DELL’INIZIO ANNO
domenica 31 dicembre 2000, ALTO ADIGE
IL BOLLETTINO
Alto rischio
nella zona
dell'Ortles
BOLZANO. Lo strato di neve fresca caduta quotidianamente in vari episodi dal
giorno di Natale non si è ancora assestata e consolidata e poggia su
un vecchio manto con strati deboli superficiali, che offrono uno scarso legame
alla nuova neve. In prossimità delle creste i venti hanno formato nuovi
accumuli eolici che sono particolarmente insidiosi. Nella parte orientale della
provincia ed in particolare nel gruppo dell'Ortles - Cevedale e lungo la cresta
di confine, il pericolo valanghe è «marcato grado 3». I punti
più pericolosi si trovano maggiormente su versanti ripidi in prossimità
di creste di tutte le esposizioni, come anche su pendii ripidi, con accumuli
eolici esposti da nord-ovest fino a sud-est, oltre i 2.000 metri d'altezza.
Il distacco di una valanga a lastroni può già essere provocato
con un debole sovraccarico. Sul restante territorio altoatesino, il pericolo
valanghe è «moderato grado 2» e i punti di pericolo sono
per lo più in prossimità di creste su pendii ripidi esposti da
nord-ovest a nord e fino a est, con nuovi accumuli di neve ventata sopra i 2.000
metri di quota.
Il pericolo valanghe rimarrà invariato, anche nei prossimi giorni, dove
invece la situazione meteo dovrebbe migliorare. Nella giornata odierna su tutto
l'Alto Adige il tempo sarà molto soleggiato, con Föhn nelle valli,
mentre soltanto tra il Brennero e la valle Aurina potranno rimanere alcune nubi.
In montagna la visibilità sarà molto buona, ma con temperature
fredde. Solo le cime delle creste di confine potranno risultare al mattino ancora
avvolte dalle nubi. Per domani, primo giorno dell'anno nuovo, il tempo rimarrà
soleggiato per influsso anticiclonico, il Föhn cesserà la sua azione
nelle valli e soprattutto la mattina sarà quindi molto fredda. In montagna
le temperature aumenteranno considerevolmente nel corso della giornata. Il 2
gennaio si avvicinerà una perturbazione da ovest, con possibilità
di deboli nevicate su tutto l'Alto Adige.
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domenica 31 dicembre 2000, ALTO ADIGE
Valanghe, pericolo sempre in agguato
Kostner dell'Aiut Alpin: «Meglio la prevenzione e attenti al vento»
Zampatti del Cnsas ricorda di prendere tutte le precauzioni
di Maurizio Dallago
BOLZANO. Meglio la prevenzione, per quanto possibile, senza scordare l'equipaggiamento
adatto per farsi ritrovare nel caso di una valanga. Se ieri in Trentino la «morte
bianca» ha fatto due vittime, anche in provincia di Bolzano il pericolo
di slavine è abbastanza alto. Soprattutto a quote elevate, come conferma
Raphael Kostner, dell'Aiut Alpin Dolomites, che segnala nel vento di questi
giorni la fonte maggiore di pericolo. Lorenzo Zampatti, del Cnsas, ricorda che
molto dipende dalla localizzazione e che l'imponderabile in montagna può
succedere sempre: da quì l'importanza dell'equipaggiamento.
«Anche se in basso la neve è poca, in alto, sopra i 2.500 metri
ce n'è parecchia ed il pericolo è dovuto al vento che la trasporta,
agevolando la formazione di valanghe», dichiara Kostner, reduce ieri da
una giornata tutto sommato tranquilla sul fronte degli incidenti sulle piste
da sci.
«Il pericolo esiste, come purtroppo si è visto anche ieri in Trentino,
è importante tenere l'Arva acceso, in modo da poter essere localizzati»,
prosegue il membro dell'Aiut Alpin, che non crede molto in altre altre novità
tecnologiche, come il sistema Abs per il galleggiamento in valanga. Un sistema
simile a quello presente sulle automobili, che consiste nel rigonfiamento di
un serbatoio d'aria, tramite un gas in pressione, situato nella parte superiore
di uno zaino, che permetterebbe di stare a galla, una volta raggiunti dalla
slavina. «I pareri sull'utilità dell'Abs sono molto discordi. Essendo
posto sulla schiena, si rischia di rimanere col corpo più in basso e
quindi di soffocare», conclude Kostner.
Per Lorenzo Zampatti, delegato provinciale del Cnsas, il soccorso alpino nazionale,
è importante avere dietro il ricercatore elettronico Arva, sonda e pala,
oltre al bagaglio normale per le escursioni invernali, in modo da avere un buon
grado di sicurezza passiva. Senza dimenticare che il pericolo è sempre
dietro l'angolo. «Parliamo comunque di un'attività, quella alpinistica
e sci-escursionistica, che ha comunque una percentuale di rischio. «Sappiamo
tutti - afferma Zampatti - che l'attività alpinistica comporta sempre
una parte di rischio, di pericolo, anche prendendo tutte le precauzioni una
minima parte rimane. Lo stesso indice di pericolosità delle zone è
sempre di carattere generale, non uniforme dappertutto, bisogna poi considerare
altre situazioni, l'esposizione al sole, al vento».
