Valanga sul monte Pasubio, un morto e un ferito
Sulle Dolomiti una valanga ha provocato una vittima
(ma il bilancio, visto il numero di slavine cadute e di persone coinvolte,
poteva essere ben più pesante). Lo scorso fine settimana, tra Trentino e
Veneto, erano morte tre persone e una è ancora data per dispersa sulla
Pala Alta nel bellunese.
Due valanghe oggi sono scese a distanza di chilometri
travolgendo, la prima, nel vicentino sul Pasubio, un gruppo di quattro
escursionisti; la seconda sul Faloria a Cortina d'Ampezzo, cinque sciatori. La
slavina caduta sul monte Pasubio, ha investito quattro escursionisti, tutti
vicentini: Claudio Cacco, 60 anni, edicolante sposato e padre di tre
figli, è morto sotto la massa di neve prima che potesse essere soccorso.
In gravi condizioni un suo compagno di 44 anni di
Caldogno (è ricoverato in rianimazione a Trento), mentre una donna di 41 è
ferita in modo non grave. Il quarto, 50, è rimasto illeso ma sotto choc.
Il distacco è avvenuto mentre i quattro affrontavano un canalino su un
costone del Pasubio - meta appetita per i suoi itinerari spettacolari legati
alla Grande Guerra - a circa 1800-1900 metri di quota lungo il "Sentiero
degli eroi".
La seconda valanga, sul Faloria nei pressi di una
pista da sci, è caduta su cinque persone che stavano facendo del fuori
pista. Sotto la neve sono finiti in due: uno è uscito da solo, mentre
l'altro è stato tratto in salvo grazie al cercapersone Arva.
Le conseguenze più gravi sono state per un veneziano
di 41 anni che ha riportato un trauma cranico ed è stato ricoverato
all'ospedale di Belluno. L'altro sciatore finito sotto la neve ed un terzo
toccato marginalmente dalla massa - rispettivamente un padovano di 45 anni e un
giovane di Pordenone, di 29 - hanno riportato alcune contusioni e sono stati
portati all'ospedale di Cortina per i controlli. Illesi gli altri due sciatori
che facevano parte del gruppo. Sul distacco della slavina indagano i carabinieri
che se, dopo accurati rilievi, dovessero riscontrare delle responsabilità da
parte di qualche sciatore potrebbero denunciarlo per l'ipotesi di "valanga
colposa".
Da parte sua, il Soccorso alpino - intervenuto in
entrambe le vicende oltre che per un distacco senza conseguenze anche sul Padon
e sulla Paganella - invita, viste le straordinarie condizioni della neve, alla
massima prudenza e a sciare solo in pista. Un allarme lanciato già nei giorni
scorsi dall'Agenzia regionale per l'ambiente del Veneto (Arpav) che aveva
sottolineato come il pericolo valanghe sull'arco alpino stava salendo dal grado
3 (marcato) al 4 (forte) su una scala da uno a cinque valori.
Valanga sul Pasubio: un morto e due feriti
Sab, 2009-03-07 14:10
VICENZA -- E' di un
morto e due feriti il drammatico esito di una valanga caduta sul gruppo del
monte Pasubio, che ha investito quattro escursionisti, tutti originari del
Vicentino. Lo ha reso noto il soccorso alpino intervenuto sul posto.
La disgrazia in una località ai confini tra Veneto e Trentino. Dei due feriti,
uno è stato intubato sul posto mentre l'altro ha riportato alcune fratture alle
gambe. Un quarto è rimasto illeso. Sono stati trasportati in elicottero
all'ospedale di Trento.
Secondo la ricostruzione, il quartetto stava percorrendo un sentiero che
conduce al Rifugio Papa (chiuso per oltre tre metri di neve) quando è stato
travolto dalla valanga. Gli uomini del soccorso alpino sono arrivati sul luogo,
particolarmente impervio, con due elicotteri e hanno tratto in salvo tre dei
quattro escursionisti grazie all'ausilio di due unità cinofile.
Tragedia sfiorata invece sulla Paganella. Erano circa le 10 quando i due
escursionisti, di nazionalità italiana, stavano praticando scialpismo su un
pendio non distante dalla pista Panoramica. All'improvviso dalla montagna si è
staccata una massa nevosa che li ha travolti inesorabilmente.
