Cortina. Fuggito dopo aver causato le slavine: è un imprenditore di Conegliano
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di Anna Valerio
Tre ore di grande tensione ieri a Cortina iniziate poco dopo le 12 quando Giorgio Bolognani, dall’impianto di Ra Valles vedendo un nuvolone di neve ha dato l’allarme. La macchina dei soccorsi è scattata rapidissima con la mobilitazione di oltre 60 volontari del soccorso alpino delle stazioni di Cortina, Pieve di Cadore, Auronzo, San Vito, Val Pettorina e Belluno. In azione anche la polizia (malgrado il grande lavoro per la concomitanza della Coppa del Mondo di sci) e la Guardia di Finanza con tre unità cinofile. Proprio una di esse quasi subito trova uno sci semidistrutto e per un momento si teme il peggio, cioè che sotto la spessa coltre ci siano delle persone, quasi sicuramente una. Operazioni delicate durante le quali per ben due volte i volontari rischiano di rimanere travolti essi stessi da altre due slavine successive. Scappano e poi si rimettono al lavoro per cercare qualcuno che si pensa sia rimasto sotto. Intorno alle 15, dopo tre ore di ricerche accurate, si capisce che sotto l’enorme cumulo di neve (un fronte di 50 metri, profondo 4 metri) non c’è nessuno. Chi aveva provocato la slavina era anche fuggito di gran carriera senza avvisare nessuno. Finita l’emergenza è scattata un’autentica caccia all’uomo di cui la polizia possedeva non solo uno sci ma anche una descrizione abbastanza dettagliata dell’aspetto e dell’abbigliamento, un habitué della conca ampezzana, riconosciuto da molti. L’uomo, un imprenditore di Conegliano (Treviso) di 46 anni, si è presentato però spontaneamente poco dopo la fine dell’emergenza all’ufficio di Piè Tofane, il distaccamento del Commissariato di Cortina cui fa riferimento il servizio di soccorso pista, dicendo che era lui l’uomo che tutti cercavano. «Non pensavo che fare quel fuori pista potesse provocare una slavina e una mobilitazione del genere» avrebbe raccontato al commissario Giuseppe Solimene che ha seguito prima le operazioni di soccorso e poi le indagini conseguenti. L’uomo ha giustificato il ritardo della sua ammissione di responsabilità spiegando che si era spaventato. Il trevigiano, sciatore esperto, ora dovrà rispondere del reato di procurato allarme ed è stato denunciato a piede libero (era ormai trascorsa la flagranza di reato quando si è presentato alla polizia) anche per aver causato la caduta della valanga. Ma sale la rabbia tra chi gestisce gli impianti, il soccorso alpino, polizia e carabinieri che da giorni invitano gli sciatori ad evitare i fuoripista che potrebbero provocare pericolosissimi distacchi di slavine e valanghe, mettendo in pericolo non solo la propria vita ma anche quella di chi vuole passare una tranquilla giornata di sport. I divieti sono chiari e ben visibili. Solo qualche giorno fa era capitato un caso analogo sul Faloria dove si era staccata una valanga per colpa di due snowbordisti che sono fuggiti prima dell’arrivo sul posto dei carabinieri |