«Il rischio in questa attività fa purtroppo parte del gioco, anche
avendo preso tutte le precauzioni possibili e tra queste ci metterei anche l'aiuto
fondamentale che possono dare le guide e la gente del posto, che conosce a menadito
la zona prescelta per l'escursione», conclude Lorenzo Zampatti.
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Arera Giovane sci-alpinista di Oltre il Colle è stato trascinato a valle
per oltre 300 metri. Stava salendo con un compagno
Travolto dalla slavina, si salva «nuotando» nella neve
Cielo sereno e sole, l'ideale per puntare alla vetta del monte Arera. Così
pensavano due appassionati di sci alpinismo di Oltre il Colle; non si aspettavano
certo di dover fronteggiare una slavina.
Gianluigi Carrara, 22 anni, è stato travolto dalla massa di neve e trascinato
a valle per oltre 300 metri. Fortunatamente il giovane è uscito incolume
dalla spaventosa avventura. Salvo anche il suo amico, Mattia Cavagna, 19 anni,
rimasto sul sentiero. «Sono stati attimi terribili – ricorda Gianluigi
– ma sono comunque riuscito a cavarmela nuotando nella neve come mi avevano
insegnato».
Lo sci-alpinista caduto è stato recuperato dall'elisoccorso, mentre il
suo compagno è tornato al rifugio con gli sci.
L'Arera si conferma una montagna insidiosa: il 17 dicembre, traditi dal ghiaccio,
hanno perso la vita quattro escursionisti. Il Soccorso alpino richiama nuovamente
alla prudenza: «La neve scesa venerdì non si è ancora consolidata,
per cui in certe condizioni e in certe zone è oltremodo pericoloso muoversi
ECO DI BERGAMO 31 DICEMBRE 2000
Domenica 7 Gennaio 2001 LA STAMPA
Luca Danne, 23 anni, di Quart aveva affrontato una discesa in fuoripista a
quota 1800 a La Thuile
Muore travolto da una slavina
Illesi i tre amici che erano assieme a lui
LATHUILE
I tre compagni di «surf» hanno guardato indietro e lui non c’era
più: Luca Danne, 23 anni, di Quart, è morto ieri pomeriggio, travolto
da una slavina a poche decine di metri dall’arrivo della seggiovia del
«Bosco Express», a La Thuile, quota 1800. E’ forse è
stato proprio lui a causare quella slavina, con una caduta in avanti nella neve
fresca. Luca era in compagnia di 3 amici appassionati di fuoripista. E ieri,
le piste della Valle offrivano molte possibilità di discese su pendii
immacolati: a La Thuile, poi, la neve fresca raggiungeva lo spessore di 80 centimetri.
La tragedia è avvenuta poco prima delle 16. I quattro avevano deciso
di scendere lungo il percorso della seggiovia, vicino alla «linea»
del bosco. Per questo Luca è stato travolto: gli alberi avrebbero «spezzato»
la slavina. I tre amici del giovane di Quart sono arrivati in fondo alla discesa
senza problemi. Il tempo di aspettare l’amico che poteva aver indugiato
in qualche «serpentina», poi hanno deciso di tornare indietro. Forse
qualcuno aveva anche intravisto la caduta di Luca, ma senza immaginare una simile
conseguenza.
Quando si sono trovati davanti la slavina, hanno incominciato a pensare al peggio.
Sono andati subito a dare l’allarme, le guide del soccorso alpino sono
arrivate con gli specialisti del soccorso della polizia, della guardia di finanza
e ai carabinieri. «Impossibile andare lassù in elicottero con il
tempo che c’era, è stato necessario arrivare sul posto da terra»
spiega Giuliano Trucco, responsabile del soccorso alpino valdostano. Le ricerche
sono incominciate anche con l’aiuto di cani da valanga: il corpo del giovane
è stato localizzato poco prima delle 18 e recuperato in serata, con l’autorizzazione
del sostituto procuratore Luca Ceccanti. I militari della Finanza accerteranno
la dinamica dell’incidente.
lunedì 8 gennaio 2001, ALTO ADIGE
Strada interrotta, turismo a rischio
Duemila persone
bloccate a Solda
per una slavina
PRATO. Solda è isolata da ieri pomeriggio. Si calcola che circa duemila
siano le persone, tra turisti e residenti, rimaste bloccate nel centro sciistico.
Una slavina di notevoli dimensioni si è staccata verso le 16 in località
Untethuner, vicino alla frazione Solda di fuori, sommergendo la sede stradale
all'altezza del quarto chilometro della provinciale. Si è evitata una
tragedia solo perché, fortunatamente, in quel momento non passava nessuna
automobile. A causa del pericolo di ulteriori distacchi di masse nevose provocati
dalla pioggia delle ultime ore e dal rialzo improvviso della temperatura, non
sono potuti intervenire i mezzi per lo sgombero. Il sindaco di Prato, Josef
Hofer, è stato costretto ha ordinare la chiusura dell'arteria, unitamente
al blocco della Gomagoi-Trafoi, deciso in via precauzionale. Solo nelle prime
ore di questa mattina gli uomini dell'Ufficio manutenzione strade hanno iniziato
i lavori per tentare di liberare la carreggiata. Lavori che potranno proseguire
solo se tornerà il freddo, disinnescando così il pericolo della
caduta di nuove valanghe.
