Recuperata la salma di
Mario Capone
Valanga assassina. Ritrovato il corpo del quarto
alpinista
TORINO 10/12/2008 - Ieri, erano appena iniziati i funerali
di Massimo Podio, 42 anni, l’alpinista di Bagnolo Piemonte quando è giunta la
notizia del ritrovamento in Conca del Prà, a quota 2000 metri, sopra Bobbio
Pellice, del corpo ormai senza vita dell’ultimo componente del quartetto di
scalatori, Mario Capone di 31 anni. L’uomo è stato individuato attorno alle 11,
in fondo alla vallone di neve.
Capone, la guida alpina, era l’ultimo della cordata, proprio perchè era la
persona più esperta della spedizione. E’ stato investito dalla valanga e
coperto da un cumulo di neve di almeno una decina di metri. I 50 volontari del
Soccorso Alpino e le dieci squadre di unità cinofile, dopo aver battuto in
continuazione la lunga lingua di neve slavinica, si sono concentrati sul cumulo
a valle. Hanno scavato per ore ieri mattina, dalle 6 alle 11, una rincorsa
contro il tempo, prima di un’annunciata tormenta di neve; quello era l’unico
posto dove non avevano cercato. Poche erano le speranze. Poi, è spuntato uno
sci e, infine, la macabra scoperta: Capone era sepolto proprio lì sotto.
Il corpo è stato caricato sull’elicottero della protezione civile, portato al
campo base di Bobbio e, infine, trasferito, presso la camera mortuaria di Torre
Pellice dove la salma è stata composta. La notizia del ritrovamento del corpo
di Capone si è diffusa immediatamente in via Romualdo II Guarna di Salerno,
dove vivono i genitori della guida alpina, giunti ieri in Val Pellice.
Marco Capone, nativo di Napoli, ma salernitano e figlio di salernitani, da
dieci anni aveva deciso di seguire il suo sogno che lo aveva portato su e giù
per l'Italia a scalare vette, armato solo di picozze e corde. Lo zio Sergio,
che abita con la moglie al primo piano dello stesso stabile dove risiedono i
genitori di Marco, tra le lacrime ha ricordato il nipote: «Io ho insegnato per
molti anni inglese e tutte quelle volte che Marco veniva da me per qualche
lezione, mi seguiva sempre attentamente. Ragazzo scrupoloso - ha concluso lo
zio Sergio, in continuo contatto con il fratello e la cognata - , non so come
sia potuto accadere».
Già, le cause della sciagura, tutti gli alpinisti della zona, gente che conosce
palmo a palmo le vette della Val Pellice, concordano nel giudizio di grande
perizia da parte delle quattro vittime. «Da quando sono partiti dal rifugio
dello Jervis non hanno sbagliato nulla, sono stati sorpresi dall’imprevedibile,
un’improvvisa folata di forte vento che ha provocato il distacco della slavina,
il tempo era buono. E’ stata davvero una fatalità». Difficoltoso è stato il
ritrovamento delle salme ma l’impegno dei volontari, coordinati da Dario
Jannon, è stato encomiabile, come quello profuso dai carabinieri della Stazione
di Torre Pellice che, al comando del maresciallo Filippo Ferraioli, attraverso
una presenza discreta, hanno seguito tutte le fasi delle ricerche.
Marco Bardesono
Lino Gandolfo
Ritrovata la quarta vittima della
Valanga in Val Pellice |
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Torino-
Anche il corpo dell’ultimo dei quattro sci-alpinisti travolti domenica da una
valanga in Val Pellice, nella conca del Pra, è stato ritrovato. |