Impossibile fuggire. Gli scialpinisti sono finiti sotto metri di neve. Uno dei
due, per miracolo è rimasto piuttosto in superficie ed è riuscito ad uscire con
le sue mani, scavando disperatamente per salvarsi.
Una volta all'aperto ha dato l'allarme. Sul posto sono arrivati di gran lena i
soccorritori e l'elicottero del 118. In poco tempo anche il secondo scialpinista
è stato individuato sotto la massa nevosa ed estratto vivo.
L'elisoccorso lo ha trasportato d'urgenza all'ospedale S.Chiara di Trento dove
l'uomo è stato sottoposto alle cure contro l'ipotermia.
Valanga
sul Pasubio travolge 4 vicentini Un morto e due feriti
LA DISGRAZIA. Dramma alle 13 di ieri
nella zona della strada degli Eroi: stavano scendendo
La vittima è un edicolante di 60 anni della città Grave in rianimazione un
autista di Caldogno
Diego
Neri
VALLARSA (TRENTO)
La valanga si è staccata all'improvviso. La neve non ha retto al peso degli
escursionisti, al vento e alle alte temperature di ieri e un'enorme massa si è
staccata. Tre dei quattro amici che stavano camminando, dopo aver percorso la
strada degli Eroi, dalla galleria D'Havet per raggiungere malga Fieno, sono
stati travolti e trascinati a valle per un centinaio di metri. Il bilancio
dell'incidente avvenuto ieri alle 13 sul Pasubio è pesantissimo: un morto e due
feriti, di cui uno in condizioni molto gravi. Per Claudio Cacco, 60 anni,
edicolante in pensione che viveva a Vicenza in via De Amicis, non c'è stato
nulla da fare. L'amico Riccardo Baron, 44, autista di Caldogno, è ricoverato in
ospedale a Trento in prognosi riservata, mentre Stefania Tonello, 40, di
Dueville, ha subito fratture e è nel nosocomio di Rovereto. Illeso, ma
sconvolto, il quarto, l'autista Fabio Bianchi, 49 anni, che vive a Nanto in via
Fontana e che ha dato l'allarme.
I quattro amici, che da qualche tempo fanno gruppo per le escursioni in
montagna di cui sono appassionati, erano partiti da casa all'alba di ieri.
Lasciate le auto al Pian delle Fugazze, erano saliti con le ciaspole verso il
rifugio Papa, alle porte del Pasubio. Non sapevano che le passeggiate sul
massiccio ieri erano sconsigliate, perché il rischio valanghe era ritenuto
molto elevato. «Il percorso lo conoscevamo bene», ha spiegato Fabio in lacrime.
Il dramma è avvenuto - in territorio trentino, vicino al confine col Vicentino
- sulla via del ritorno, a circa 1700 metri d'altitudine, dove ci sono metri di
neve; gli ultimi 90 centimetri sono caduti nei giorni scorsi. I vicentini
stavano probabilmente seguendo il tragitto di una delle scorciatoie che
scendono a malga Fieno, quando su uno stretto canale si è staccata la massa di
neve.
«Ero ad un metro da loro tre, e li ho visti scivolare nel vuoto», ha detto
Fabio ai primi soccorritori. La neve li ha travolti, e Bianchi è stato rapido
nel dare l'allarme dopo aver raggiunto e liberato Stefania. In pochi minuti, si
sono alzati in volo due elicotteri del 118 di Trento, e sono accorsi in zona il
soccorso alpino di Rovereto e quello di Schio, i vigili del fuoco e i
carabinieri di Vallarsa e di Valli del Pasubio con il capitano Ferrari. Fin dai
primi momenti è emerso come gli escursionisti fossero saliti sul Pasubio dal
versante vicentino, visto che le strade d'accesso da Trento sono chiuse per il
rischio frane.
Stefania è stata portata in ospedale in elicottero, e in pochi minuti anche
Riccardo è stato recuperato. I sanitari lo hanno intubato e fatto trasportare a
Trento, dov'è ricoverato in rianimazione. Più complesse le ricerche di Claudio,
che non aveva con sè l'apparecchio Arva, necessario per essere localizzati in
montagna in caso di valanghe. A trovarlo, sotto metri di neve, è stato il cane
Balù: ma quando il vicentino è stato recuperato, per lui non c'era più nulla da
fare. Erano le 15.15. Subito dopo è stata informata la famiglia.