A Solda la situazione è sotto controllo. I turisti che dovevano tornarsene
a casa ancora ieri hanno accolto con fatalismo il rinvio della partenza. Molto
più arrabbiati invece gli albergatori della zona. «Ogni hanno cade
una valanga nello stesso posto - racconto uno di loro raggiunto telefonicamente
- e ogni anno la strada viene regolarmente chiusa. Domani (oggi per chi legge,
ndr) aspettavamo il cambio. Devono arrivare decine di sciatori». L'albergatore
spiega che gli abitanti della frazione aspettano un intervento risolutore che
metta definitivamente in sicurezza il costone sopra Untethurn. Nella memoria
di molti valligiani rimane indelebile la memoria della tragedia dei primi anni
Settanta, quando una slavina gigantesca sommerse alcune auto provocando la morte
di sette persone.
lunedì 8 gennaio 2001, ALTOADIGE
Due valanghe, tragedie sfiorate in quota
Isolato il paese di Solda, paura a Fundres
Chiuso Passo Giovo sul versante di Vipiteno
La protezione civile rileva un elevato pericolo ovunque
di Mario Bertoldi
BOLZANO. Il brusco rialzo della temperatura ha fatto lievitare in tutta la
regione il pericolo di slavine. Ieri l'allarme è scattato in diverse
zone della provincia di Bolzano ove sono state per fortuna evitate vittime ma
non le conseguenze di improvvise interruzioni sulla rete viaria. E' il caso
della statale 622 del Passo Giovo sul versante di Vipiteno e dell' abitato di
Solda isolato a seguito della slavina che nel corso del pomeriggio si è
abbattuta all'altezza del chilometro 4 della statale per Gomagoi, in località
«Unterthurn». I tecnici della Provincia autonoma di Bolzano e quelli
della protezione civile non hanno per il momento ancora fornito una indicazione
di massima dei tempi di intervento per un ritorno alla normalità con
il ripristino della regolare transitabilità delle due strade. Le zone,
infatti, rimagono ad alto rischio.
In mattinata altre slavine sono state segnalate in val Pusteria. Anche in questo
caso nessuna vittima ma grossi disagi provocati dalle masse di neve scaccatesi
dalle vette e dalle pareti rocciose. Nella zona di Vandoies le valanghe sono
state sei. Risultano completamente isolati, per mancanza di collegamento viario,
quattro masi nella frazione Vallarga e due masi nella frazione di Fundres. Anche
in questo caso l'intervento dei tecnici della protezione civile è stato
molto tempestivo ma i collegamenti non sono stati per il momento ripristinati
anche per il pericolo di ulteriori slavine che incombe su tutta la zona. Soprattutto
la valle di Fundres viene considerata dagli esperti ad alto rischio. Nel pomeriggio
di ieri è stata chiusa per motivi di sicurezza anche la strada comunale
Ponticello-Prato Piazza nel Comune di Braies.
Sempre secondo i tecnici della Provincia e della Protezione civile è
probabile che la situazione possa essere riportata alla normalità entro
questa sera. Un intervento urgente sembra necessario soprattutto per la strada
di collegamento di Solda. L'isolamento avrà pesanti ripercussioni anche
per l'andamento turistico. La situazione complessiva viene però considerata
dagli esperti a forte rischio. Le ultime nevicate hanno portato neve fresca
solo in quota. Oltre i 2 mila metri ha nevicato insistentemente con il deposito
di una coltre di neve fresca di circa trenta centimetri. Sotto i 2 mila metri
di quota la perturbazione che sta interessando tutta la nostra regione ha scaricato
sulla neve pre esistente solo pioggia. In tutte le zone di montagna vengono
segnalati venti da forti a moltoforti che faviriscono il distacco improvviso
di masse nevose instabili che subiscono l'erosione di base provocata dalle temperature
non rigide. Oltrettutto il vento molto forte da sud ovest sopra i 2300 metri
di quota ha formato nuovi grossi accumuli di neve ventata. La coesione degli
strati di neve fresca con la base è molto debole. La situazione dovrebbe
migliorare nelle prossime: gli esperti indicano infatti un nuovo calo delle
temperature.
Fa caldo e piove sino a 2 mila metri
Per gli esperti da questa sera si ritorna sotto zero
BOLZANO. Per il momento in tutta la provincia di Bolzano il pericolo valanghe
resta molto elevato. Anche sopra i 2 mila metri di quota le vie di comunicazioni
esposte, gli impianti di risalite e le piste da sci potrebbero essere interessate
da valanghe spontanee. Sul restante territorio - si legge nel bollettino diramato
dalla Provincia autonona di Bolzano - il pericolo di valanghe è «marcato
grado 3». Punti considerati molto pericolosi sono ovviamente i pendii
ripidi in prossimità di creste di tutte le esposioni, nonchè i
pendii con neve ventata, esposti da ovest a nord fino a sudest, oltre circa
i 2300 metri di quota. Escursioni sci alpinistiche e discese fuori dalle piste
richiedono un'accurata scelta dei percorsi. Per quest'oggi gli esperti prevedono
un graduale miglioramento della situazione. Il limite delle nevicate è
infatti destinato ad abbassarsi a 1200 metri di quota grazie ad un repentino
calo delle temperature che dovrebbero spingersi abbondantemente sotto lo zero,
rafforzando la coesione delle masse nevose. Entro la giornata odierna dovrebbero
andare ad esaurirsi anche le nuove precipitazioni previste. Il pericolo di valanghe
- si legge sul bollettino della Provincia autonoma - può localmente aumentare
in base all'intensità delle nevicate per poi comunque lentamente diminuire
con l'abbassamento delle temperature.
lunedì 8 gennaio 2001, ALTO ADIGE
Passo Gardena, le condizioni meteo però devono essere favorevoli
Per «disinnescare» la slavina
oggi si prova con l'esplosivo
BOLZANO. La telenovela di passo Gardena potrebbe avere il suo epilogo oggi.
