A.R.VA. (Apparecchi di Ricerca in Valanga): BILANCI E PROSPETTIVE

Hermann Brugger medico del Soccorso Alpino dell'Alpenverein Sudtirol, socio della Commissione Internazionale di medicine di emergenza in montagna (IKAR)

Marcus Faik dell'istituto per la Statistica Medica e l'Epidemiologia Università di Monaco

Othmar Buser dell'Istituto Federale per la ricerca della neve e delle valanghe, Davos

Frank Tschirki dell'Istituto Federale per la ricerca della neve e delle valanghe, Davos

INTRODUZIONE

Quasi trent'anni dopo la prima costruzione di un apparecchio rice-trasmittente per sci alpinisti da parte di J.G. Lawton negli U.S.A.. (SKADI 1968) si può affermare con sicurezza che l'ARVA ha aumentato la probabilità di sopravvivenza dei sepolti completi, benché non in maniera così evidente come si potrebbe in genere supporre.

Fohn e Etter indicavano già nel 1985 che - tra le persone sepolte completamente - veniva salvato il 35% fra quelle munite di ARVA e il 25% invece fra quelle non munite dell'apparecchio di ricerca.

François Valla, presidente della Commissione Valanghe della CISA/IKAR, osservava in un rapporto del 1992 che i dati sulla mortalità tra i sepolti da valanghe in Francia risultavano in diminuzione già dal 1982 e attribuiva questo risultato all'aumento dell'uso dell'ARVA da parte degli escursionisti francesi (nello stesso periodo in Svizzera non veniva osservata però la stessa tendenza).

Negli ultimi anni - quando gli organismi internazionali si accordarono sulla frequenza unica di 457 kHz - si pervenne ad un miglioramento dell'ARVA e poté essere considerevolmente aumentata la portata minima (+ 98%) con la costruzione degli apparecchi di tipo a monofrequenza alta. Si dimostrerà nei prossimi anni se e come questi miglioramenti più recenti potranno influire sui tempi di salvataggio.

Già nel 1985 Fohn e Etter osservavano come non fosse semplice dimostrare il miglioramento della probabilità di sopravvivenza grazie all'uso dell'ARVA e all'intervento diretto dei compagni di gita. La difficoltà di valutare l'efficienza dei diversi metodi di localizzazione sta nel fatto che, per i casi esaminati, la durata del seppellimento dei travolti da valanga era generalmente conosciuta, mentre non era noto il tempo necessario per effettuare la ricerca.

Un confronto diretto tra i diversi metodi - relativamente alla velocità di ricerca - non è perciò possibile a causa dell'attuale protocollo di raccolta informazioni riguardanti l'incidente. Può essere desunta solo l'influenza del metodo di ricerca sulla durata di seppellimento e, quindi solo indirettamente, le conseguenze in merito alla probabilità di sopravvivenza.

DATI E CONSIDERAZIONI

Sulla base dei dati raccolti dall'Istituto Federale per la Ricerca sulla Neve e sulle Valanghe di Davos, abbiamo analizzato 328 casi di seppellimento totale osservati in terreni alpini aperti della Svizzera negli anni 1981/94. In questo studio non sono stati considerati i sepolti che si sono liberati da soli o che sono stati localizzati dopo lo scioglimento della neve.

Analogamente in questo confronto non sono stati considerati i travolti localizzati grazie a indizi certi (vista e udito) poiché in questo caso i corpi sarebbero stati sepolti solo parzialmente e quindi la situazione non era comparabile con il ritrovamento di travolti localizzati invece con l'ARVA..

Per verificare statisticamente l'efficacia dell'ARVA, abbiamo utilizzato un grafico in cui la distribuzione della durata del seppellimento dei sepolti completi cercati con l'ARVA è stata comparata con quella dei sepolti che sono stati salvati con altri mezzi (cani da valanga, sondaggio, scavo).

Il seppellimento (Tab. 1) per i sepolti con ARVA dura mediamente 35 minuti, mentre in caso di ricerca senza ARVA occorrono 120 minuti. Questa differenza è statisticamente significativa. Confrontando la mortalità tra le persone estratte ma sepolte completamente, troviamo che nel caso di ricerca con ARVA essa è del 66,2% mentre senza ARVA è del 75,9%.

Questa differenza, contrariamente a quanto si possa ritenere, è solo marginalmente significativa. La spiegazione di questa inattesa discrepanza è data dall'andamento della curva della sopravvivenza: la probabilità di sopravvivenza rimane molto alta fino a 15 minuti dopo il seppellimento, successivamente cala rapidamente e raggiunge, già a 35 minuti dal seppellimento, un valore molto più basso e costante.

 

Anche una significativa riduzione della durata del disseppellimento da 120 a 35 minuti non può perciò influire sulla mortalità in misura equivalente. In questa relazione non può essere ignorato che nel 27,1% dei casi la ricerca con l'ARVA non viene effettuata dai compagni, bensì dal soccorso organizzato; in questo caso la durata media di seppellimento da considerare è di 275 minuti e la relativa mortalità è del 97,2% (Tab. 1).

Da questo grafico si vede che solo coloro che hanno una sacca d'aria davanti alle vie respiratorie hanno una buona probabilità di soppravivenza oltre i 35 minuti.

 

 

CONCLUSIONI

L'uso dell'ARVA nella ricerca di persone completamente sepolte accorcia significativamente la durata di seppellimento da 120 a 35 minuti, però riduce la mortalità solo marginalmente, da 76% a 66%: questo perché la durata media di seppellimento, anche nel caso di ricerca con l'ARVA, si trova in quell'intervallo di tempo in cui la probabilità di sopravvivenza dei sepolti è fortemente ridotta.

