianco ancora per molto tempo, almeno fino alla prossima primavera. I soccorritori francesi hanno infatti ufficializzato l'interruzione delle ricerche, di fatto sospese già dalla tarda mattinata di ieri, vista l'elevata pericolosità della zona, minacciata dalla caduta di pezzi di ghiaccio.

Le otto persone, ufficialmente disperse, sono state identificate con maggiore precisione dalla gendarmeria di Chamonix. Tra loro ci sono quattro alpinisti tedeschi (una donna e tre uomini, con età compresa tra i 28 e i 43 anni), che finora si era pensato si trattasse di turisti austriaci.

Le autorità francesi hanno anche conteggiato tra le vittime del Mont Blanc du Tacul una guida alpina austriaca di 30 anni e tre svizzeri (una guida di 32 anni e una coppia di 28 e 34 anni). Un sorvolo in elicottero della valanga, effettuato questa mattina, ha consentito di avere anche una conferma della posizione di alcuni corpi. Il rilevatore dei segnali elettromagnetici, emessi dagli apparecchi Arva indossati dagli alpinisti, ha registrato la presenza, a una profondità di 30-50 metri, di una persona a poche centinaia di metri da dove si è staccata la valanga e di sei a 1.500 metri più a valle, nella zona sommitale del ghiaccio dei Bossons. Un porzione di neve e ghiaccio molto estesa, resa impraticabile dai crolli di seracchi dalle pareti sovrastanti: "Troppo pericoloso perché dei soccorritori vi operino", ha spiegato all'ANSA Benoit Tonnony, capitano del 'Peloton specialise' haute montagné della gendarmeria di Chamonix. "Continueranno i sorvoli della zona - ha aggiunto l'ufficiale - per verificare se qualche corpo affiora, altrimenti potranno essere recuperati solo la prossima primavera".

Una scelta difficile, quella di interrompere le ricerche, che rientra tuttavia nelle procedure standard internazionali del soccorso in montagna. "Si tratta di una decisione giusta e doverosa che sarebbe stata presa anche in Italia", secondo Adriano Favre, direttore del soccorso alpino valdostano. "Se fosse toccato a me - dice ancora Favre - avrei preso la stessa decisione, perché mi sembra non solo lecito, ma anche doveroso evitare di mettere a repentaglio vite umane per andare a recuperare un cadavere".