Il tentativo di piazzare le cariche esplosive per far «saltare»
la valanga che ancora incombe sul passo verrà effettuato infatti oggi.
Questo almeno il programma, condizioni meteo permettendo. Frattanto anche chi
da anni risiede al passo ha deciso di far sentire la propria voce. È
il caso di Arthur Mutschlechner. «Indipendentemente dai vari bisogni delle
valli - scrive quello che è il gestore di una delle strutture ricettive
del passo - a noi serve, e spero sia anche un diritto, una strada sicura e aperta
tutto l'anno. Noi, qui al passo, vedremmo con entusiasmo la sistemazione dei
paravalanghe, anche se sappiamo che l'associazione turistica di Ortisei è
contraria a quest'ipotesi. Il problema è quello dell'impatto ambientale.
Una questione questa sulla quale dovremmo avere maggiore voce in capitolo noi
che siamo i diretti interessati piuttosto che chi vive lontano, ad Ortisei.
Dal nostro punto di vista il problema dell'impatto ambientale dei paravalanghe
a passo Gardena sul tratto di 2 chilometri che corre sotto le Torri del Murfreit,
cioè sotto il Gruppo del Sella (esattamente dove è caduta la slavina
del 2 gennaio) è un problema risolvibile. Si potrebbe senz'altro realizzare
- scrive ancora Mutschlechner - un progetto in armonia con la natura ed ottenere
un abbellimento della zona. Utilizzare la roccia dolomitica (vedi la galleria
del Pecol, che è diventata una finestra simbolo su Cortina d'Ampezzo),
spostare tratti pericolosi di strada, nascondere i paravalanghe utilizzando
ghiaia e detriti rocciosi». Insomma, l'invito che viene dai residenti
del passo è quello a non scartare a priori nessuna ipotesi, fermo restando
che una soluzione per rendere sicuro il transito va trovata.
lunedì 8 gennaio 2001, ALTO ADIGE
Travolti dalla slavina, muoiono due scalatori
La tragedia sabato sulle cascate di ghiaccio in Val Daone. I corpi trovati solo
ieri
INCIDENTI IN MONTAGNA
TRENTO. Li ha travolti una slavina, mentre stavano compiendo l'ascensione a
una delle tante - e splendide - cascate di ghiaccio in val Daone. Sono morti
così Tiberio Quecchia, 40 anni, istruttore guida alpina e la sua allieva
Margherita Spagnoli, 34 anni, entrambi bresciani. I loro corpi sono stati ritrovati
sepolti sotto un metro di neve ieri mattina, poco dopo le dieci, al termine
di una battuta di ricerche che ha impegnato per molte ore più di 50 uomini.
L'allarme è arrivato al 118 trentino sabato sera, attorno alle 23. Dall'altra
parte della cornetta la moglie di Quecchia, Giulia, preoccupata per il fatto
che il marito non rispondeva al cellulare già da molte ore. Il 118 ha
immediatamente allertato il soccorso alpino della val Rendena. La moglie di
Quecchia, infatti, aveva spiegato che il marito - in compagnia di un'allieva
- era partito per la Val Daone per scalare una cascata di ghiaccio. Un zona,
la Val Daone, considerata da molti il paradiso delle scalate di ghiaccio per
la varietà delle arrampicate e lo spettacolo naturale che offre. Quecchia
era un habituè della zona.
Ricevuta la notizia della scomparsa, le ricerche hanno preso il via la sera
stessa. Gli uomini del soccorso alpino, insieme ai vigili del fuoco di Daone
e alle unità cinofile della guardia di finanza di Tione, hanno ben presto
rinvenuto la macchina dei due scalatori, una Fiat Panda verde parcheggiata nei
pressi di Malga Boazzo. Il buio e il maltempo hanno impedito ai soccorritori
di proseguire le ricerche, che infatti sono riprese ieri mattina.
I soccorritori, fin dalle prime luci del mattino, sono ritornati a Malga Boazzo.
Da qui - vista l'impossibilità di salire a piedi - è stato deciso
di proseguire a bordo di una teleferica dell'Enel, generalmente utilizzata dai
dipendenti dell'azienda per spostarsi dalla diga di Malga Boazzo a quella di
Malga Bissina. Una scelta obbligata, viste le condizioni meteo. Durante il trasferimento
dall'alto è stato notato uno zaino sbucare dalla neve: esattamente ai
piedi della cascata "Porta del sole".
La teleferica è stata bloccata. I soccorritori si sono calati lungo il
pilone che sorregge la teleferica fino a terra. Non è stato difficile
ritrovare il corpo di Tiberio Quecchia, che giaceva a pochi metri dalla zaino.
