LA BUSSOLA
COLLIMARE UN PUNTO
DETERMINAZIONE DI UN PUNTO SUL TERRENO
DETERMINAZIONE DELLA PROPRIA POSIZIONE
DETERMINARE LA DIREZIONE DI MARCIA
TRACCIATO DI ROTTA
COME AGGIRARE UN OSTACOLO
USO DELL'ERRORE PREDETERMINATO
SCHIZZO DI ROTTA CON L'ALTIMETRIA

 

 

 

1. LA BUSSOLA

La bussola è lo strumento fondamentale per orientarsi in qualsiasi condizione di tempo e visibilità .

E' costituita essenzialmente da un ago magnetizzato, libero di ruotare su un piano orizzontale, che per effetto del campo magnetico terrestre, si dispone sempre lungo il meridiano del luogo, indicando quindi la direzione Nord Sud.

Delle due estremità dell'ago calamitato una è generalmente annerita o colorata, o a forma di freccia; è quella che indica la direzione Nord mentre l'altra, indica naturalmente il Sud.

In tutti i tipi di bussola per eseguire dei rilevamenti vi è indicata sempre la direzione in cui si deve guardare per compiere l'osservazione. Il lato diritto della bussola, che serve per misurare o riportare distanze sulla carta, è graduato in millimetri.

 

 

2. COLLIMAZIONE DI UN PUNTO

Lo specchio posto sotto la capsula della bussola consente di collimare con esattezza e in maniera ben visibile la direzione di marcia o un punto del terreno ( cima di una montagna, una sella, un rifugio, ecc.) in modo da determinare univocamente l'angolo che forma la direzione Nord con il punto scelto; questo angolo è definito AZIMUT.

Il metodo per individuare l'Azimut è il seguente:

- impugnare la bussola aperta con lo specchietto inclinato e osservare attraverso la linea di mira il punto scelto;
- ruotare la capsula fino a quando la punta rossa N dell'ago non si è posizionata stabilmente tra le due tacche Nord della capsula;
- muovere la bussola dall'occhio e leggere, in corrispondenza della scala nel punto della tacca della linea di mira, l'angolo corrispondente alla direzione dell'oggetto rilevato.

 

A questo punto si è valutato l'azimut di quell'oggetto ovvero l'angolo, misurato in senso orario, che forma la direzione dell'oggetto osservato con la direzione Nord.

 

3. DETERMINAZIONE DI UN PUNTO VISIBILE SUL TERRENO.

Dopo aver proceduto alla determinazione dell'azimut di un punto questo deve venire riportato sulla carta topografica. Ricordo che è necessario in questo caso conoscere la propria posizione ( ad esempio siamo al rifugio di partenza, o all'inizio di un sentiero segnato sulla carta oppure in vetta ad una montagna conosciuta).

Determinato l'azimut senza toccare la capsula ponete la bussola sulla carta.

Quindi segnate sulla carta la posizione attuale ( momentanea), ponete la bussola sulla carta, accostandone il bordo anteriore del cursore al punto della vostra posizione momentanea.

Fate ruotare la bussola attorno a questo punto finchè le linee N-S della capsula saranno parallele al reticolo N-S della carta.

Il punto rilevato si troverà sulla linea formata dal fianco della bussola.

In questo caso non avrete la certezza matematica della posizione del punto in quanto sulla retta ce ne sono infiniti, ma l'attenta lettura della carta topografica farà sì che il punto possa essere ben individuabile.

Ad esempio se si è rilevata la vetta di una montagna, tutte le vette sulla linea tracciata sulla carta possono rappresentare il punto collimato ma l'osservazione dell'altezza e della distanza potranno aiutare a determinare con certezza il punto.

 

 

 

4. DETERMINAZIONE DELLA PROPRIA POSIZIONE.

Il problema opposto è quello di determinare la propria posizione durante una escursione.

Può capitare di avere camminato per ore in terreno poco noto, magari nella nebbia, ed avere, al ritorno della visibilità, la curiosità o necessità di sapere dove ci troviamo ( capita spesso in montagna che salendo scompare la nebbia e ci si ritrova in posizione non nota).

Osservando la carta e riuscendo ad individuare con certezza almeno due elementi dell'ambiente che ci circonda si potrà facilmente fare il punto .

