MAXI SLAVINA IN VAL SOANA

Torino – Una slavina ha travolto uno sciatore che stava facendo un’escursione scialpinistica sul colle Larissa, in alta Val Soana, ai confini tra il Piemonte e la Valle d’Aosta. A dare l’allarme sono stati, nel primo pomeriggio di ieri, i tre amici che erano con lui. Per il maltempo non è però ancora stato possibile raggiungere il luogo in cui si è staccata la slavina, che ha un fronte di circa 150 metri. Il disperso è Claudio Nicolino, 35 anni, abitante a Vico Canavese (TO). In mattinata aveva raggiunto il Colle Larissa (a circa 2500 metri di quota) e stava rientrando a valle, quando, secondo il primo racconto degli amici ha “tagliato” un pendio dando così origine alla slavina che lo ha travolto. I compagni hanno cercato invano di soccorrerlo, poi hanno raggiunto Valprato Soana e da una cabina telefonica hanno dato l’allarme. Nel frattempo, però, il tempo è peggiorato e l’elicottero che avrebbe dovuto portare i soccorritori sul posto si è dovuto fermare. Anche dalla Valle d’Aosta non è stato possibile arrivare alla zona in cui è stato travolto lo sciatore, che è munito dello speciale apparecchio “ARVA” , che serve a segnalare la presenza di chi è rimasto sotto la neve.

Dalla STAMPA di mercoledì 28 febbraio

Slavina travolge uno sciatore Salvi gli amici del fuori pista

Giampiero Maggio

VALPRATO SOANA Uno sciatore è morto travolto da una slavina che lui stesso aveva provocato. E’ successo ieri, durante una gita in fuori pista di quattro amici sul Col Larissa, Alto Canavese, 2584 metri di quota, ai confini con la Valle d’Aosta. «Claudio si è separato da noi, non lo abbiamo più visto», hanno raccontato ancora sotto choc i tre sopravvissuti ai soccorritori che nel primo pomeriggio hanno raggiunto il luogo della tragedia. Inutili le ricerche: Claudio NICOLINO, 35 anni, tecnico alla Rtm di Vico Canavese, non si trova. Risulta disperso, sepolto da quella slavina. L’uomo aveva con sé quello che gli esperti del settore chiamano l’arva, uno strumento in grado di lanciare dei segnali che facilitano la ricerca di chi viene travolto da una valanga. Ma fino a tarda sera la ricognizione delle squadre del gruppo cinofilo dei carabinieri di Volpiano e del soccorso alpino della Val Soana non aveva dato nessun esito. Le speranze di trovarlo vivo sono, praticamente, inesistenti. Della comitiva, partita ieri di buon’ora per frazione Piamprato, a Val Parto Soana, facevano parte Stefano Voiglio, 46 anni, autista della Satti, Piergiorgio Baldini, 34 anni, rappresentante in un mobilificio ed Ezio Ughetti, 25 anni, muratore nell’impresa edile di famiglia. Sono tutti della Val Chiusella: i primi due di Vico, l’ultimo di Meugliano. La tragedia è accaduta poco dopo le 13 mentre il gruppo stava rientrando dopo aver raggiunto il Col Larissa, temperatura sotto zero e neve nelle condizioni ideali per un fuoripista. E ciò che probabilmente deve aver pensato Claudio NICOLINO, che gli amici raccontano come esperto di montagna: «Uno prudente, uno che valutava tutti i rischi, che ci rimproverava anche se qualcuno di noi non seguiva le regole durante una discesa». Eppure, proprio Claudio, il più esperto del gruppo, ha provocato la slavina che poi l’ha inghiottito. Secondo una prima ricostruzione, fatta ascoltando le testimonianze dei tre superstiti, Claudio NICOLINO si sarebbe separato dai tre allungando le distanze dal gruppo. Passano pochi istanti e poi, da un costone della montagna, forse per una manovra imprudente si stacca una slavina. C’è un boato, una nuvola di polvere e neve inghiotte lo sciatore che sparisce alla vista degli amici. Sono loro a dare l’allarme chiamando il 118: «Fate presto, una valanga ha travolto un nostro amico». Il tempo di organizzare la macchina dei soccorsi e sul posto arrivano gli elicotteri dell’elisoccorso e i cani da valanga dei carabinieri. Ma le condizioni meteo proibitive non consentono di raggiungere il luogo in cui si è staccata la slavina. Alle ricerche partecipano anche gli uomini del soccorso alpino assieme al gruppo cinofilo dell’arma e ai militari di alcune stazioni che fanno parte della compagnia di Ivrea. decine di uomini che battono la zona palmo a palmo, in cerca di una traccia che possa consentire di individuare il punto preciso in cui si trova il corpo del ragazzo. Nulla. Intanto cala il buio, le ricerche vengono sospese, le speranze di trovare vivo Claudio NICOLINO si affievoliscono col passare dei minuti anche perché, su tutta la zona, ha incominciato a nevicare copiosamente. A niente è servita finora la ricetrasmittente che l’uomo portava con sé e che ora rappresenta, forse, l’unica remota possibilità di scoprire dove è sepolto.

Dalla STAMPA di giovedì 1 marzo 2001

Slavina in Valsoana
Il maltempo blocca le ricerche dello scialpinista

Ancora un giorno senza esito per le ricerche di Claudio NICOLINO, 35 anni, lo sci-alpinsita di Vico Canavese travolto mercoledì pomeriggio da una slavina che lui stesso aveva provocato in Alta Val Soana. Ieri il maltempo - sulla zona si stava abbattendo una tormenta di neve - ha impedito alle squadre di soccorso di raggiungere il punto in cui si è verificato l’incidente. Intanto, a Valprato Soana è stato allestito un campo base: insieme ai soccorritori ci sono anche gli amici di Claudio, i tre giovani che sono scampati alla tragedia. Oggi le ricerche proseguiranno per tutta la giornata, le speranze di trovare vivo il ragazzo sono deboli ma tutti si augurano che possa verificarsi un miracolo.

Dalla STAMPA di venerdì 2 marzo 2001

In Valle Soana
Trovato corpo dell’alpinista disperso

VALPRATO E’ morto per asfissia, sepolto da oltre due metri di neve. Il corpo di Claudio NICOLINO, 35 anni, lo sciatore di Vico Canavese sepolto, martedì pomeriggio, da una slavina che lui stesso aveva provocato nei pressi del Col Larissaz, in Val Soana, è stato trovato alle 9 di ieri. Sono stati gli uomini del soccorso alpino canavesano, in collaborazione con la Protezione Civile Valdostana che ha messo a disposizione un elicottero in grado di «sentire» il segnale dell’Arva, lo strumento usato per la ricerca in valanga, ad individuare il punto esatto in cui si trovava il cadavere. Un equipaggio si è poi calato sul pendio della cima del Rospo, quindi è bastato scavare per portare in superficie il corpo. «Fondamentale - dice dopo due giorni di fatica, Giuseppe Franz, capo del Soccorso alpino canavesano - è stato coordinare gli uomini impegnati nelle ricerche». Quaranta persone (c’erano anche i carabinieri e molti volontari) che non si sono risparmiati e che hanno fatto riferimento ad un campo base improvvisato, nella casa della famiglia Chiolerio Rigaldo, nella frazione di Piamprato perché il municipio di Valprato non è stato messo a disposizione. Racconta Martino NICOLINO, fratello della vittima: «è da quando aveva vent’anni che Claudio arrampicava e praticava sci alpino. Era esperto, conosceva rischi e pericoli». Ma la montagna ha dettato ancora una volta le sue regole. A volte, come in questo caso, crudeli. [gp. mag.]