Più complesso invece il recupero del corpo di Margherita Spagnoli, nascosto
sotto un metro di neve. I soccorsi si sono rivelati particolarmente complicati
a causa delle condizioni meteo avverse. La pioggia non ha cessato un istante
di scendere, mentre a causa dell'innalzamento della temperatura, sull'intera
zona sono cadute spontaneamente alcune slavine. I corpi dei due alpinisti, alla
fine, sono stati caricati sulle barelle da neve e portati a valle a mano. Le
salme sono state composte presso la camera mortuaria della casa di riposo di
Pieve di Bono.
Una prima ricostruzione dell'accaduto fa supporre che i due scalatori siano
stati travolti da una slavina precipitata dall'alto mentre erano impegnati nella
scalata. Certamente i due non si trovavano a terra, visto che lo zaino è
stato rinvenuto lontano dal corpo di Quecchia con le cinghie staccate, segno
che la forza della neve lo ha strappato dalle spalle della guida alpina mentre
questi era impegnato nella salita. La slavina - quindi - ha fatto precipitare
nel vuoto Quecchia, che ha trascinato con sè l'allieva. In val Daone,
ieri, sono giunti i familiari delle vittime per il triste rito del riconoscimento
della salma. Alcuni amici di Quecchia - anch'essi esperti scalatori - erano
arrivati in val Daone nella giornata di sabato per una scalata sulle splendide
cascate della zona. Ma avevano deciso di rinunciare, viste le condizioni del
tempo: troppo rischioso avventurarsi con quella pioggia. Quecchia e l'allieva,
al contrario, hanno deciso di andare avanti. Una scelta che si è rivelata
fatale. E anche il capo del soccorso alpino Roberto Bolza ha commentato: «Il
tempo sconsigliava le scalate».
IL CAPO CORDATA
Quecchia, un "guru" delle arrampicate
TRENTO. Era accademico del Cai Tiberio Quecchia, l'alpinista bresciano morto
in Val Daone. La villetta in cui Quecchia viveva con la moglie, Giulia Archetti
di 35 anni, e con la madre Maria di 66 anni, a Botticino Mattina, è ora
meta del mesto pellegrinaggio di parenti e amici. Il padre dell'alpinista era
morto poco più di un anno fa in un bosco a poche centinaia di metri da
casa, stroncato da un infarto mentre raccoglieva funghi. La madre si è
recata in Val Daone ieri pomeriggio, mentre la moglie Giulia Archetti, fisioterapista,
era partita la notte prima, poco dopo le 3, assieme a un amico, appena avuta
la certezza del dramma. «Era un uomo tutto nervi, di appena 50 chili di
peso, come gli specialisti dell'arrampicata» - ricorda un amico di famiglia.
Tiberio Quecchia, spiegano gli amici, aveva anche aperto alcune vie nuove sulle
montagne bresciane e trentine. Dopo aver lavorato come ragioniere in vari Comuni
della provincia bresciana, aveva intrapreso l'attività d'artigiano nel
settore tessile, producendo calze. «Poi per colpa della burocrazia aveva
lasciato perdere» - ricordano gli amici. Da qualche mese Tiberio Quecchia
lavorava con la moglie.
Margherita Spagnolli, morta con Quecchia, aveva un laboratorio di sartoria in
via Milano, alla periferia di Brescia. La sua abitazione era poco lontano.
Parla la moglie di Quecchia: è stata lei a dare l’allarme chiamando il Soccorso alpino
«Tiberio tardava, ho pensato subito al peggio»
Giulia Archetti
di VIGILIO GIOVANELLI
Piccola, bionda, con gli occhi lucidi… Sono le dieci del mattino e Giulia
Archetti, moglie di Tiberio Quecchia, è
ferma sugli scalini della locanda Alla Paia, nel cuore della valle di Daone.
E’ giunta ancora durante la notte, qui, nel ristorante frequentato da
tutti gli arrampicatori su ghiaccio. Al proprietario hanno dedicato perfino
una cascata: la "Super Paio", quella su cui si è abbattuta
la maledetta slavina di sabato.
Nel ristorante Placido Corradi, il "Paio", accoglie tutti gli alpinisti: parla, racconta, intrattiene, commenta le varie imprese, dà suggerimenti. Ma nemmeno il "Paio" ha una gran voglia di raccontare. La sua voce forte è ridotta ad un bisbiglio. «Che ci volete fare? E’ la vita», sussurra, mentre Giulia entra nel locale che profuma di legno. Viene fatta accomodare in una stanza all’interno con due amici che cercano di consolarla. Ha po-che parole la signora. «Quan-do non l’ho visto arrivare - rivela - ho pensato al peggio. Ho telefonato al Soccorso Alpino, poi, quando ho saputo che avevano ritrovato la mac china qui a Boazzo, sono partita. Tiberio era esperto, però per quanto uno possa essere esperto si ha sempre paura.La montagna non perdona».Non dice altro Giulia Archetti,che si rinchiude nel suo dolore e aspetta che i soccorritori portino a valle il corpo di Tiberio. Il padre di Margherita,invece, non ha retto al dolore: si è sentito male ed è stato portato a valle.