Elementi noti possono essere vette di montagne note, passi o selle chiaramente identificabili, rifugi, oppure la quota a cui ci si trova o sentieri e strade che si stanno percorrendo.

Il procedimento per determinare la propria posizione è il seguente:

- puntate la bussola su di un punto noto e determinatene l'azimut;
- ponete la bussola sulla carta accostandone il fianco al punto preso di mira e fate ruotare finché le linee N-S della capsula saranno parallele al reticolo N-S della carta;
- partendo dal punto preso di mira, tracciate una linea parallela al fianco della bussola, in direzione del lato frontale della stessa.
- eseguite lo stesso procedimento per il secondo punto noto;
il punto di intersezione fra le due linee indica la posizione momentanea ( quanto più l'angolo compreso fra le due linee si avvicina a 90°, tanto più preciso sarà il risultato della misurazione).

 

Nel caso si conosca un punto e la quota ( rilevata con l'altimetro) è sufficiente riportare sulla carta la linea parallela al fianco della bussola del punto noto fino all'incrocio con la curva di livello che determina la quota. La stessa cosa se si è su di una strada o sentiero noti.

 

5. DETERMINAZIONE DELLA DIREZIONE DI MARCIA SULLA CARTA.

Quando si progetta una gita di sci-alpinismo in una zona poco conosciuta, oppure si è dormito in un rifugio e al mattino è salita la nebbia diminuendo la visibilità ci si trova a dover percorrere campi innevati senza nessun riferimento.

In questo caso è indispensabile prima di partire determinare sulla carta la direzione di marcia per raggiungere l'obbiettivo ( nel caso di percorsi complessi sarà necessario individuare più direzioni di marcia).

Il procedimento è il seguente:

 

- ponete la bussola sulla carta facendo coincidere un lato longitudinale con la linea che congiunge la posizione momentanea A con la destinazione B, in modo che la parte frontale sia volta verso la posizione momentanea;
- girate la capsula della bussola finchè le linee N-S della capsula si troveranno parallele al reticolato N-S della carta;
- l'azimut che leggerete sarà la direzione di marcia da seguire;
- sul terreno sarà sufficiente impostare l'azimut determinato, ruotare la bussola fino a quando l'ago del Nord non coincide con le tacche sulla capsula . . . . . . . . . e la linea di mira indicherà la direzione di marcia.

 

 

 

6. COSTRUIRE IL TRACCIATO DI ROTTA

Nella carta viene indicata la spezzata necessaria per raggiungere il rifugio Marco e Rosa dal Rifugio Marinelli.

I dati necessari sono i seguenti:

Punto di partenza: Rifugio Marinelli ( quota 2813)

A) azimut 50° fino a quota 3085 ( si entra nel ghiacciaio)
B) azimut 342° fino a quota 3025 ( si rimane tra due speroni rocciosi)
C) azimut 325° fino a quota 3075 ( attenzione poca salita)
D) azimut 7° fino a quota 3175 ( si raggiunge uno sperone roccioso)
E) azimut 348° fino a quota 3225 ( attenzione crepacci a sinistra)
F) azimut 57° fino a quota 3400 ( salita ripida)
G) azimut 314° fino al Rifugio Marco e Rosa a quota 3597

CARTINA

Questi dati ricavati sulla carta prima di partire dal rifugio vanno controllati durante il percorso ed in ogni momento di visibilità, si potrà verificare l'esattezza dei calcoli determinando la propria posizione con punti noti, in caso di repentina diminuzione della visibilità si è certi della posizione con la possibilità di poter procedere o di eventualmente tornare indietro con la sicurezza di non perdersi ( per ripercorrere la spezzata all'indietro è sufficiente ricalcolare gli azimut sommando l'azimut della direzione di marcia trovato a 180° esempio in andata l'azimut era 50° al ritorno l'azimut sarà di 230° oppure se l'azimut era di 342° al ritorno sarà uguale alla somma dell'angolo con 180° meno 360° cioè 162°).

Si consiglia di scegliere una spezzata che raggiunge punti ben definiti sul terreno per poi poterli riconoscere alla bisogna, quali speroni rocciosi, passi, canali ecc.

