Lötschberg, la
memoria è viva
Anna Luisa Ferro Mäder
La comunità italiana in Svizzera ricorda questo fine settimana la tragedia
del Lötschberg, che 100 anni fa costò la vita a 25
minatori italiani impegnati a scavare la galleria ferroviaria. L'avvenimento è
ricordato con una mostra fotografica itinerante,inaugurata oggi a Kandersteg, un libro e una cerimonia alla quale
parteciperanno domenica circa 400 persone.
Gli italiani non vogliono che il tempo faccia dimenticare quel tragico venerdì
24 luglio del 1908 che a Kandersteg, nell'Oberland bernese, è ricordato con una lapide al cimitero.
Erano le 2.30 del mattino e un gruppo di operai si trovava al chilometro 2,675
dall'ingresso nord del tunnel sotto la Gasterntal.
Tutto era pronto per far brillare le mine e gli operai si erano ritirati in un
luogo sicuro.
La detonazione fece cadere però l'ultima membrana di roccia che li proteggeva e
nella galleria si riversò un'immensa massa di acqua, fango e detriti che
travolse tutto e tutti. Per venticinque operai, erano soprattutto originari
dell'Italia meridionale, non ci fu niente da fare. Un uomo, che faceva parte
della squadra, si salvò perché in quel momento era andato al gabinetto, che si
trovava lontano dal luogo della detonazione, e un altro perché era a casa
ammalato.
I soccorritori poterono fare ben poco. Un solo corpo venne recuperato e sepolto
nel cimitero di Kandersteg. In seguito all'incidente
i lavori furono interrotti per circa sei mesi. Alla fine fu deciso che non era
possibile continuare a scavare in quel punto. La parte della galleria invasa,
dove si trovavano i resti dei corpi di 24 minatori travolti, fu murata e la
zona pericolosa venne circuita. Per questo il tunnel è 800 metri più lungo del
previsto e presenta una forma insolita con tre curve.
Per ricordare quel momento, questo fine settimana la ferrovia Bls ha messo a disposizione del Comitato organizzatore Kandersteg 2008, che raggruppa rappresentati della comunità
italiana in Svizzera, un treno speciale che domenica mattina partirà da Berna
con a bordo circa 400 persone diretto nell'Oberland
bernese, dove si svolgeranno alcune cerimonie civili e religiose in ricordo
delle vittime decedute durante la realizzazione della galleria ferrovia del Lötschberg (vedi riquadrato). La manifestazione è sostenuta
tra l'altro anche dal sindacato Unia.
Per questa occasione la comunità italiana ha voluto allestire a Kandersteg una mostra fotografica, che in seguito sarà
visibile anche in altre località, dal titolo "1908 – in memoria -
Condizioni di vita e di lavoro degli italiani e delle loro famiglie durante la
costruzione della galleria del Lötschberg": è
stata realizzata dalla storica Susanne Ulrich.
Sono 40 fotografie storiche messe a disposizione dalle Bls
e da altre istituzioni e musei, raccontate da testi in tre lingue (tedesco,
francese e italiano). Raccontano tra l'altro aspetti poco noti di quegli anni
di emigrazione.
«Con questa mostra non presentiamo solo il duro lavoro dei minatori italiani
emigrati in Svizzera, ma anche come vivevano allora queste persone», afferma la
curatrice dell'esposizione. «Facendo questa ricerca sono stata molto
impressionata dalle donne e dai bambini che seguivano i minatori».
In quegli anni gli operai addetti allo scavo di gallerie erano soliti spostarsi
da un cantiere all'altro e con loro c'erano anche molte donne, che lavoravano
come domestiche, infermiere, cuoche, lavandaie o ostetriche. La realizzazione
di un'opera così imponente trasformava radicalmente la vita dei paesini di
montagna.
«Basti pensare che a Kandersteg nel 1900 abitavano
445 persone», precisa Ulrich ricordando che con
l'arrivo dei minatori, soprattutto italiani, gli abitanti erano diventati
3'554. «Dal nulla si dovettero creare nuove infrastrutture. A Goppenstein per esempio durante i lavori di costruzione
c'erano un ospedale per 25-40 pazienti, 2 panetterie, 2 macellerie, cinque
depositi di generi alimentari, una scuola, una stazione di polizia, un albergo
e un cinema».
Visitando la mostra si scopre che nei 7 anni di costruzione della galleria a Kandergrund veniva celebrato mediamente un matrimonio
italiano ogni 6 settimane e complessivamente in questo periodo nacquero 555
bambini italiani.
Con gli immigrati arrivarono anche i missionari. «A Kandersteg
nel 1906 si insediano suore di Cuneo. In quei tempi si spostavano da cantiere a
cantiere per assistere i lavoratori e le loro famiglie», afferma la curatrice
della mostra che ha avuto l'opportunità di leggere diari di queste religiose,
che descrivono la vita quotidiana negli insediamenti delle baracche.
Erano alloggi di legno provvisori e sovraffollati, dove le condizioni igieniche
e sanitarie lasciavano a desiderare. «I rischi e i pericoli di epidemie erano
molto alti. Inoltre molti operai si infortunavano o si ammalavano», rileva Ulrich, sottolineando l'importante ruolo svolto dalle
religiose, che in quegli anni e in terra protestante istituiscono scuole,
creano asili, si occupano dei feriti e dei malati.
Un problema molto sentito era quello della scuola. Molti bambini in quegli anni
non la frequentavano regolarmente anche perché cominciavano molto presto a
lavorare. «I maschi per esempio, aiutavano a portare le pietre e lavoravano
come fattorini nelle gallerie e le ragazze come aiuto nel lavoro domestico», si
apprende visitando la mostra.
A Kandesteg, nel 1908, viene aperta una scuola per i
bambini italiani finanziata da enti pubblici e privati e gestita da religiose
italiane. «Suor Geltrude racconta che nei primi
giorni solo alcuni bambini frequentano la scuola e che all'inizio li andava a
prelevare di baracca in baracca», ricorda Ulrich.
Finita la galleria tutto questo mondo si disperse. Nel 1913 le suore lasciarono
Kandersteg e seguirono di nuovo gli operai e le loro
famiglie che erano andati questa volta a realizzare la galleria Grenchen-Moutier, che completava l'asse Sempione-Lötschberg-Basilea.
Oltre alla mostra è stato pubblicato anche il libro: "L'epopea dei trafori
alpini", scritto da Tindaro Gatani
e Padre Graziano Tassello, che descrive non solo le condizioni di vita e lavoro
degli operai della galleria del Lötschberg, ma anche
quelle dei cantieri delle gallerie in Svizzera. Anche questo contribuirà a
tenere viva la memoria di questa pagina di storia dell'emigrazione italiana in
Svizzera.