Inghiottiti dalla cascata di ghiaccio
Le vittime, due alpinisti bresciani
La disgrazia è avvenuta a Daone
Tiberio Quecchia, una delle due vittime, era un accademico del Cai
Alle 23.20 di sabato il soccorso alpino del Chiese è stato allertato
I corpi sono stati trovati ieri mattina dai cani da ricerca sotto un metro
di neve Tiberio Quecchia, 40 anni, era un massaggiatore ed esperto alpinista Margherita Spagnoli, 34 anni, faceva la sarta e amava la montagna
di GIULIANO BELTRAMI
Mancavano pochi minuti al-le due, ieri pomeriggio, ed una pioggia battente rendeva l’atmosfera particolarmente fosca, quando la camionetta dei vigili del fuoco volontari è giunta a Strada (frazione di Pieve di Bono) con il suo carico di morte da depositare nella camera mortuaria della casa di riposo. Si conclude-vano così le peggiori ore che la valle di Daone ricordi negli ultimi anni. I corpi erano quel-li di due alpinisti bresciani, Tiberio Quecchia e Margherita Spagnoli, rimasti travol-ti da una slavina mentre tentavano di scalare la parete di ghiaccio. Una tragedia che segue di
poche ore un altro incidente,fortunatamente senza vittime, avvenuto sulle cascate di ghiaccio di Rabbi e che ha suscitato una dura presa di posizione del sindaco di Rabbi, Franca Penasa che ha criticatogli alpinisti per «la disinvoltura» dimostrata scalando una parete in condizioni proibitive mettendo cosìa repentaglio non solo la loro vita ma anche quella dei soccorritori.
Ma torniamo alla disgrazia accaduta in val di Daone. Tutto ha inizio sabato mattina.
Alle sette due alpinisti bresciani partono da Botticino Mattina (paesone nell’alta Bresciana) con un obiettivo:passare una giornata dando libero sfogo ad una passione condivisa da entrambi,la scalata alle «pareti di cristallo»,le cascate di ghiacciodi cui la valle di Daone è tantoricca. I due sono Tiberio Quecchia (quarant’anni, professione massaggiatore, esperto alpinista, accademico del Cai, ritenuto uno deipiù validi alpinisti lombardi) e Margherita Spagnoli (trentaquattro anni, di Brescia, titolare di un laboratorio di sarta).Devono essere arrivati in zona in mattinata: fra Botticino
e la valle di Daone non ci sono più di cento chilometri.Hanno parcheggiato la Panda di Quecchia nei pressi della diga di malga Bozzo (a 1200 metri sul mare) e poi si sono spinti a piedi verso la
località Nudole, a quasi quattro chilometri da Boazzo. Questo, naturalmente, secondo la ricostruzione fatta dai soccorritori ieri pomeriggio. L’alpinista aveva detto alla moglie che verso le sette o al massimo le otto di sabato sera sarebbe tornato. Quando l’ora è passata la signora Giulia
ha iniziato a preoccuparsi. Il guaio è che non sapeva di preciso dove il marito fosse andato ad arrampicare. Ha telefonato immediatamente alla stazione del Soccorso Alpino di Edolo, in valle Camonica. Da qui si sono messi in contatto con il 118 del Trentino, anche perché Quecchia conosceva bene la valle di Daone, che aveva frequentato spesso. Alle 23.20 la stazione del Soccorso Alpino della valle del Chiese è stata chiamata. Ad Emiliano Facchini e Roberto Bolza è stato
comunicato il numero di targa della Panda di Quecchia.Sono partite subito le ricerche della macchina, anche se le tenebre avvolgevano la valle e la strada si presentava nelle peggiori condizioni, coperta com’era da uno strato di ghiaccio. La mezzanotte era passata da parecchio,
quando la Panda è stata tro-vata a malga Boazzo. A quel punto si è deciso di riprendere le ricerche alle prime lu-ci dell’alba. Ieri mattina sono giunti in valle di Daone gli uomini del Soccorso Alpino delle sta-zioni della Rendena e del Chiese, insieme ai vigili del fuoco di Daone, a due unità cinofile della Sat e a due del-la Guardia di Finanza di Tione. Stabilito dov’era la Panda, sono state fatte due ipotesi: o i due si erano avviati verso la valle del Leno o era-no andati verso Nudole, le due zone in cui le cascate sono arrampicabili perché ghiacciate.E’ stata chiesta l’autorizza-zione all’Enel di utilizzare la funivia di servizio che porta in quota. Sono state fatte due squadre di perlustrazione. Quella verso il Leno non ha visto tracce di passaggio umano, mentre dalla funivia con i binocoli sono stati avvistati due zaini alla base del-la Super Paio, una delle «pareti di cristallo». La discesa verso il luogo della tragedia non è stata semplice, perché ieri le slavine erano all’ordi-ne del giorno, visto che pioveva fino ad alta quota. I corpi degli sventurati sono stati trovati sotto un me-tro di neve. Erano senza arva: d’altronde non stavano sciando, ma erano giunti alla cascata camminando e stavano certamente arrampicando quando si è staccata una slavina, che li ha investiti e scaraventati in basso. Difficilissimo anche il trasporto dei corpi a valle, proprio per il pericolo costante di slavine. Con la funivia dell’Enel so-no state fatte giungere le barelle da neve su cui sono state adagiate le salme, che so-no state portate a valle lungo un percorso di oltre tre chi-lometri, per caricarle sulla camionetta che le avrebbe por-tate alla camera mortuaria. Sono passate le tre di ieri pomeriggio, quando arriva l’ufficiale sanitario Mario Ca-stellani per dare il nulla osta al trasporto di Tiberio e Margherita verso le rispettive case. Parenti ed amici si raduna-no sotto una pioggia insi-stente che rende ancora più triste il momento. Lacrime e pioggia si confon-dono sui volti, mentre parole smozzicate si rincorrono.