Sulla tragedia la procura di Trento ha aperto un'inchiesta. Nei prossimi
giorni, non appena si saranno un po' ripresi, verranno sentiti Bianchi e Tonello.
Gli inquirenti vogliono comprendere se, come è stato ipotizzato, la valanga sia
stata provocata proprio dal passaggio degli escursionisti, e se quella zona
fosse stata interdetta al passaggio proprio per evitare questi rischi.
Il racconto dei sopravvissuti Il ricordo di Bianchi: «Lanciato sulla
neve come fossi in volo»
A
Fabio Bianchi al centro: ha dato lui l'allarme per i compagni feritiMigliorano
le condizioni dei due escursionisti vicentini rimasti feriti sabato sotto
la valanga sul Pasubio a 1700 metri, costata la vita a Claudio Cacco. Riccardo
Baron non corre più pericolo e dal suo letto d'ospedale a Trento ha
parlato coi familiari, rassicurandoli. Mentre lo stato di salute di Stefania
Tonellotto è più serio di quanto inizialmente si ritenesse,
a causa di numerose fratture insidiose, anche se rispetto all'altro giorno
sta meglio dopo che è stata sottoposta l'altra sera a un intervento
chirurgico.
«Il pendio nel punto in cui è partita la valanga non era accentuato,
non riesco a capire quello che è successo. Anche perché stavamo
procedendo con tutte le cautele perché eravamo consci dei pericoli
e non essendo degli sprovveduti ci muovevamo con circospezione. Eravamo appena
usciti dal bosco e non pensavamo di cascarci dentro. Sapevamo del rischio,
ma non avremmo mai pensato lungo quel sentiero. Mi sono salvato buttandomi
ad aereo sulla neve. Ero distante un paio di metri dagli altri».
Così ha raccontato il superstite illeso Fabio Bianchi, 49 anni, di
Nanto, che non si dà pace per la disgrazia nella zona di malga Fieno,
lungo la strada sterrata e per la stagione innevata, che dal Pian delle Fugazze
porta al rifugio Papa.
Com'è risaputo è morto per le forti lesioni alla testa l'amico
di tante escursioni ed edicolante in pensione della città Claudio Cacco,
60 anni, via De Amicis 40, mentre sono rimasti feriti Riccardo Baron, 44 anni,
di Caldogno, e Stefania Tonellotto, 40 anni, di Dueville, figlia dell'ex segretario
provinciale di FI. Il primo, autista delle Aim come Bianchi, è ricoverato
in prognosi riservata all'ospedale Santa Chiara di Trento e le sue condizioni
sono migliorate nella notte. Per i medici è fuori pericolo.
Ieri mattina parlava e muoveva gli arti, dopo che si era temuto perché
era rimasto a lungo sotto la valanga e aveva subito traumi alla colonna vertebrale.
È ancora sotto choc per la paura e pare non sappia ancora che l'amico
Claudio purtroppo non ce l'ha fatta. Anche i tempi di guarigione di Tonellotto,
che lavora a Caldogno all'Arc Linea, si annunciano abbastanza lunghi perché
oltre alla frattura del bacino, ha patito anche quella del femore e complicazioni
allo stomaco.
È stata operata all'ospedale di Rovereto, l'intervento è riuscito,
ma la convalescenza si annuncia lunga. Poiché il marito della ferita
era impegnato per lavoro in Fiera a Vicenza,
Stefania Tonellotto si è unita agli amici di tante altre camminate
in montagna per una "ciaspolada" che avrebbe dovuto riportarla a
casa nel primo pomeriggio. Intanto, la procura della Repubblica di Rovereto
ha aperto un'inchiesta per la disgrazia. La vittima lascia la moglie Maria
Grazia Fabris, che gestisce l'edicola di via Pizzoccaro a Sant'Andrea, e i
figli Alessio, Riccardo e Mattia.
Quest'oggi il magistrato di turno dovrebbe firmare il nulla osta per la restituzione
della salma alla famiglia e consentirle di far celebrare i funerali.
I carabinieri di Vallarsa l'altro giorno hanno ascoltato Bianchi, l'unico
superstite illeso, che ha ricostruito le fasi salienti dell'incidente in montagna
e hanno trasmesso un primo rapporto alla procura.
Poiché non si ravvisano responsabilità di terze persone per
la morte di Cacco, il fascicolo, come succede in questi casi, è destinato
in breve all'archiviazione.I.T.