Travolta una cordata di quattordici persone

Tre tedeschi e un francese, le vittime. Feriti tre italiani

Valanga sul Monte Bianco muoiono quattro alpinisti

Stavano scendendo dalla Tour Ronde. La scarica di sassi, neve e ghiaccio causata dal caldo

AOSTA - Prima una pioggia di sassi, poi una scarica di neve, pietre e ghiaccio che ha travolto tutto: una valanga di non grandi dimensioni, ma letale per i quattordici alpinisti che, questa mattina intorno a mezzogiorno, erano sul canalone della Tour Ronde, sul Monte Bianco, e stavano scendendo a valle. Quattro di loro sono morti, sette risultano feriti (alcuni in gravi condizioni) e tre sono rimasti illesi. Solo in serata, la gendarmeria francese ha comunicato ufficialmente che le vittime sono tre tedeschi e un francese. Tra i feriti ricoverati a Chamonix, tre italiani (non è stata comunicata la città di provnienza), un francese e un tedesco. Altri due italiani sono stati medicati e dimessi all'ospedale di Aosta. I corpi delle vittime sono stati portati con gli elicotteri del Soccorso alpino italiano e francese a Chamonix. Gli alpinisti stavano scendendo lungo il canalone del versante francese a circa 3.500 metri di quota. Erano partiti sia dall'Italia, sopra Courmayeur, sia dalla Francia. A causare la valanga potrebbe essere stata l'alta temperatura di oggi. La salita per la "via normale" della Tour Ronde - questo è il nome della scalata considerata fra le più facili del versante francese - in estate dovrebbe venir effettuata, secondo le guide, nelle prime ore del mattino proprio per evitare eventuali cadute di sassi e valanghe. L'incidente è avvenuto dopo mezzogiorno, un'ora considerata in molti casi troppo calda per quel tipo di gita alpinistica. Altri due alpinisti sono morti oggi sul Monte Bianco, ancora una volta sul versante francese, sulla strada di salita alla Guille Verte. Il bilancio del Ferragosto sul più alto massiccio montuoso d'Europa è così molto pesante: sei morti. Queste due ultime vittime, secondo quanto appreso dalla Gendarmeria, sarebbero entrambe francesi.

LA REPUBBLICA

(15 agosto 2000)