«Perché? Perché?». C’è spazio solo per le domande.
L’ADIGE
Stesse modalità
dell'incidente
in val di Rabbi
TRENTO. Non destano preoccupazione le condizioni degli altri due lombardi, Italo
Bazzani 58 anni di Roè Volciano (Brescia) e Mauro Broglia, trentenne
di Castel Goffredo ricoverati all'ospedale di Cles dopo essere stati travolti
- sabato - da una valanga durante un'arrampicata su una cascata di ghiaccio
in Val di Rabbi. Il primo ha riportato lo schiacciamento del torace e una serie
di fratture alle costole. Per l'altro invece lesioni a spalle e gambe, ma nulla
di preoccupante.
I due facevano parte di una comitiva di quindici alpinisti che avevano deciso
di affrontare le cascate di ghiaccio in val di Rabbi. Durante la scalata una
slavina li ha travolti, trascinando a valle per un centinaio di metri tre alpinisti.
Una tragedia sfiorata, le cui modalità si sono ripetute sulle montagne
della Val Daone qualche ora più tardi. Solo che qui la slavina non ha
lasciato scampo ai due alpinisti bresciani Tiberio Quecchia e Margherita Spagnoli.
NOTIZIE DI PRIMA MANO SULL’INCIDENTE DI VAL DI RABBI
Tornato stamane dalla montagna, mi sembra giusto dare qualche chiarimento
sui fatti avvenuti il 6/1/01 presso le cascate della Val di Rabbi, dove si è
verificato un incidente che ha coinvolto un corso di cascate del cai di
Bozzolo (MN).
Partiti alle 9:00 da S.Bernardo con temperatura di 0° e pioggerellina in
corso, siamo arrivati intorno alle 10:30 alla base della cascata del
sentiero.
Valutata la pericolosità del canalone soprastante ho ripiegato con alcuni
allievi presso un luogo più sicuro ai piedi della Cascata degli Angeli
(forse sbaglio il nome) per potere muovere qualche breve passo.
Sotto la Cascata del Sentiero sono rimasti il Direttore del corso più
un
istruttore e almeno 4 allievi. Alle 11:00 nell'arco di 5 min. è successo
tutto.
Dapprima una grossa valanga spazza la Cascata Grand Hotel, quindi una più
ridotta il Salto Mortale e da ultima la valanga sulla cascata del sentiero.
La scarica provocava lo scivolamento di due allievi per 50 metri lungo il
canale di scarico e una caduta più breve (circa 15 mt.) per due istruttori.
Altri due allievi riuscivano a restare attaccati con le piccozze alla base
della cascata.
Dato che non ricevevo notizie confortanti mi sono recato con gli altri sul
crinale di fianco al canale di scolo della cascata e dopo avere messo due
allievi come vedette per verificare altri smottamenti, ho raggiunto
l'allievo più basso che non riusciva a muovere una gamba.
Con l'aiuto di un altro istruttore lo abbiamo spostato per una decina di
metri al bordo del canale, mentre altri due istruttori andavano in soccorso
dell'accademico che presentava difficoltà respiratorie.
Un altro allievo con una spalla dolorante ed una piccola ferita al ginocchio
dovuta ad una ramponata si è messo al riparo da solo.
Dopo 5 minuti una seconda scarica molto più violenta e duratura della
prima
(almeno 30 secondi) si abbatteva sulla cascata, e nonostante fosse stata
annunciata almeno dieci secondi prima, travolgeva i tre istruttori
facendoli scivolare per 250 metri ma lasciandoli fortunatamente
disseppelliti.
Allertato il Soccorso alpino di Rabbi che si è generosamente prodigato
nell'aiuto, alle 12:47 l'ultimo ferito veniva portato a valle (nel frattempo
altre 5 valanghe avevano interessato la cascata!).
Bilancio: un accademico del Cai ancora ricoverato a Trento con tre costole
rotte ed una piccola complicazione polmonare, un allievo già dimesso
sabato
con una tibia rotta, ed un altro curato subito con un punto di sutura al
ginocchio; dolori muscolari a due istruttori travolti.
Questa è la descrizione REALE dei fatti.
La discussione che si è accesa nel primo pomeriggio al bar di S.Bernardo,
punto di chiamata del Soccorso Alpino, con una locale guida e membro dello
stesso soccorso, ha ovviamente avuto qualche punta polemica, ma essendo nel
torto nessuno ha fatto il di più o tanto meno si è attribuito
titoli di
"maestro di sci-alpinismo" come dice Ghezzer.
Mi sono limitato alla semplice descrizione dei fatti evitando qualsiasi
interpretazione degli stessi.