Numerosi escursionisti devono la loro vita all'ARVA, ma quasi esclusivamente quando esso è stato usato dai compagni che hanno prestato un soccorso immediato (autosoccorso).

Nel caso del soccorso organizzato infatti la ricerca con l'ARVA si rivela quasi sempre un soccorso ad un morto. In questi casi i sepolti hanno sicuramente l'ARVA in funzione, ma risulta evidente che una ricerca immediata da parte dei compagni non è sempre possibile.

I motivi sono molteplici e soggettivamente diversi. Frequentemente gli ostacoli all'autosoccorso possono essere attribuibili a cause esterne che aggravano la situazione successivamente al distacco della valanga (distacco molto vasto, zona inaccessibile, elevato numero di sepolti o assenza di superstiti).

Qualche volta non è possibile effettuare una corretta ricerca in tempi utili e grazie all'intervento dei compagni nonostante il perfetto funzionamento dell'apparecchio, soprattutto per un comportamento irrazionale; ad esempio andare a chiamare il soccorso esterno invece che cercare subito con l'ARVA. Nello stesso tempo una mortalità così alta dipende anche dal fatto che, pur portando con sé l'ARVA, numerosi escursionisti non sono in grado di effettuare la ricerca in tempo utile, aspetto questo indispensabile per una maggiore probabilità di sopravvivenza.

Il buon esito della ricerca con l'ARVA dipende in primo luogo dalle capacità di usare l'apparecchio da parte di chi effettua la ricerca. Con molta semplicità si può affermare che l'efficacia dell'apparecchio dipende dal livello di addestramento di chi svolge la ricerca.

Per questa ragione è importante che tutti coloro che possiedono l'ARVA facciano frequenti esercitazioni per prendere confidenza con l'ARVA, e questo richiede un notevole sforzo organizzativo e di buona volontà. Dopo diversi anni di esperienze nel campo, possiamo dire che la percentuale di escursionisti che non sanno usare l'apparecchio in maniera corretta è molto alta.

Gli aspetti negativi dell'ARVA sono attribuibili sia alla grande capacità tecnica richiesta a colui che svolge la ricerca, sia all'allenamento che si deve effettuare per un suo impiego in modo efficace.

Oggi sappiamo con certezza che la probabilità di sopravvivenza del sepolto da valanga è molto alta nei primi 15 minuti. Tuttavia in questo breve lasso di tempo solo un compagno munito di ARVA - e nel contempo abile ed addestrato - può riuscire con successo nella localizzazione e nel soccorso.

Per queste ragioni, a nostro parere, sarebbe necessario con urgenza un ulteriore miglioramento tecnico dell'ARVA, con l'obiettivo di semplificarne il più possibile l'utilizzo così da accorciare in modo sostanziale il periodo di addestramento, tanto da rendere possibile la sua effettuazione al momento stesso della vendita.

Questa soluzione consentirebbe di avere una maggiore possibilità rispetto a oggi di aumentare le possibilità di soccorso nei primi 15 minuti. Con ciò potrebbe essere dato un sostanziale contributo alla riduzione della mortalità.

Un miglioramento tecnico dell'ARVA - ad esempio ottenere l'esatta indicazione della direzione di ricerca e della distanza dal punto di seppellimento - renderebbe possibile la segnalazione di quando cessare la ricerca e quindi iniziare lo scavo; l'uso dell'apparecchio sarebbe più semplice e il soccorso più efficace.

Il problema - praticamente insolubile - di un addestramento senza lacune di tutti gli escursionisti potrebbe essere ridotto con l'adozione di apparecchi di ricerca di questo tipo. Noi non siamo in grado di valutare se il miglioramento tecnico qui proposto sia possibile. In sostanza invece ci chiediamo se non sarebbe più sensato e realizzabile più velocemente una evoluzione dell'apparecchio di ricerca tale da rendere possibile la ricerca ottica.

Da questo punto di vista il "pallone da valanga" indicherebbe la direzione di una possibile evoluzione. Per incentivare lo sviluppo tecnologico dell'ARVA, nell'interesse degli escursionisti, a nostro parere si dovrebbe considerare la possibilità di sollecitare in merito un qualche istituto di ricerca universitario per lo sviluppo della tecnologia.

Va ricordato che ricerche analoghe furono condotte già negli anni '70 dall'Istituto per l'Elettronica presso l'Università di Graz. In questo caso le organizzazioni che potrebbero fungere da committenti - ad esempio fra quelle che hanno come obiettivo la prevenzione di incidenti in montagna - potrebbero essere ad esempio la CISA/IKAR, la Fondazione Vanni Eigenmann, il Consiglio Austriaco per la Sicurezza Alpina oppure l'Associazione - austriaca o svizzera - per la medicina alpina e di alta quota.

Non vi è alcun dubbio che valga la pena di stimolare simili iniziative sotto ogni aspetto, poiché, come si è naturalmente appreso dalla profilassi, la mortalità dei sepolti in valanga può essere ridotta solo attraverso provvedimenti opportuni che mirino al disseppellimento, provvedimenti cioè che, migliorando l'intervento dei compagni, aumentino le percentuali di soccorsi effettuati entro il primo quarto d'ora.

RICERCA

DURATA DEL SEPPELIMENTO - MORTALITA'

senza ARVA (n=195)
con ARVA (n=133)
Totale

autosoccorso

n=97

Soccorso organizzato

n=36

 

 

 

Durata media del seppelimento

120 min

(50-220)

35min.

(15-90)

20 min

(15-40)

275 min

(90-1440)

Estratti deceduti
144
88
53
35
Mortalità
75,9%
66,2%
54,6%
97,2%

Tabella 1: Durata media di seppellimento e relativa mortalità riferite alle ricerche di travolti, completamente sepolti, sia dotati di ARVA che senza ARVA (in questo caso solo con cane, sonda, pala).