Osservare bene la carta ed imprimere nella memoria le caratteristiche del terreno che si rilevano da essa ( è importante definire se si dovranno percorrere impluvi o displuvi cioè dalle curve di livello si vede se durante la salita queste si dispongono in modo convesso ci troviamo in un vallone (impluvio) se in modo concavo ci troviamo su di uno spallone o cresta (displuvio).

I problemi che sorgono dopo aver determinato la spezzata da seguire sono quello più importante di mantenere la direzione di marcia in modo efficace senza perdere tempo.

Infatti sul terreno ci troveremo davanti ad ostacoli imprevisti ( crepacci, rocce, alberi) ed ancora più importante ,se non si è studiata bene la carta, ci potremo imbattere lungo il percorso ad avvicinarci pericolosamente a zone soggette alla caduta di possibili valanghe quindi da evitare.

 

Di seguito alcuni consigli per evitare questi problemi ed imparare a mantenere la direzione di marcia prefissata.

Nel caso di marcia in gruppo si deve fare attenzione che chi guida la fila tende lentamente ad allontanarsi dalla direzione prefissata in quanto le sue gambe non avendo entrambe la stessa forza tendono ad allungare leggermente di più il passo dalla parte destra ( in un mancino la sinistra) facendo così deviare la fila dalla rotta ( in caso di scarsa visibilità questo fenomeno si accentua non avendo punti di riferimento e si arriva al classico girare in tondo che fa perdere l'orientamento).

Il metodo per evitare questo problema è quello di disporre il gruppo distanziato ai limiti della visibilità e l'ultimo della fila usando la bussola come puntamento e le teste dei compagni come paletti allineatori dirige la fila nella direzione giusta.

 

 

 

In discesa con gli sci, sempre in caso di scarsa visibilità, un paio di sciatori si dispongono in successione ai limiti della visibilità e il capogruppo sempre con la bussola li allinea lungo la direzione di marcia, fatto ciò sposta tutto il restante gruppo sul secondo sciatore mentre il primo ripete la procedura con il gruppo e il secondo sciatore che nel frattempo si è spostato in una nuova posizione ai limiti della visibilità . Ripetendo il procedimento molte volte si mantiene la direzione di marcia che si era calcolata sulla carta. (con questo metodo si capisce che in un gruppo ci devono essere almeno due bussole.)

 

Attenzione alla sequenza con cui il gruppo e gli sciatori singoli si muovono

 

In salita su pendii ripidi dove la traccia con gli sci costringe a salire a zig-zag bisogna fare molta attenzione perché la direzione di marcia in questo caso si può perderla facilmente.

Bisogna incrociare l'ipotetica direzione cercando di eseguire inversioni di lunghezza costante e con pendenza simile. In questo modo non ci si discosta molto dalla direzione ideale ma si fa presente la notevole difficoltà a mantenere questi parametri.

Lo studio della carta aiuterà ad evitare direzioni di marcia troppo perpendicolari a pendii ripidi per evitare la possibile perdita della stessa.

In pratica occorre osservare che è già difficile guardare e camminare contemporaneamente; inoltre ogni impedimento che ci facesse spostare dalla linea ideale potrebbe farci continuare poi su una direttrice diversa;più ostacoli maggior errore.

Più opportuno è allora individuare sull'orizzonte (o comunque abbastanza lontano) nella direzione dell'azimut un elemento chiaramente distinguibile. Diventa molto facile allora indirizzarsi verso di esso, eventualmente seguendo un percorso non rettilineo, e una volta raggiunto ripetere l'operazione.

La pratica appena proposta è valida anche in caso di scarsa visibilità: diventa solo più piccolo l'orizzonte e più numerose le tappe intermedie. Tuttavia appena si dovessi supporre un peggioramento, se ci trovassimo fuori dalla linea ideale è opportuno riportarsi immediatamente su essa e su questa continuare con mete intermedie e ravvicinate.

Quando però dovessimo attraversare ampi spazi con la nebbia fitta anche questi metodi risultano insufficienti e bisogna attenersi ai metodi sovracitati.

Qualora si riscontrasse uno scostamento significa che non si verifica contemporaneamente la collimazione (del punto di partenza) e l'allineamento (dell'indicatore con l'ago) .