In questo momento torto o ragione che abbia, va il mio augurio di pronta
guarigione ai feriti, e la solidarietà al direttore del corso.
Un saluto a tutti.
Carlo
lunedì 8 gennaio 2001, ALTO ADIGE
Da oggi tornerà il freddo
Valanghe, il rischio rimane molto elevato
PREVISIONI Attesa la neve a quota 1300
TRENTO. Torna il freddo da oggi in montagna. E soprattutto dovrebbe smettere
finalmente anche la pioggia, dopo le ultime precipitazioni di questa mattina.
Forse domani tornerà anche il sole. Sono queste le prospettive meteorologiche
per i prossimi giorni in Trentino.
Una notizia che dovrebbe tranquillizzare gli operatori turistici che si vedevano
assottigliare il manto nevoso sotto i propri occhi. Ieri sera nevicava al passo
del Tonale, e nel corso della notte il limite delle nevicate si è ulteriormente
abbassato, fino a raggiungere quota 1500, in certe zone più fredde anche
1300.
Il caldo sopra la media era stato ampiamente previsto da Meteotrentino. Il previsore
Gianluca Tognoni parla di una perturbazione di origine africana, come dimostra
le particelle di sabbia rossa che si potevano riscontrare qua e là sull'asfalto.
«Ma nelle prossime ore cambierà tutto». Per la giornata di
martedì sono previste ampie schiarite, anche se la situazione rimane
instabile.
Rimane elevato il rischio valanghe. Si stima un grado di pericolosità
marcato in tutta la provincia, e forte nei settori occidentali. Occorre quindi
un supplemento di prudenza se si intendono compiere escursioni di scialpinismo.
Le abbondanti precipitazioni, con pioggia mediamente fino ai 1900-2000 metri,
hanno infatti indebolito notevolmente il manto nevoso. In quota il già
abbondante manto è stato incrementato con apporti di neve fresca in alcuni
casi anche superori ai 50 cm, e i venti da forti a molto forti, hanno creato
nuovi consistenti accumuli di neve ventata prevalentemente sui versanti esposti
a nord e nordest.
I punti più pericolosi vengono individuati nelle conche, negli avvallamenti,
nei pendii e canaloni ripidi. Sono possibili distacchi spontanei nelle zone
rocciose o nei pendii molto ripidi, anche di piccole dimensioni. «In quota
la neve, che era molto abbondante, è stata indebolita dalla forte pioggia»
spiegano a Meteotrentino.
Il consiglio più saggio è di lasciar perdere, come dimostra la
gravissima tragedia avvenuta ieri in Val Daone, dove hanno perso la vita due
escursionisti bresciani. Una tragedia frutto dell'imprudenza.
Tre morti in Trentino
Il primo incidente è avvenuto nella Val Daone, a due escursionisti impegnati
su una parete rocciosa. Il secondo è avvenuto vicino a Merano, dove una
slavina ha travolto e ucciso uno sciatore statunitense.
MILANO - Due escursionisti lombardi sono morti per una slavina caduta in Val
Daone, nel Trentino occidentale, al confine con la provincia di Brescia. Tiberio
Quecchia, 40 anni, istruttore di roccia residente a Botticino Mattino (Bs) e
Margherita Spagnolli, 34 anni, di Brescia, sono
stati travolti mentre erano impegnati in un' ascensione su una parete ghiacciata.
La loro morte è avvenuta ieri ma solo
stamani i due corpi sono stati ritrovati. L' allarme è stato
dato solo in tarda serata, dai parenti preoccupati per il
mancato rientro a casa dei due escursionisti, ma la zona
impervia ha impedito l' immediato avvio delle ricerche. Teatro
della disgrazia è la valle che il prossimo fine settimana
ospiterà una gara di coppa del mondo di arrampicata su
ghiaccio. Le pareti ghiacciate della Val Daone sono infatti
famose a livello internazionale e vengono regolarmente
affrontate dagli escursionisti con ramponi e piccozze, in uno
scenario da fiaba.
Tra le cause dell' incidente anche l' innalzamento della
temperatura che interessa tutto il Trentino Alto Adige, dove da
ore piove anche a quote elevate. Proprio la pioggia stamani ha trasformato in
un acquitrino parte del Centro fondo delle Viote sul Monte Bondone, sopra Trento,
causando il rinvio a marzo de "La Galopera", la più antica
gran fondo italiana. Analoga sorte anche per altre manifestazioni di sci.
Un cittadino americano è stato travolto da una slavina mentre praticava lo snowboard su una pista nella zona di Maso Corto, nel Meranese. Un altro americano che sciava insieme a lui è stato recuperato ancora in vita. I due stavano sciando ai margini di una pista battuta, la Lazaun,a quota 2.200 metri. Appena la slavina si è staccata dalla montagna è stato dato l'allarme e sono intervenuti i soccorsi con l'ausilio di nuclei cinofili e di un elicottero. Il primo americano è stato ritrovato quasi subito, e ha riportato solo uno stato di shock, mentre l'altro era finito sotto una massa di neve più consistente, e per lui non c'è stato nulla da fare.
IL NUOVO
(7 GENNAIO 2001; ORE 12:50)
COMMENTO : stavano arrampicando su di una cascata, nell’articolo la parete
rocciosa è diventata una parete ghiacciata