Per la correzzionevale la pena adottare questo sistema valido solo se si ha visibilità :

si ruota la bussola di 180° (il senso di marcia è rivolto verso noi)
si collima il punto di partenza o l'ultimo punto noto (se esiste errore nella direzione di marcia attraverso lo specchio della bussola vediamo che l'indicatore del Nord e l'ago non risultano allineati
ci si sposta a destra o a sinistra a seconda dei casi, fino a raggiungere il contemporaneo verificarsi della collimazione e dell'allineamento.

Con questa operazione abbiamo eliminato l'errore; quindi, ruotando nuovamente la bussola di 180°, si può proseguire nella direzione giusta.

 

7. COME AGGIRARE UN OSTACOLO

Nel seguire una direzione stabilita può accadere di trovarsi di fronte un ostacolo che ci obblighi a deviare momentaneamente dalla direzione di marcia per poi riprenderla.

Si stia per esempio percorrendo con la bussola un ghiacciaio e si debba aggirare un grosso crepaccio riprendendo poi la direzione che stavamo già seguendo.

Si possono adottare diversi sistemi a seconda della visibilità , delle caratteristiche del terreno e della lunghezza della deviazione.

In caso di visibilità buona o che comunque permetta di vedere il terreno oltre l'ostacolo, basterà individuare con la bussola un elemento riconoscibile sulla direzione di marcia e raggiungerlo, dopo l'aggiramento dell'ostacolo, per poi continuare nella nostra direzione.

Nel caso non vi siano particolari individuabili si potrà mandare avanti un compagno, farlo sistemare con l'aiuto della bussola nella continuazione della direzione di marcia, dall'altra parte dell'ostacolo, e raggiungendolo continuare poi da quel punto nella direzione precedente.

Nel caso invece non vi sia visibilità il sistema più semplice è quello di deviare a destra o sinistra di 90°, percorrere in questa nuova direzione il tratto necessario, contando i passi, ritornare nella direzione primitiva e, senza bisogno di tener conto dei passi fatti, camminare quanto serve a superare l'ostacolo, deviare nuovamente, nella direzione opposta, di 90° e, contando lo stesso numero di passi della prima deviazione, raggiungere la nuova posizione sul prolungamento dell'itinerario primitivo e con una nuova conversione a 90° riprendere il cammino nella direzione voluta.

USO DELL'ERRORE PREDETERMINATO

E' ovvio considerare che l'errore sia inversamente proporzionale alla cura posta nelle determinazioni e nelle verifiche. in ogni caso l'errore è ineliminabile e generalmente viene recuperato alla fine, quando la meta è raggiungibile a vista.

Se camminassimo bendati su una linea lunga alcune decine di metri constateremmo di non essere stati in gardo di mantenere la direzione e di trovarci scostati da essa, a destra o a sinistra, di una certa entità. lo scostamento, quanto il lato su cui avviene, dipende dalla differenza esistente tra l'orecchio destro e quello sinistro, a livello degli apparati interni dove ha sede il controllo dell'equilibrio: è qundi soggettiva.

Sapendo quale è il nostro personale errore dopo 100 passi ad esempio è possibile recuperarlo spostandosi verso la direzione teorica della stessa entità. Si riesce a mantenere la direzione eseguendo in realtà un percorso a "denti di sega".

Spesso un piccolo errore può creare però un grande problema. Si pensi ad esempio di dover raggiungere nella nebbia un ponte posto in una ampia valle.

Puntando l'azimut direttamente al ponte in caso di errore arriveremmo sulla sponda senza vederlo e senza sapere se esso sia posto a monte o a valle rispetto a noi.

In questi casi conviene comportarsi come segue :

scegliere un azimut abbastanza distante dal ponte (in genere a monte se siamo già più in alto e a valle se siamo già in salita); la distanza è tanto più grande quanto meno cura avremo per i controlli. Questo espediente, detto appunto dell'errore predeterminato, garantisce di farci arrivare sempre sullo stesso lato del ponte (a monte o a valle) pur commettendo anche un ampio errore.
raggiunto il fiume è quasi certo che non scogeremmo il ponte, ma sarà sufficiente spostarsi lungo la sponda e raggiungere l'obiettivo.

E' utile ricordare che lo stesso metodo può essre adottato con l'altimetro.

Altro esempio : Nel caso si voglia raggiungere un rifugio con scarsa visibilità partendo dal punto A si misurerà come al solito sulla carta la direzione da seguire, nel nostro caso 227°.

Seguendo tale direzione per 250 metri di dislivello si potrà incorrere in qualche errore e trovarsi, alla quota del rifugio, nel punto B senza scorgerlo e con il dubbio se questo si trovi a destra o a sinistra della nostra posizione.

Quindi si sceglie una direzione, ad esempio 210°, che ci porti nettamente a sinistra del rifugio, nel punto C, e da questo, percorrendo a destra la curva di livello raggiungere la meta senza indecisioni.

 

SCHIZZO DI ROTTA CON ALTIMETRIA

Fin dall'inizio avevo lasciato intuire che l'orientamento fosse uno strumento importante, a volte determinante, per assicurare la riuscita della nostra iniziativa, e che non dovesse essere considerato solo come una serie di espedienti per risolvere il problema del rientro dopo essere finiti in difficoltà.

Ciò significa che esso deve far parte già del progetto, e assumere la funzione di fattore della sicurezza e della prevenzione. Prima della partenza quindi, va esaminata ogni possibilità, ogni percorso va studiato, deve essere prevista ogni possibile alternativa. Dopo questa indagine si decide il programma definitivo, di fatto determinando quali strumenti saranno utilizzati.

Dovrebbero comunque sempre far parte del corredo dello scialpinista almeno carta e altimetro.

Quando l'itinerario si svolge su tracciati segnalati o comunque riconoscibili, le informazioni utili per l'orientamento riguardano : le direzioni, le indicazioni, le località toccate, le difficoltà, i dislivelli e i tempi parziali e totali.

Nei casi più complessi il tragitto si sviluppa in ambienti sconosciuti, poco o per niente segnalati, scarsamente frequentati, minimamente differenziati anche a causa di particolari condizioni climatiche o meteorologiche, tutte situazioni che consigliano di preparare l'itinerario anche in base all'orientamento strumentale. In questi casi il problema più difficile è decidere quali tra gli scarsi elementi significativi, saranno i nostri riferimenti.

Sono quelli che ci consentiranno di riconoscere le diverse frazioni che comporranno il nostro percorso, di ciascuna delle quali è necessario rilevare ogni indicazione utile secondo il tipo di orientamento scelto per essa.

Tutto ciò è opportuno raccoglierlo sinteticamente in un elaborato che viene chiamato schizzo di rotta.

Il tipo di attività e le capacità del gruppo condizionano molto la scelta della spezzata con cui individuiamo l'itinerario. Tuttavia dovremmo sempre farci guidare essenzialmente dall'ambiente ed in particolare in montagna è preferibile riferirsi agli elementi morfologici facilmente riconoscibili in ogni condizione o addirittura percorribili, e si consiglia di utilizzare l'orientamento in cui si impieghi più l'altimetro che la bussola.

Pur sapendo che un modulo unico e pratico, pariemnti valido per tutte le varie esigenze non sia possibile, si può ritenere che le informazioni da rilevare dalla carta e registrare siano per ciascun tratto :

- i riferimenti di partenza e di arrivo, con relativa quota; a volte può essere solo questo l'unico riferimento possibile, per cui il nome del riferimento sarà ad esempio una lettera maiuscola.

- l'azimut; è opportuno riportare comunque questo dato anche quando il percorso dovesse poi seguire un elemento caratteristico della morfologia e risultasse pertanto piuttosto approssimato; potrebbe servire in caso di ripiego.

- il dislivello; è un elemento importante per valutare il tempo di percorrenza;

- l'inclinazione; è una informazione ritenuta indispensabile per il pericolo delle valanghe, è un elemento importante per i tartti ripidi dove l'orientamento è affidato all'altimetro.

- la distanza; tenendo presente che va calcolata in base all'inclinazione.

- il tempo presumibile; è quello prevedibilmente necessario per percorrere il tratto; la valutazione deve tenere conto di molti fattori: il numero dei partecipanti, la loro omogeneità rispetto alla prestazione, la quantità di neve fresca, il dislivello e altri fattori.

- l'azimut reciproco; importante in caso di ripiego.

Nelle note vanno riportate inoltre : l'esposizione dei vari tratti, l'esistenza di zone crepacciate, passaggi difficili, i nomi delle valli e delle cime, la presenza di fossi, creste, morene, limiti del bosco,ecc.